EMERGENZA. Potrebbero essere 100mila i barili che ogni giorno avvelenano il golfo del Messico. Per il democratico Markey, la compagnia «ha mentito o è stata grossolanamente incompetente sulle stime».
I barili immessi nel golfo del Messico potrebbero essere oltre 100mila al giorno. Ad alimentare la guerra di stime della catastrofe ambientale, questa volta è il democratico Ed Markey, autore della bozza della legge sul clima, intervenuto durante la trasmissione Political Capital With Al Hunt. «Bp ha evidentemente mentito o è stata grossolamente incompetente nel stimare la fuoriuscita», ha dichiarato Markey basandosi su un documento interno di Bp che però la compagnia ha definito «irrilevante».
Ma i problemi per la Bp sono solo iniziati: secondo l’operaio Tyrone Benton, sopravvissuto all’incidente, la compagnia sapeva che c’erano falle nel sistema di sicurezza della piattaforma Deepwater Horizon già settimane prima che questa esplodesse, causando la disastrosa marea nera nel Golfo del Messico.
Benton ha anche aggiunto che la responsabilità della manutenzione dell’attrezzatura era della compagnia proprietaria della piattaforma, la Transocean, la quale però ha replicato di aver testato con successo quel sistema prima del disastro. Il dispositivo in questione, progettato per impedire le fughe di gas, è il “Blowout preventer” (Bop), ed è il più critico dell’intera piattaforma, perché in grado di tagliare e bloccare il flusso di petrolio dalla condotta principale. Il Bop è stato progettato per prevenire disastri proprio come quello accaduto il 20 aprile.
Le spese per le mere operazioni, escluse quindi le compensazioni per i danni, sono salite a 2miliardi di dollari. Secondo gli esperti i 20miliardi del fondo speciale sovrainteso dalla commissione Feinberg potrebbero però essere insufficienti. Secondo alcuni ne servirebbero almeno 50 per altri i danni sono da stimare nell’ordine delle centinai di miliardi sul lungo periodo.
Intanto i legali di Bp per racimolare più liquidi potrebbero anche considerare di coinvolgere Anadarko, una compagnia estrattiva con sede in Texas che detiene il 25% del progetto Deepwater Horizon, e Mitsui, un’importante firma di trading giapponese che, attraverso una consociata, detiene il 10%. D’accordo anche Markey. «Le due compagnie non possono fuggire dalle loro responsabilità - ha dichiarato il congressman-. Entrambe devono contribuire a qualsiasi fondo verrà costituito per ripagare la ricostruzione». Al momento 100 kilometri di coste tra Louisiana, Alabama e Missouri sono state contaminate dalla macchia bituminosa.
Intanto, a Washington un esercito di lobbisti e consulenti sta per essere arruolato per far fronte alla peggior crisi che Big Oil, l’industria petrolifera, abbia mai affrontato. Con l’intensificarsi delle udienze e della rabbia e dei conti da pagare, l’industria petrolifera ha preferito correre ai ripari. Grandi nomi ovviamente per Bp che ha assunto Tony Podesta, capo della più potente firma di lobbisti di Washington e Anne Womack-Kolton, segretaria dell’ex vice presidente Usa, il “Petroliere” Dick Cheney.
fonte: http://www.terranews.it/
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