“Poi che son servo del Sole vi parlerò del Sole;
notte non sono, né adoratore delle notti, non parlerò di sogni.
Come messaggero del Sole e suo interprete,
segreti messaggi prenderò da lui e vi porterò la risposta.
E poi che vado come sole, brillerò su rovinati deserti,
fuggirò dai luoghi abitati, parlerò deserte parole.
Assomiglio alla vetta di un albero lontano dalla radice:
pur ristretto in secca corteccia, parlerò di succoso midollo.
Se pur son mela secca son più alto d’un albero;
anche se ebbro e sconvolto, dico parole veraci!
Da quando il mio cuore ha sentito il profumo della polvere della
sua soglia,
ho vergogna anche della polvere sua, non parlo che d’acqua
purissima!
Togliti il velo dal volto, ché il volto hai glorioso!
Non permettere ch’io debba parlarti come sotto ad un velo!
Se hai il cuore di pietra, io son pieno di fuoco qual ferro;
se assumi trasparenza di cristallo, io parlo di calice e vino!
Poi che nato sono dal Sole come il Re Qobad antico,
non sorgerò nella notte, non parlerò di chiaro di luna.”
(Rumi, Poesie mistiche, Rizzoli)
Gialal ad-Din Rumi nacque a Balkh, entro i confini dell’attuale Afghanistan, nel Khorasan storico, il 30 settembre del 1207 dell’era cristiana. La sua nazionalità viene contesa fra afgani, iraniani e turchi, ma poetò in lingua persiana. Era figlio di Baha ad-Din Valad, soprannominato il Sultano dei Sapienti, mistico anch’egli. All’età di cinque anni, in seguito all’invasione mongola operata da Gengis Khan (1220) si rifugiò a Nishapur, in Iran, dove conobbe il grande poeta mistico Farid ad din Attar, il quale gli offrì il Libro dei Segreti e gli predisse una brillante carriera di maestro spirituale. Dopo il pellegrinaggio alla Mecca si stabilì in Turchia.
Il punto che desta maggior attenzione e riflessione nella vita spirituale di Gialal ad-Din Rumi è il misterioso incontro con Shams-i-Tabriz (letteralmente il Sole di Tabriz, nota città iraniana), il suo guru spirituale. Ma chi era questo misterioso personaggio? Perché è definito il Sole di Tabriz?
Numerose sono state le speculazioni fatte dagli studiosi ed anche le leggende sono numerose al suo riguardo. Alcuni lo definiscono un derviscio vagante, simile ai jurodivyi russi, pazzi sacri di indiscutibile fascino. Anche la sua morte è avvolta nel mistero: pare che Shams morì in un tumulto popolare nel 1247. Questo personaggio scomparve nel mistero così come era apparso. La venerazione di Rumi per questo misterioso maestro fu immensa, arrivò quasi a deificarlo, rappresentava per lui il simbolo vivo della persona trascendente di Dio. Rumi definisce Shams il divino sole del mondo, l’amato di tutti gli amanti, che muove tutte le anime e gli spiriti, un sole che possiede tutte le conoscenze, assiso sul trono dei significati profondi. Affermò che solo se il Sole di Tabriz ti tira verso il suo fianco protettore, solo allora, uscito dalla cattività del corpo, potrai ritornare all’orbe celeste.
Nessun libro di filosofia islamica da me conosciuto risolve il simbolismo del sole di Tabriz. Questo dilemma potrebbe continuare a rimanere insoluto per molto tempo se non si facesse ricorso al Corano e alla scienza dei numeri.
Nel Corano la parola Sole appare esattamente in 33 volte:
2:258, 6:78, 6:96, 7:54, 10:5, 12:4, 13:2, 14:33, 16:12, 17:78, 18:17, 18:86, 18:90, 20:130, 21:33, 22:18, 25:45, 27:24, 29:61, 31:29, 35:13, 36:38, 36:40, 39:5, 41:37 (2 volte), 50:39, 55:5, 71:16, 75:9, 76:13, 81:1, 91:1.
Anche la parola Nur (in arabo significa luce, fuoco, giorno, chiarore, incandescenza, ecc…) appare nei seguenti 33 versetti del Corano:
2:17, 2:257, 4:174, 5:15, 5:16, 5:44, 5:46, 6:1, 6:91, 6:122, 7:157, 9:32, 10:5, 13:16, 14:1, 14:5, 24:35, 24:40, 33:43, 35:20, 39:22, 39:69, 42:52, 57:9, 57:12, 57:13, 57:19, 57:28, 61:8, 64:8, 65:11, 66:8, 71:16.
Se sommiamo il numero dei versetti Coranici in cui il fuoco-luce e il sole sono ripetuti abbiamo 66, il numero di Allah.
“Iddio vuole infatti che siate liberi da ogni sozzura, o gente della casa del Profeta, ed Egli vi purificherà di purificazione pura” (33:33)
Abbiamo spiegato nel precedente articolo su “Il numero di Allah, il suo quadrato magico e la purificazione” che il numero 33 partecipa attivamente al processo purificatorio dell’uomo ed in questa sede osserviamo che in virtù della sua collocazione all’interno del Corano il sole, l’elemento fuoco e la luce ne sono implicati ulteriormente.
È fuori discussione che il numero 33 abbia un rapporto diretto col sole. Il calendario islamico lunare di 354 giorni è sfasato rispetto al calendario di 365 giorni da un ciclo di 33 anni e nell’Avesta il genio solare è circondato da 33 divinità.
Il misterioso personaggio denominato “il Sole di Tabriz” nella poesia di Rumi è quindi il Sole fisico, il principale astro del nostro sistema. È dal Sole che Rumi ricevette l’iniziazione spirituale e fu lui il suo diretto maestro. È questo che vuole anche suggerirci la filosofia della luce di Shihaboddin Yahya Sohrawardi, conosciuto come lo Shaykh al Ishraq (lo Sceicco della luce illuminante), il martire di Aleppo.
Inoltre, la nostra addizione evidenzia che per la realizzazione dell’esperienza divina, il rapporto col sole e il domino del fuoco e della luce sono elementi imprescindibili.
La recitazione del rosario islamico è un inno al Sole. Esso è composto di tre serie di trentatré grani che sono in relazione agli addendi della nostra addizione. Nella pratica liturgica il devoto associa ad ogni serie una litania (dikr o mantra). La recitazione di Allah Akbar (Iddio è grande) è ripetuta 34 volte, di Subhana Allah (la Gloria a Dio) è ripetuta 33 volte e di Al-hamdulillah (la Lode ad Allah) è ripetuta 33 volte (riferito da al-Bukhari e Muslim).
Il motivo per il quale la dossologia (Allah Akbar) sia salmodiata 34 volte è collegata al simbolo del Sole. Il Sole appare simbolicamente rappresentato 34 volte nel Corano dalla congiunzione delle due lettere Nun in fin di parola o di verbo (vedasi mio articolo: "Il simbolo del Sole nel Corano e la civiltà della Yoga del Sole"). Straordinariamente interessante è l’analogia che si coglie analizzando la poesia di Dante Alighieri. Il poeta che è sopratutto un grande iniziato, consacra 33 canti della sua Divina Commedia al Purgatorio, 33 al Cielo e 34 all’Inferno.
Ma perché Dante Alighieri e il Corano legano strettamente il numero solare 33 e il numero 34? L’aritmetica dimostra che il 34 oltre ad essere la somma di due numeri della serie infinita di Fibonacci (34=13+21) costituisce assieme al 33 il seguente motivo infinito a schema piramidale:
4² = 1 6
34² = 11 5 6
334² = 111 55 6
3334² = 1111 555 6
"E rammentate quel che si legge nelle vostre case dei segni di Dio e della scienza" (Corano, 33:34)
Adesso analizziamo la parola Sole (in arabo Shams). Essa è composta da tre lettere arabe: Shin= 300; Mim= 40; Sin=60. La gematria ci indica che il totale è pari a 400.
Il diametro del Sole (864,000 miglia) diviso per il diametro della luna (2,160 miglia) = dà proprio 400 e la distanza tra il Sole e la Terra è 400 volte superiore alla distanza che intercorre tra la Terra e la Luna. Ed è da questi rapporti che avvengono le eclissi. Queste non sono coincidenze.
400 è il valore della lettera Ta. Questa lettera ha un grande valore esoterico, specialmente per i sufi, perché è la prima lettera della parola tawhid (l’Unicità divina) che simbolizza il Monoteismo. Simboleggia anche il pentimento che si deve a Dio (Tawba).
Se anteponiamo al Sole l’articolo avremo al-Shams (il Sole). Il suo valore numerico è uguale a 431. Alif=1 Lam=30 Shams=400 31+400=431
431 è il valore numerico di Furqan, uno dei nomi del Corano. Fa=80 la u breve in arabo non ha valore numerico, lo ha solo la u lunga. Ra=200 Qaf=100 Alif=1 Nun=50 80+200+100+1+50=431
Furqan significa letteralmente l’evidenza, la prova, il segno distintivo tra il bene e il male ed è in ragione di tale definizione che è diventato un nome del Corano. L’articolo (al in arabo) lega indissolubilmente il Sole al Corano (Furqan) ed è in virtù di tale legame che si intuisce la natura Solare di questo Libro Divino.
431 è altresì un numero primo, somma di sette numeri primi consecutivi: 47 (numero dell’AUM)+53+59+61+67+71+73.
Questo è sufficiente. Non è necessario apprendere ulteriori dati numerici che la gematria ci metterebbe a disposizione. Il Corano ci ha insegnato che il Sole, il fuoco e la luce possono condurci all’esperienza divina mediante un processo di autopurificazione.
Il Sole svelò a Rumi nel dodicesimo secolo d.C. la fisica degli atomi:
“Io sono un atomo del raggio del sole, Tu sei per me il Sole…
L’Amato risplende come il sole e l’innamorato danza come un atomo.”
(Rumi, Canzone di amore per Dio, Rubai’yat, Gribaudi Editore)
Riporta Eva de Vetrai Meyerovitch grande studiosa di Rumi e traduttrice del “Mathnawi” in francese:
«Ciò che, negli scritti di Rumi, suscita più stupore, riguarda l’atomo. Noi troviamo nel Mathnawi (La quiete dell’assoluto) una teoria della fisica nucleare paragonabile a quella degli anni quaranta del nostro secolo. Essa non ha nulla in comune con la filosofia greca – quella di Democrito, ad esempio – né con la filosofia islamica. Non si sa come spiegare questa conoscenza e questo interesse per l’atomo e la forza nucleare, totalmente sconosciuti, non solamente alla sua epoca, ma anche in quelle successive. Parla di un mondo costituito da atomi che si muovono secondo un movimento perpetuo. Questi atomi sono legati tra loro dalla gravitazione universale. Vale la pena di riportare alcuni versi evocanti la forza nucleare scatenata se la si libera:
“È un Sole nascosto in un atomo: improvvisamente apre la bocca.
I cieli e la terra si sgretolano in polvere davanti questo Sole quando sorge all’improvviso.”
Mathnawi, libro VI, verso 4580»
Ma come può il Sole condurci all’esperienza divina? Omraam Mikhael Aivanhov, erede dell’antica tradizione spirituale bulgaro-russa e grande maestro di Surya-yoga (lo yoga del Sole) ci insegna che il Sole è all’origine di tutte le cose, n’è la causa prima. Il maestro ci spiega che come il Sole fa maturare così bene i frutti degli alberi, che li riempie a poco a poco di zucchero e di profumo fino a renderli squisiti, vuole far maturare anche l’umanità che è ancora un frutto verde, aspro, duro e acido. Il Sole sa che per gli esseri umani occorre maggior tempo che per gli alberi e la frutta ed ha deciso di avere pazienza. Sa che anche scaldando un criminale, questi finirà un bel giorno per essere così stanco e disgustato di se stesso che si abbandonerà al Sole. Il Sole non abbandona gli uomini perché sa che se li abbandonasse la loro evoluzione sarebbe impossibile.
Ma perché lo yoga del Sole? Omraam Aivanhov ce lo spiega così:
«Questo yoga era già noto in passato, i Greci lo conoscevano, gli Egizi lo praticavano, come pure i Persiani, gli Atzechi, I Maya, i Tibetani… Ora è stato abbandonato soprattutto in Occidente. Lo yoga del Sole riunisce e racchiude gli altri yoga. È il Sole che ha insegnato i vari yoga all’umanità perché lui stesso pratica lo yoga. Basta osservarlo per rendersene conto. In India esistono molte scuole di yoga con denominazioni differenti. Il Karma-yoga, è lo yoga dell’azione disinteressata; il praticante dona, dona senza attendersi nessuna ricompensa. Gli iniziati hanno scoperto il Karma-yoga proprio osservando che il Sole dona tutto gratuitamente e fa germogliare e creare tutto, nutre il mondo intero e trova felicità nella sua generosità. Ora spetta a noi praticare nella stessa misura questo grande e straordinario yoga, il Karma-yoga.
Il Sole pratica anche lo Jnani-yoga, lo yoga della conoscenza. Egli guarda, osserva, conosce tutto; nulla gli è celato, perché manda i suoi raggi ovunque illuminando tutto ciò che esiste, proprio come la luce di un faro straordinario che brilla da 150 milioni di chilometri di distanza e ci osserva. Egli si dedica al Bhakti-yoga, lo yoga dell’amore e della devozione, poiché è adorando il Suo Creatore che svolge bene il proprio compito. Il Sole è in un continuo stato di tale adorazione e di tale effervescenza, che il suo amore, la sua luce e tutta la sua riconoscenza per l’Eterno non possono fare altro che espandersi attraverso lo spazio e giungere fino a noi. Per quanto concerne il Kriya-yoga, lo yoga della luce, chi lo potrebbe praticare meglio del Sole? Luminoso e irradiante, Il Sole non fa che proiettare luce intorno a sé! E poiché ha ottenuto il massimo successo, è diventato maestro in questo yoga e occorre andare da lui per impararlo.
E l’Agni-yoga, lo yoga del fuoco? Il Sole stesso è fuoco e lo distribuisce a tutti coloro che lo vogliono per accendere il proprio cuore, la propria candela. Egli è la perfetta personificazione dell’Agni-yoga.
E che dire riguardo allo Chabda-yoga, se non che il Sole è il Verbo? Ciò che ancora non si è compreso è che canta; sì, canta, parla, insegna, ma non si è ancora riusciti a sentirlo. Solo da qualche tempo alcuni scienziati si sforzano di decifrare le onde sonore che emana; con i loro apparecchi hanno già captato certi suoni, ma non sono ancora riusciti a interpretarli…
Sì, c’è una musica che viene dal Sole, la più bella di tutte; il sole parla, canta, crea… Verrà il giorno in cui gli scienziati potranno registrare la sua musica e quella dei pianeti…
Mi chiederete se il Sole pratica lo Hatha-yoga. Sembra infatti che abbia trascurato questo yoga e che abbia lasciato agli uomini la pena di curvarsi, di contorcersi, di piegarsi… Tuttavia, si dice che il Sole sorge e tramonta.. Non lo fa rapidamente, non ha fretta, ma si tratta lo stesso di piccoli esercizi di Hatha-yoga.»
(Omraam Mikhael Aivanhov, Lo yoga del Sole, Edizioni Prosveta)
Certamente si può solamente pregare per unirsi a Dio. Colla preghiera si possono ottenere gli stessi risultati dello yoga. Ma se si prega respirando l’aria, il prana, e ci si espone ai raggi del Sole, si realizza l’unione con Dio non soltanto intellettualmente, cioè col pensiero, ma anche fisicamente grazie all’aria pura e alla luce, allora la preghiera sarà più completa. Non dimentichiamo che i 33 nur (luce, fuoco) del Corano sono termini di purificazione. Attraverso il Sole si lavora con Dio stesso.
Rumi prese come modello il Sole e ne ricevette da lui l’iniziazione. Praticò lo yoga del Sole per il resto della sua vita…
“Compi la preghiera al declinare del Sole fino al primo oscurarsi della notte, e compi la recitazione dell’alba, che alla recitazione dell’alba assistono gli angeli” (Corano, 17:78)
“Canta le lodi del Tuo Signore prima del sorger del Sole e prima del tramonto, e nell’ore delle notte lodalo ancora” (Corano, 20:130)
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