Per chi si occupa da anni di ecomafie e traffici internazionali di rifiuti pericolosi la Nigeria rappresenta uno dei punti partenza per capire il fenomeno. La vicenda delle cosiddette navi dei veleni (la Karin B, la Jolly Rosso, la Deep Sea Carrier e soprattutto la Zanoobia) emersero proprio in Nigeria, con la scoperta della discarica di Koko nella seconda metà degli anni ’80.
Oggi la notizia che ancora di Nigeria si parla. Anzi, che la Nigeria è tornata ad essere uno dei terminali dei traffici internazionali. Una vera e propria organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) realizzato tra la Provincia di Torino e la Nigeria è stata scoperta dagli agenti del Corpo forestale dello Stato nell’ambito dell’ “Operazione Freon”. L’operazione ha preso il nome dal gas presente in rifiuti speciali pericolosi quali frigoriferi e congelatori dismessi che, insieme a ingenti quantitativi di elettrodomestici, apparecchiature elettroniche e parti di veicoli, venivano stipati a Torino in container da nave pronti per essere trasportati dal porto di Genova fino in Nigeria. I carichi certificati nelle bolle di accompagnamento come “masserizie” venivano inviati a Genova per essere imbarcati e inviati nel paese africano.
Questo il risultato di 6 mesi di indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Torino, e condotte dai Forestali del Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) di Torino, e che hanno portato al sequestro di centinaia di tonnellate di rifiuti e all’iscrizione sul registro degli indagati di 14 persone tra rifornitori, trasportatori e gestori dei rifiuti, tutti di nazionalità italiana o nigeriana ma residenti nella provincia del capoluogo piemontese. Traffico illecito di rifiuti e violazioni della Convenzione di Basilea sui movimenti internazionali e sull’eliminazione di rifiuti pericolosi: ad oggi sono questi i capi d’accusa formulati.
I rifiuti venivano forniti prevalentemente da uno stabilimento di Beinasco (TO) e da centri di raccolta del pinerolese, venivano poi trasportati a Torino e depositati su un’area di diverse migliaia di metri quadri, ora posta sotto sequestro.
Si stima che il traffico abbia generato un volume di affari di oltre 500.000 euro l’anno considerando anche il conseguente risparmio dei costi necessari per lo smaltimento regolare dei rifiuti.
A distanza di più di vent’anni la storia sembra ripetersi con navi che partono dal porto di Genova e trasportano nel già devastato Paese africano le scorie della nostra civilità.
nella foto un’immagine d’epoca della discarica di Koko
fonte : www.gliitaliani.it.
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