di Giorgia Fattinnanzi
Landini (Fiom-Cgil) conclude la manifestazione: “non siamo sudditi difendiamo dignità, diritti e democrazia”. Di Cesare: “Se muore il capoluogo muore l’Abruzzo” L’AQUILA - Il corteo si muove lentamente. Sono più di ventimila che sfilano in questa città dove le macerie sono il segno lasciato dal terremoto in quel terribile giorno.
Sono, anche la testimonianza che Berlusconi, il governo, Bertolaso, finita l’epoca della propaganda a buon mercato diffusa a piene mani dalla televisione pubblica hanno abbandonato questa città e le popolazioni dell’Abruzzo. La manifestazione regionale indetta dalla Cgil nel quadro dello sciopero generale rappresenta uno dei momenti più significativi della lotta che stanno portando avanti i cittadini sia in Abruzzo, nel capoluogo che a Roma, con le iniziative del Comune. Questo dice il corteo, questo dicono striscioni, cartelli, la popolazione che non si rassegna, che torna in campo. “ Se muore l’Aquila- dicono le voci del corteo- muore l’Abruzzo”. Un corteo e una manifestazione che non dimentica le vittime della tragedia che dicono inmolti si poteva evitare. Si passa davanti alla Casa dello Studente. Ogni striscione si ferma per un momento , un attimo di raccoglimento per ricordare gli otto giovani morti. Macerie a vista d’occhio, rovine di case e monumenti, ma anche macerie economiche come sottolinea il segretario regionale della Cgil, Gianni Di Cesare, nel corso del comizio che conclude la manifestazione con l’intervento del segretario generale della Fiom, Landini.
Da Pomigliano all’Aquila, dalla vicenda della Fiat, a quella dell’’Aquila. C’è un filo rosso che lega la cittadina campana e il capoluogo abruzzese, le tute blu del Giambattista Vico e il popolo abruzzese:orgoglio e dignità. Gli aquilani non vogliono essere assistiti , vogliono che torni il lavoro. E’ un loro diritto. Così per i metalmeccanici che chiedono il rispetto dei diritti garantiti da contratti, leggi, dalla Costituzione, che non accettano l’immondo baratto fra lavoro non garantito fra l’altro e diritti”. Di Cesare da il quadro della situazione. La ricostruzione è lontana, se mai poi sarà e noi ci battiamo perché ci sia, perché si volti pagina, scompaiano queste le macerie. Stiamo vivendo la peggiore crisi dal dopoguerra ad oggi- attacca il segretario regionale della Cgil- con il governo che vuole attuare una manovra che iniqua, che non punta alla ripresa, tagli indiscriminati che colpiscono le fasce più deboli, mettono a rischio servizi essenziali. Per l’Aquila chiediamo al governo e alla Regione una tassa di scopo, per far ripartire la città, farla vivere nel rispetto della sua storia, restituire l’identità al capoluogo a tutta la nostra regione. Sono stati persi fino ad oggi 30 mila posti di lavoro, nei primi cinque mesi dell’anno siamo già a tredici milioni di ora di cassa integrazione di cui ben sette milioni di cig straordinaria. Vuol dire- sottolinea Di Cesare- che fra poco tempo i lavoratori rimarranno disoccupati, le aziende chiuderanno. Ci sono migliaia di cittadini che vivono ancora in alberghi, in appartamenti affittati qua e là. Non vogliamo elemosina –conclude- ma lavoro.
Alla dignità e ai diritti di tutti si richiama il Segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ringraziando i lavoratori della Fiat di Pomigliano e i pensionati dell’Aquila. “La ricostruzione de L’Aquila – aggiunge Landini - è un problema che riguarda tutto il Paese. Girare per questa città è un pugno allo stomaco, perché tutto è rimasto come prima. C’è qualcuno che ci vorrebbe vedere come dei sudditi, ma noi non abbiamo nessuna intenzione di accettare.”
“Da tutte le piazze – ha aggiunto ancora l’esponente sindacale - che oggi ospitano lo sciopero generale della Cgil sale la richiesta di difendere dignità, diritti e democrazia. Una battaglia che la Fiom e la Cgil sono intenzionate a portare avanti con determinazione. Se passasse l’idea che, per fare investimenti in Italia, vadano cancellati i diritti, le leggi e la Costituzione, ci si troverebbe di fronte a un inaccettabile imbarbarimento delle relazioni sociali nel nostro Paese.”
E poi Landini ha aggiunto “La Fiom e la Cgil non sono isolate”. “Hanno al loro fianco – conclude - i lavoratori e i pensionati. La battaglia che ci attende punta alla difesa del Contratto nazionale che il Governo tenta di smantellare sia nel settore pubblico che in quello privato, mettendo i lavoratori gli uni contro gli altri. La Fiom e la Cgil continueranno a lavorare per difendere i diritti, la dignità e la democrazia a per aprire una nuova fase.”
fonte: http;//www.dazebao.org/
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