sabato 24 luglio 2010

Legge Basaglia, il dito e la luna


di Loredana Biffo

Quando la diversità fa paura, la normalità uccide. A tutti coloro che sostengono la necessità di un superamento della 180, sarebbe necessario ricordare che la legge, ha avuto in primis, lo scopo di tutelare l'inviolabilità della persona da parte di eventuali concezioni autoritarie dello Stato, nel rispetto della persona, anche qualora sussistano ragioni di sicurezza, che mai devono giustificare il controllo capillare sugli individui, e non di meno di metter fine a quella mostruosa degenerazione dell'umano, tanto ben rappresentata dai manicomi.
A tal proposito, non certo superfluo ricordare il recentissimo caso di Franco Mastrogiovanni, che il 4 agosto 2009, morto a causa di aberranti maltrattamenti avvenuti durante un Tso (trattamento sanitario obbligatorio). Il comitato ferite giustizia per Franco ha reso pubblico un video (andato in onda anche su "Mi manda Rai 3" di una ventina di minuti circa, che riprende l'agonia e la morte di Mastrogiovanni, sono le ottanta ore dal 31 luglio al 4 agosto 2009, tempo in cui Franco stato ospite del reparto psichiatrico dell'ospedale San Luca di Vallo della Lucania in provincia di Salerno.
Ma andiamo con ordine: Franco, contrariamente a quanto si potrebbe presumere, non era un disabile psichico (ammesso che lo fosse stato non cambia la sostanza della gravità dell'accaduto), ma una persona tranquilla e insegnate di scuola elementare molto apprezzato e benvoluto. Purtroppo per etichettato come anarchico, a causa di un episodio che anni prima ha segnato il suo destino di diverso
Il 7 luglio 1972 Franco Mastrogiovanni si trovava sul lungomare di Salerno insieme a Giovanni Marini e Gennaro Scariati, i quali erano perseguitati da giorni da alcuni fascisti che tentavano in vari modi di provocare Marini al fine di avere un alibi per aggredirlo. Perché Marini, da un po' di tempo svolgeva indagini su uno strano incidente avvenuto due anni prima, quando un tir sulla Roma Napoli aveva investito procedendo a fari spenti l'auto di cinque giovani anarchici calabresi, uccidendoli proprio mentre si stavano recando a Roma a consegnare ad alcuni compagni della capitale i risultati di una loro inchiesta sulle stragi fasciste, in particolare sul deragliamento del Treno del Sole Palermo Milano del 22 luglio del 1970.
Pare che Giovanni Marini avesse scoperto che alla guida dell'autotreno si trovasse un camionista con simpatie fasciste, e così iniziarono a nascere i primi dubbi sulla casualità dell'episodio. Quando i tre si incontrarono con due giovani aderenti all' Msi, Carlo Falvella e Giovanni Alfinito, Falvella si scaglia contro Mastrogiovanni che, venne colpito a un ginocchio e svenne. Marini disarmò il fascista, che però lo colpì con lo stesso coltello con cui l'aveva aggredito e lo uccise.
Questa vicenda giudiziaria di Marini, al tempo era molto conosciuta, e sollevò molte voci di protesta, nel mondo dello spettacolo, in particolare, Franca Rame si adoperò per denunciarne le condizioni disumane della carcerazione.
Il nostro, Franco Mastrogiovanni, fu invece immediatamente assolto da ogni accusa.
Ma da quel giorno, fu etichettato come anarchico, e iniziarono contro di lui minacce e intimidazioni da parte di fascisti, e non dimeno da parte delle forze dell'ordine, che presero a seguire passo a passo tutti i suoi spostamenti, diramando direttive interne in cui si raccomandava la sorveglianza del pericoloso anarchico.

Fino al suo arresto nel 1999, dopo che aveva mandato a quel paese un carabiniere con il quale aveva avuto una discussione per via di una multa.
Mastrogiovanni venne portato in commissariato, dove fu picchiato. Messo agli arresti domiciliari, fece una contro denuncia e venne prosciolto. Peri trent' anni di persecuzione, lo destabilizzarono, andava in panico ogni volta che incontrava una divisa.
Il Sindaco di Castelnuovo gli impose per due volte un Tso, lui continuava a proclamarsi innocente. Continuava ad insegnare circondato dall'affetto dei suoi studenti che, diceva lui, gli davano la forza di andare avanti.
Ma il destino di Franco era segnato, il 30 luglio dello scorso anno, il sindaco di una di una località del Cilento, Pollica Acciaroli, firma una fatale richiesta di Tso. Mastrogiovanni viene inseguito dai carabinieri mentre scappa in preda al panico, si rifugia a casa, ma arrivano sul posto quindici carabinieri, una pattuglia di vigili urbani, un medico dell'ospedale di Vallo della Lucania, lo vogliono portare in ospedale, lui terrorizzato scappa dalla finestra e si getta in mare, a nuoto raggiunge una secca. Sopraggiunge una motovedetta della guardia costiera per avvertire i bagnanti che è in atto una caccia all'uomo E dire che l'estate in quella zona prendono il sole in spiaggia molti camorristi indisturbati.
Franco viene braccato, si arrende stremato. Consapevole che la sua fine gli vengono fatte delle iniezioni e portato a Vallo, non ne uscirà vivo.
L' impietoso video, mostra l'arrivo di Franco all'ospedale, collaborativo, mangia il suo ultimo pasto. Poi comincia il calvario: Viene legato al letto, per tutte le ottanta ore, senza bere, nutrito un paio di volte con soluzione fisiologica. Cerca disperatamente di liberarsi dalle contenzioni.
Il video non ha audio, i medici passano guardandolo distrattamente, ogni tanto stringo di più le fasce di contenzione che si sono allentate per gli strattoni di Franco, l'autopsia certificherà escoriazioni larghe 4 centimetri. Una sequenza temporale di una terribile agonia, pare di assistere ad una tortura medioevale, Franco ha la funzione respiratoria compromessa dalla persistente posizione a cui e costretto perché legato.
Dopo, al mattino qualcuno si accorge che morto e con calma, arrivano gli infermieri e il medico. Fanno un grottesco tentativo di rianimazione inutile, coprono il suo corpo senza vita con un lenzuolo, e portano via il lettino. L'autopsia certificherà la morte per edema polmonare.
Il 28 giugno 2010 si aperto il processo per la morte di Mastrogiovanni, sono imputate 18 persone, fra cui 7 medici, l' accusa di sequestro di persona, morte derivata da contenzione forzata e alterazione della cartella clinica.
E dire che secondo l' onorevole Ciccioli, promotore di un superamento della legge Basaglia, opporsi al prolungamento a 6 mesi del Trattamento sanitario obbligatorio, durante i quali bene far firmare ai pazienti consenzienti il contratto di Ulisse in base al quale dopo l'avvenuta accettazione, non possano più tornare indietro. Firmerebbero in pratica, la loro detenzione a vita.
Sempre secondo Ciccioli, inorridire difronte a tale assurdità significa avere una concezione paternalistica che va superata.
E' bene ricordare che il codice di Norimberga del 1946 (nato in conseguenza del nazismo); la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, dichiara che, la Convenzione riconosce la protezione dei diritti dell'uomo e della dignità dell' essere umano riguardo alla applicazione della biologia e della medicina (adottata a Strasburgo il 19 novembre 1996; firmata dal Governo italiano ad Oviedo il 4 aprile 1997), che promuove la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali di ogni essere umano e, in particolare della sua integrità psicofisica, sancisce il principio dell'autonomia del soggetto interessato, quale espressione del diritto alla libertà e alla dignità della persona (art 1 e 5) e, in particolare, l'articolo 2 della Costituzione che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell' uomo.
Cioè il ribaltamento della precedente concezione giuridica di stampo leviatano che posponeva la persona umana ai superiori interessi dello Stato.
E' evidente che imputare alla legge Basaglia le responsabilità dell'inadeguatezza del sistema sanitario nella cura del disagio psichico, del tutto fuorviante, il solito giochino di guardare al dito e non alla luna.

fonte: www.nuovasocieta.it


http://www.youtube.com/user/Radicalicaserta

2 commenti:

  1. non e' possibile il tutto. Basaglia ha lottato invano.ho lavorato per anni in un manicomio, pensavo che tutto questo orrore avesse avuto fine, ma non e' stato cosi. c'e' solo da vergognarsi .

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  2. GIUSTIZIA PER FRANCESCO MASTROGIOVANNI!

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