fonte: www.terranews.it
Maria Fiano (Terra a Nordest)
MOBILITAZIONI. Il Comitato Acqua bene comune, insieme a Oscar Olivera, ha rilanciato la battaglia per il referendum.
A Venezia ieri sera il Comitato Acqua Bene Comune (Abc) ha rilanciato le mobilitazioni per il referendum contro la privatizzazione dell’acqua grazie alla presenza nel gremito teatro dei Frari di Oscar Olivera, Coordinadora en defensa del agua y la vida che ha discusso con Vilma Mazza, RiGAS, Rete Italiana Giustizia Ambientale e Sociale.
Dobbiamo tornare indietro di dieci anni: aprile del 2000. La Guerra dell’Acqua di Cochabamba è il primo conflitto in nome dell’oro blu: un evento spartiacque che ha aperto gli occhi al mondo sui limiti di un sistema economico globale che arriva a togliere l’acqua agli esseri umani in nome dello sfruttamento e dei profitti. Nel settembre del 1999 in Bolivia la multinazionale statunitense Bechtel assume la gestione del servizio idrico a Cochabamba, la terza città della Bolivia, mettendo di fatto alla sete l’intera popolazione.
Il costo dell’acqua diventa immediatamente insostenibile: il prezzo viene triplicato, vengono imposti l’obbligo di acquisto di permessi per accedere alla risorsa e addirittura un sistema di licenze per la raccolta dell’acqua piovana. Dopo un anno di gestione il 55% degli abitanti continua a non avere accesso all’acqua.
La popolazione boliviana si ribella e si organizza: nasce la Coordinadora en defensa del agua y la vida, un coordinamento che raccoglie contadini, indigeni, donne, vecchi, professionisti, giornalisti, minatori, per dire basta allo sfruttamento indiscriminato. Il confronto è durissimo.
Arriviamo così all’aprile del 2000: a Cochabamba centinaia di migliaia di persone scendono in piazza e protestano contro il governo, costretto a fare marcia indietro e a revocare la legislazione sulla privatizzazione dell’acqua. Il contratto con la multinazionale Bechtel viene interrotto e il servizio idrico ripubblicizzato. Dobbiamo tornare indietro di dieci anni e partire da una vittoria. E riportarla oggi nei nostri territori per continuare la battaglia per l’acqua bene comune. «La privatizzazione dell’acqua è di fatto la privatizzazione, il sequestro della vita stessa» Oscar Olivera, esponente boliviano della Coordinadora en defensa del agua y la vida, esemplifica subito qual è la posta in gioco: la mercificazione dell’acqua e la sua trasformazione in bisogno invece che diritto.
Le oltre un milione e quattrocentomila firme raccolte, in Italia, per chiedere l’abrogazione del decreto Ronchi parlano di questo: di un’adesione straordinaria e di una irrinunciabile richiesta di partecipazione e democrazia nelle scelte fondamentali relative ai beni comuni, ai servizi di interesse generale ed ai diritti di cittadinanza. La costruzione della campagna referendaria ha di fatto dato il via ad un grande laboratorio sociale dal basso. Olivera lancia la suggestione di “una nostra propria politica”, del nostro modo di fare politica che significa “cambiare il modo di vivere insieme”. Per questo la vittoria del referendum diventa nelle parole dell’esponente della Coordinadora “la possibilità di costruire un altro mondo”.
La riappropriazione sociale dell’acqua e dei beni comuni è il primo passaggio per interrogarsi su un altro modello economico e sociale ed iniziare a praticarlo. Cochabamba è stata una lotta per cacciare una multinazionale, una fortissima mobilitazione per costruire una reale alternativa, un altro modello di sviluppo economico, sociale, culturale. Parlare di acqua significa parlare dei profughi causati dalla mancanza idrica, di migrazioni, di cambiamenti climatici.
Dall’esperienza di Cochabamba a Cancun, quindi, verso le giornate di mobilitazione durante la 16° conferenza delle parti (COP-16) della Convenzione delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico per chiedere giustizia ambientale e sociale. Da Cochabamba a Cancun passando per Venezia che si propone come città-laboratorio per la definizione di un modello di gestione alternativo che sia oltre il privato ma anche oltre il pubblico come finora si è inteso.
Laboratorio in cui applicare ragionamenti sulla gestione partecipata, su modelli di tariffazione non solo economicamente ma anche socialmente e ambientalmente sostenibili. Perchè, come sostengono i Comitati Abc, «il tempo è ora: si scrive acqua e si legge democrazia».
Dobbiamo tornare indietro di dieci anni: aprile del 2000. La Guerra dell’Acqua di Cochabamba è il primo conflitto in nome dell’oro blu: un evento spartiacque che ha aperto gli occhi al mondo sui limiti di un sistema economico globale che arriva a togliere l’acqua agli esseri umani in nome dello sfruttamento e dei profitti. Nel settembre del 1999 in Bolivia la multinazionale statunitense Bechtel assume la gestione del servizio idrico a Cochabamba, la terza città della Bolivia, mettendo di fatto alla sete l’intera popolazione.
Il costo dell’acqua diventa immediatamente insostenibile: il prezzo viene triplicato, vengono imposti l’obbligo di acquisto di permessi per accedere alla risorsa e addirittura un sistema di licenze per la raccolta dell’acqua piovana. Dopo un anno di gestione il 55% degli abitanti continua a non avere accesso all’acqua.
La popolazione boliviana si ribella e si organizza: nasce la Coordinadora en defensa del agua y la vida, un coordinamento che raccoglie contadini, indigeni, donne, vecchi, professionisti, giornalisti, minatori, per dire basta allo sfruttamento indiscriminato. Il confronto è durissimo.
Arriviamo così all’aprile del 2000: a Cochabamba centinaia di migliaia di persone scendono in piazza e protestano contro il governo, costretto a fare marcia indietro e a revocare la legislazione sulla privatizzazione dell’acqua. Il contratto con la multinazionale Bechtel viene interrotto e il servizio idrico ripubblicizzato. Dobbiamo tornare indietro di dieci anni e partire da una vittoria. E riportarla oggi nei nostri territori per continuare la battaglia per l’acqua bene comune. «La privatizzazione dell’acqua è di fatto la privatizzazione, il sequestro della vita stessa» Oscar Olivera, esponente boliviano della Coordinadora en defensa del agua y la vida, esemplifica subito qual è la posta in gioco: la mercificazione dell’acqua e la sua trasformazione in bisogno invece che diritto.
Le oltre un milione e quattrocentomila firme raccolte, in Italia, per chiedere l’abrogazione del decreto Ronchi parlano di questo: di un’adesione straordinaria e di una irrinunciabile richiesta di partecipazione e democrazia nelle scelte fondamentali relative ai beni comuni, ai servizi di interesse generale ed ai diritti di cittadinanza. La costruzione della campagna referendaria ha di fatto dato il via ad un grande laboratorio sociale dal basso. Olivera lancia la suggestione di “una nostra propria politica”, del nostro modo di fare politica che significa “cambiare il modo di vivere insieme”. Per questo la vittoria del referendum diventa nelle parole dell’esponente della Coordinadora “la possibilità di costruire un altro mondo”.
La riappropriazione sociale dell’acqua e dei beni comuni è il primo passaggio per interrogarsi su un altro modello economico e sociale ed iniziare a praticarlo. Cochabamba è stata una lotta per cacciare una multinazionale, una fortissima mobilitazione per costruire una reale alternativa, un altro modello di sviluppo economico, sociale, culturale. Parlare di acqua significa parlare dei profughi causati dalla mancanza idrica, di migrazioni, di cambiamenti climatici.
Dall’esperienza di Cochabamba a Cancun, quindi, verso le giornate di mobilitazione durante la 16° conferenza delle parti (COP-16) della Convenzione delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico per chiedere giustizia ambientale e sociale. Da Cochabamba a Cancun passando per Venezia che si propone come città-laboratorio per la definizione di un modello di gestione alternativo che sia oltre il privato ma anche oltre il pubblico come finora si è inteso.
Laboratorio in cui applicare ragionamenti sulla gestione partecipata, su modelli di tariffazione non solo economicamente ma anche socialmente e ambientalmente sostenibili. Perchè, come sostengono i Comitati Abc, «il tempo è ora: si scrive acqua e si legge democrazia».
Nessun commento:
Posta un commento
La moderazione dei commenti è stata attivata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autore del blog.
Non verranno presi in considerazione gli interventi non attinenti agli argomenti trattati nel post o di auto-promozione.
Grazie.