LIVORNO. Il direttore generale della Bp, Tony Hayward, starebbe negoziando la sua munifica buonuscita dalla multinazionale, travolto finalmente dalla marea nera e dall'ecocidio nel golfo che ha cercato prima di minimizzare e poi di nascondere, gestendolo comunque sempre in maniera cialtronesca ed arrogante. Secondo la Bbc le dimissioni ufficiali sono imminenti, il Telegraph spiega che la partenza di Hayward verrà probabilmente annunciata ufficialmente prima della pubblicazione dei risultati trimestrali della Bp prevista per martedì.
La Bp ha messo non poco in imbarazzo il premier conservatore britannico David Cameron durante la sua prima visita ufficiale a Washington, sia perché la multinazionale britannica è ritenuta responsabile della marea nera nel Golfo, sia per il ruolo che il petrolio e gli interessi della Bp avrebbero giocato nella liberazione di Abdel Baset al-Megrahi, uno dei terroristi libici accusati di aver compiuto l'attentato di Lockerbie nel 1988 contro un aereo Usa della Pan Am che fece 278 morti. Cameron la settimana scorsa ha cercato di allontanare ogni sospetto: «La Bp è una società altrettanto importante sia per l'economia britanniche che per quella americana. Rappresenta migliaia di posti di lavoro sulle due coste dell'Atlantico. Per questo, è nell'interesse dei nostri due Paesi, come abbiamo convenuto, che questa società in futuro rimanga stabile».
Poi aveva annunciato di aver chiesto un esame dei documenti governativi sulla liberazione dell'autore dell'attentato di Lockerbie per determinare se pubblicare altre informazioni, dicendo che la liberazione era stata decisa dalle autorità scozzesi, non dal governo nazionale e che comunque aveva chiesto l'avvio di un'inchiesta.
La Bp è nella bufera dopo aver ammesso di aver fatto pressioni sul governo di Londra per la firma di un accordo di trasferimento di prigionieri con la Libia per sbloccare un accordo da 900 milioni di dollari stipulato nel 2007, ma il colonnello Gheddafi se ne frega evidentemente delle prudenti indagini di Cameron e delle assicurazioni date ad Obama e, forse per dare l'ennesimo schiaffo a tutti e due, ha voluto premiare la Bp annunciando che i contratti promessi alla multinazionale britannica sono pronti: la Bp potrà trivellare subito 5 pozzi offshore nel Golfo della Sirte, a profondità superiori a quelle della Deeopwater Horizon, la piattaforma petrolifera saltata in aria il 20 aprile nel golfo del Messico che con il suo affondamento ha causato la più grande catastrofe ambientale della storia degli Usa.
La cosa ha fatto molto preoccupare diversi giornali e politici italiani, allarmati dal fatto che le trivellazioni avverranno a "soli" 500 km dalle coste italiane ed in pieno Mediterraneo, moltiplicando il pericolo di un nuovo "Golfo del Messico" in un mare chiuso, che una tragedia come quella della Deepwater Horizon coprirebbe di petrolio. Tutto vero, ma è singolare che tra chi grida oggi al pericolo ed alla svendita della nostra sicurezza ad un dittatore amico di terroristi, ci siano anche quei giornali e quei politici di centro-destra che sostengono la necessità di consegnare agli aguzzini libici i migranti che tentano di arrivare sulle nostre coste e soprattutto coloro che prima hanno minimizzato gli allarmi lanciati da Legambiente sulle trivellazioni petrolifere offshore nei mari italiani, parlando di "necessità nazionale" e di competitività, e poi si sono sperticati in lodi verso il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo quando ha annunciato che non si potranno trivellare pozzi petroliferi entro 5 miglia dalla costa (esattamente la linea sulla quale si attesta la grande maggioranza delle richieste di concessione) e a 12 miglia dalle aree marine protette (alcune da istituire e in corso di istituzione e che potrebbero sparire sotto i tagli del 50% ai parchi previsto dalla Finanziaria tremontiana), in zone delicatissime come l'Arcipelago Toscano, le Egadi, Pantelleria, le Tremiti, la Sardegna e le coste abruzzesi.
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