venerdì 4 giugno 2010

Inadeguata la classificazione antisismica

Franco Ortolani*, Angelo Spizuoco**

GLI ESPERTI. Subito dopo il sisma del 6 aprile 2009 che devastò L’Aquila e dintorni effettuammo ricerche multidisciplinari sul campo al fine di verificare le reali cause dei notevoli danni che avevano distrutto molti edifici.

Subito dopo il sisma del 6 aprile 2009 che devastò L’Aquila e dintorni effettuammo ricerche multidisciplinari sul campo al fine di verificare le reali cause dei notevoli danni che avevano distrutto molti edifici. Prima di tutto riscontrammo che L’Aquila era classificata come area a media sismicità e non come elevata sismicità (cioè la massima sismicità prevista dalla legge italiana). Gli edifici costruiti dopo l’introduzione di tale classificazione sismica, pertanto, erano strutturati per sopportare sollecitazioni sismiche inferiori a quelle a cui realmente sono state sottoposte dalla scossa principale.

Che la classificazione sismica fosse errata era dimostrato dal fatto che in varie pubblicazioni di ricercatori dell’Ingv, delle Università di Chieti-Pescara, di Roma e di Camerino veniva sottolineata l’intensa e seria attività sismica che aveva interessato le zone epicentrali dell’area aquilana nei secoli scorsi, evidenziata anche da effetti geologici di superficie.

La logica conseguenza sarebbe stata quella di classificare L’Aquila in zona di elevata (massima sismicità) prevista dalla legge italiana. I rilievi diretti hanno consentito di individuare, per la prima volta, gli effetti devastanti sugli edifici causati da sollecitazioni sismiche che hanno determinato violente sollecitazioni oblique (convergenti) rispetto alla superficie del suolo (non previste dall’attuale legge antisismica nazionale ed europea) il cui effetto amplificante ha prodotto l’istantaneo tranciamento in testa ai pilastri del primo ordine di vari edifici in calcestruzzo armato prima ancora che si avesse la possibilità di innesco del classico moto oscillatorio che si registra in occasione dei sismi.

Errori di classificazione sismica esistevano ancora in parti della Puglia tra il Gargano e la valle del fiume Ofanto, nella Calabria silana e nella Sicilia orientale e centrale. Questi risultati sono stati illustrati nel Convegno Scientifico nazionale tenutosi all’inizio di giugno 2009 all’Università di Chieti-Pescara. L’accentramento delle ricerche in settori di vasto interesse quali la sismicità, il vulcanismo, i maremoti ecc. presso strutture “controllate centralmente” (Ingv, Protezione Civile) di fatto impedisce un sano e costruttivo confronto scientifico e può determinare errori di vario tipo a scapito della sicurezza dei cittadini.


*Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II

**Centro Studi Strutture Geologia Geotecnica, S. Vitaliano (Na)

fonte: Terra

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