Un blogger americano prova che la società petrolifera ha “taroccato” maldestramente una foto del suo “Centro crisi” di Huston. Volevano infondere sicurezza, si sono invece dimostrati dei dilettanti del fotoritocco.
Da quando è cominciata la “crisi nel Golfo” del Messico, a seguito dell’incidente avvenuto sulla piattaforma petrolifera della British Petroleum, ed il conseguente disastro ambientale dovuto alle svariate tonnellate di petrolio che si sono riversate in questo lungo periodo di tempo nel mare, proprio davanti alla costa sud-orientale degli Stati Uniti, la multinazionale inglese ha cercato di infondere nell’opinione pubblica, sostanzialmente, due messaggi. Il primo, teso a tranquillizzare, con l’annuncio di sempre nuove soluzione tecnologiche a disposizione per cercare di risolvere il problema, nonostante una sfilza di incredibili fallimenti si siano rapidamente susseguiti. Il secondo, invece, più legato alla comunicazione e alle relazioni con l’esterno, volto a dimostrare che la società britannica, il suo management ed i suoi tecnici stessero lavorando davvero sodo per trovare una soluzione definitiva. Famose sono diventate le foto del “Centro crisi” di Houston rilasciate della stessa BP, con lo scopo di dare l’impressione di quanto fosse serio ed importante l’impegno profuso e le capacità tecnologiche – degne di quelle del Pentagono o della Nasa – attivate per affrontare responsabilmente la devastante fuoriuscita di combustibile.
QUELLE FOTO SONO STATE TAROCCATE - Una sincera strategia comunicativa o, invece, una conscia disinformazione tesa a minimizzare i pericoli ed attenuare le pressioni del governo americano e della stessa opinione pubblica? Il dubbio è venuto ad un blogger americano, John Aravosis di Americablog che ha scoperto qualche prova molto convincente circa la “manipolazione” delle foto fornite dal “Centro crisi” della BP. “Una manipolazione digitale fatta – sostiene Aravosis – col noto software di editing fotografico, Photoshop”. Aravosis ha zoomato su sette diverse sezioni della foto originale fornita dalla BP, ed in ognuna di questa è stata riscontata una palese manipolazione. (Qui le trovate tutte e sette). Insomma, la foto è stata “ritoccata”, un po’ come si fa con i fianchi o il seno di certe modelle ed attrici non troppo procaci. Nell’immagine accanto, l’operatore e le immagini sullo schermo sono state in modo pacchiano “incollate”. Un fotomontaggio, quindi nemmeno tanto ben riuscito. Aravosis scrive: “Un lettore più attento del mio blog notò che le “meta-informazioni” (le informazioni contenute nelle immagini, leggibili con appositi programmi, oppure con un editor di testi) della foto riportavano come data di creazione l’anno 2001 e non il 16 luglio 2010 come ha affermato sul suo stesso sito la BP”. Insomma, secondo il blogger americano, BP ha preso una foto dal 2001, l’ha manipolata per farla sembrare il suo “Centro di comando” – nel luglio del 2010 – e ci ha incollato sopra le immagini della perdita del petrolio (lo schermo sullo sfondo). Le foto, guarda caso, sono state poi rimosse dal sito web della British Petroleum.
SE N’È ACCORTO PURE IL WP - Steven Mufson reporter dell’autorevole quotidiano della capitale Usa, ha ripreso la storia proprio da quel punto. “Scott Dean – scrive Mufson – un portavoce di BP, ha detto che non c’era nulla di “sinistro” in quelle foto. La modifica era dovuta ad un’alterazione dell’originale (per BP del luglio 2010). Un fotografo che lavora per la società ha inserito le tre immagini nei punti in cui gli schermi video erano vuoti. Normalmente usiamo Photoshop solo per le finalità tipiche della correzione del colore e del ritaglio. In questo caso sono state copiate e incollate tre immagini nella foto originale sui tre schermi che non erano in quel momento accesi”. Un po’come in quel vecchio spot pubblicitario di un noto televisore: “Potevamo stupirvi con effetti speciali”… Ricordate? Secondo Aravosis, tuttavia, “un fotografo professionista non farebbe mai errori così maldestri. E poi nell’immagine sono state incollate pure delle persone” (gli operatori). Il blogger, a questo punto, ci scherza sopra. “Se si manipola un’immagine del proprio Centro crisi, si può tranquillamente manipolare tutta la stessa crisi”. Già, magari con una foto in cui si dimostra che il petrolio non esce più dal fondale, oppure con un’altra dove si mostrano dei delfini, delle balene azzurre o delle tartarughe marine nuotare, tutti insieme, allegramente nella marea nera! Con Photoshop tutto è possibile, persino far ricrescere i capelli a Berlusconi, come ben sappiamo. Di certo, anche questo “particolare” ha dato un altro duro colpo alla credibilità di BP. Quando si dice che l’immagine è tutto.
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Non arriveremo mai da nessuna parte se continuiamo in questo modo.
RispondiEliminaps.
Complimenti per il blog. :)
Benvenuto nel blog, Fulgidus!
RispondiEliminaSono d'accordo, siamo al palo!
In un mondo virtuale, costruito e basato su grandi menzogne, la verità diventa un'arma che il potere non si può permettere.
Ormai è talmente normale per "loro" questa manipolazione che lo fanno con tutto, quasi un riflesso automatico...un istinto.
Nello specifico però, l'inganno è davvero un beffa, un tentativo penoso di coprire una realtà allucinante.
Ingannarci descrivendoci un mondo che non esiste già più, come se cantarci una canzone piacevole potesse in qualche modo renderci quel che ci hanno tolto.
Che tristezza!
Buona vita
Namastè
E' periodo di agrumi... Si sono dati ai tarocchi.
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