giovedì 15 luglio 2010

Afghanistan, night letters per "ragazze ribelli"


Human Rights Watch denuncia le trattative governo-insorti: nessuno garantisce diritti e incolumità delle donne

"Il governo afgano e le forze internazionali hanno ignorato la necessità di proteggere le donne e non hanno garantito che i loro diritti saranno inclusi nelle potenziali trattative con i talebani".
A un anno di distanza dal varo della legge che nega pari diritti alle donne, Human Rights Watch Asia torna sull'argomento con un rapporto che denuncia le trattative tra governo Karzai e insorti e rivela la condizione femminile nelle aree controllate da questi ultimi o dove la loro presenza è comunque capillare.

Il documento "The “Ten-Dollar Talib” and Women’s Rights" fa riferimento alla convinzione diffusa negli ambienti di governo e della coalizione secondo cui sarebbe possibile "comprare" la maggior parte dei talebani in quanto sprovvisti di una vera e propria ideologia fondamentalista.

Le testimonianze raccolte rivelano invece un peggioramento della condizione femminile nelle zone controllate da talebani e Hezb-i-Islami (Gulbuddin) a partire dal 2005, anno in cui gli insorti hanno ripreso l'iniziativa.
L'organizzazione statunitense dà particolarmente enfasi alle "lettere notturne", biglietti intimidatori lasciati sulla porta di casa delle vittime o all'ingresso di una moschea.

Ecco alcuni esempi riportati dal documento

"A nome dei servitori dell'Islam ti ammoniamo di smettere di lavorare con gli infedeli. Noi sappiamo sempre quando stai lavorando. Se continui, sarai considerata una nemica dell'Islam e sarai uccisa. Ieri abbiamo ucciso Hossai, che era nella nostra lista, il tuo nome e quelli di altre donne sono inseriti nella stessa".

Hossai era una giovane lavoratrice di un'organizzazione umanitaria uccisa il 13 aprile 2010. Nelle settimane precedenti aveva ricevuto telefonate minatorie da qualcuno che si definiva "talebano" e che le imponeva di lasciare il lavoro.

Fatima K ha ricevuto questa lettera a febbraio 2010:
"Noi talebani ti avvisiamo di smettere di lavorare, in caso contrario prenderemo la tua vita. Ti ammazzeremo in maniera così brutale che nessuna donna è mai stata uccisa così. Sarà una buona lezione per le donne che come te lavorano. I soldi che ricevi sono 'haram' (proibite, ndr) e arrivano dagli infedeli. A te la scelta".

Questa è una lettera recapitata a molte abitazioni nella provincia di Kapisa a fine 2009:
"A tutte le ragazze che vivono nel distretto 1 di Kohistan e soprattutto a quelle che telefonano alle emittenti radiofoniche, presentandosi e chiedendo di trasmettere canzoni. D'ora in poi sono seriamente ammonite affinché non chiamino nessuna radio locale o internazionale. Se qualcuno lo fa ancora, in particolare una ragazza, dovrà affrontare serie conseguenze: o sarà decapitate o le sarà gettato dell'acido in faccia.
Da: Gruppo di Fratellanza Islamica."

Asma A., insegnante in una scuola femminile di una provincia meridionale, ha ricevuto una lettera di cui il seguente è un estratto:
"Ti comunichiamo che devi lasciare il tuo lavoro come insegnante il prima possibile, altrimenti decapiteremo i tuoi bambini e daremo fuoco a tua figlia."

Gabriele Battaglia

PeaceReporter

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