General Electric ha fatto trapelare la notizia secondo cui con ogni probabilità potrebbe essere riattivata la centrale nucleare di Caorso, tra quelle previste dal governo. Il sindaco replica: tutto falso.
Sui siti dove troveranno spazio le nuove centrali nucleare previste dal governo Berlusconi le voci ormai si rincorrono. L'ultima, fatta trapelare da General Electric, vorrebbe la riattivazione della centrale di Caorso (Piacenza) in fase di dismissione. Pronta la replica del sindaco: "Nessuno ha contattato me e i miei cittadini su questa ipotesi e quindi non si capisce come fanno a sapere che la popolazione è d'accordo" ha risposta a CnrMedia. "Siamo in una fase di dismissione e dire che potrebbe essere sospesa per far ripartire la vecchia centrale, è scorretto e non veritiero- dice Callori- noi abbiamo lottato per poter arrivare a questa fase di dismissione dell'impianto, con l'allontanamento di tutte le barre di uranio; dire che ora questo processo si ferma è errato". Intanto alla Camera l'Idv ha presentato un emendamento per "chiedere ed ottenere il parere favorevole delle parti interessate, prima di tutto i cittadini delle Regioni nelle quali volete insediare gli impianti nucleari". L'esecutivo pensa alla "militarizzazione dei siti", afferma Borghesi: "Come si concilia questo fatto con le prese di posizione di alcuni neopresidenti di regione che non si sono opposti all'idea di avere impianti nucleari, ma che poi fanno come il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il quale ha dichiarato che nel Veneto non si fara' mai il nucleare".
fonte : www.aamterranuova.it
Spero che la centrale di Caorso non venga riattivata, anche se, è triste da dire, non farebbe alcuna differenza. Lungo il confine con la Francia ci sono alcune centrali a pieno regime che tra l'altro forniscono energia anche a noi. Avere un impianto nucleare a 20 30 0 1000 chilometri da casa non fa alcuna differenza. Ancora una volta hanno preso decisioni senza interpellare nessuno e nessuno sembra opporsi davvero, per cui credo che, come al solito nel nostro paese, ce le terremo lamentandoci in continuazione ma ce le terremo.
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