Soltanto un quarto delle persone in condizione di necessità hanno ricevuto un aiuto, spiega il Christian Science Monitor confrontando le cifre raccolte con l’ammontare accumulato in altre situazioni di emergenza. Un dato particolarmente significativo dimostra come gli stessi pakistani residenti negli Stati Uniti, generalmente la prima fonte di denaro di fronte a una catastrofe umanitaria nel proprio Paese d’origine, sono poco solerti nel donare del denaro: la ragione principale è che non si fidano del governo pakistano e hanno paura che la maggior parte, o l’intero ammontare, delle proprie donazioni possa andare a nutrire il giro della corruzione.
È vero, tuttavia, che le stesse preoccupazioni riguardanti il meccanismo corrotto erano presenti anche per il terremoto di Haiti dello scorso gennaio, ma in quel caso il numero e l’entità delle donazioni furono di molto maggiori: le prime stime parlano di cinque volte tanto quello che, per ora, si è raccolto per il Pakistan. C’è anche da considerare che le persone colpite delle alluvioni in Pakistan sono molte di più di quelle colpite dal terremoto di Haiti, portando quindi a spalmare il già esiguo numero di donazioni su una quantità di individui e infrastrutture molto maggiore: se dieci giorni dopo il terremoto di Haiti si registravano promesse di denaro dell’ammontare di 495 dollari per ciascuna delle persone interessate, oggi ce ne sono soltanto 3 per ciascun pakistano coinvolto.
Altre ragioni del crollo degli aiuti in denaro possono essere ricercate nel periodo estivo dell’anno: molte persone sono in vacanza e prestano meno attenzione ai notiziari. Inoltre c’è una questione, ancora più semplice, di distanza geografica del Pakistan dagli Stati Uniti, che sono generalmente la maggiore fonte di donazioni. L’amministrazione Obama, nella persona del segretario di Stato Hillary Clinton, ha promesso di inviare 90 dei 460 milioni di dollari che le Nazioni Unite hanno detto essere necessari nelle operazioni di soccorso e ricostruzione, ma gli altri Stati del mondo non stanno rispondendo con la stessa solerzia.
Anche le organizzazioni caritatevoli di matrice islamica si aspettavano un afflusso sicuramente maggiore, considerando il carattere tradizionalmente islamico della società pakistana, e come l’attuale periodo sacro del Ramadan dovrebbe disporre di più le persone al dare, anche come atto di carità.
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Per donare una somma in denaro a favore delle persone colpite dalle alluvioni, queste sono le pagine dedicate all’emergenza da Medici Senza Frontiere e Oxfam, due ONG attive da tempo sul territorio pakistano. Si dona con la carta di credito e il sistema di transazione è sicuro.
fonte: www.ilpost.it
Sito di "Agire" che raggruppa le 5 più importanti ONG presenti in Pakistan: http://www.agire.it
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