tratto da: www.terranews.it/
Paolo Tosatti
NAZIONI UNITE. La mancanza di fondi rischia di rendere irraggiungibili i Millennium development goals. Tutti lanciano l’allarme ma nessuno dei Paesi ricchi vuole impegnarsi sul serio per risolvere il problema.
Duemilaquindici. A dirlo, forse, può ancora sembrare un futuro remoto. Eppure basta fare due conti per capire che non è così, e che solo 5 anni ci separano dalla data scelta due lustri or sono dalle Nazioni unite per il completamento degli Obiettivi di sviluppo del millennio. L’occasione per tirare fuori il pallottoliere e rispolverare un po’ le sottrazioni è stata offerta alla comunità internazionale dall’Assemblea generale dell’Onu che ha preso il via ieri a New York, e che per tre giorni vedrà capi di Stato e di governo, diplomatici e rappresentanti di organizzazioni internazionali, agenzie specializzate e ong confrontarsi su una serie di tematiche che vanno dalla riforma del Consiglio di sicurezza al rilancio della Conferenza sul disarmo, con un posto d’onore riservato appunto ai Millennium development goals. Obiettivi che, secondo gli esperti, sono teoricamente alla portata dei governi del pianeta, ma che rischiano tuttavia di essere clamorosamente mancanti a causa di un unico grande problema: quello della mancanza di fondi.
E i dieci anni trascorsi da quando i goal sono stati lanciati, i Paesi poveri hanno dimostrato una grande volontà e profuso un notevole impegno per il loro raggiungimento, avviando programmi per contrastare la fame, la mortalità infantile e quella materna, per aumentare il tasso di alfabetizzazione e garantire un miglior livello di istruzione alla popolazione, per lottare contro la diffusione dell’Aids e di altri mortali malattie. E anche i Paesi ricchi non hanno lesinato il proprio impegno quando erano seduti ai tavoli dei vari vertici internazionali sul tema, da Monterey a Glenaegle, passando per L’Aquila. Ad essere mancate, dunque non sono le intenzioni, ma qualcosa di molto più concreto: i soldi.
All’inizio degli anni Settanta i Paesi membri delle Nazioni unite si impegnarono a destinare agli aiuti allo sviluppo lo 0,7 per cento del proprio Pil. Secondo i calcoli dell’Onu, se così fosse, oggi, ogni anno sarebbero disponibili oltre 270 miliardi di dollari. Eppure nel 2009, anno che ha segnato un picco nel volume degli aiuti, ad essere concretamente erogati sono stati solo 119,6 miliardi, ossia una quota pari allo 0,31 per cento del Pil dei Paesi donatori. Su questo versante le maggiori responsabilità sono proprio dei Paesi membri del G8, i Grandi che tengono in mano le redini dell’economia mondiale, e che al vertice di Gleneagles, nel 2005 avevano promesso di concedere 50 miliardi entro il 2010 per il raggiungimento degli Obiettivi e di raddoppiare l’ammontare degli aiuti rivolti all’Africa.
Le promesse però sono rimaste lettera morta, perché quando dalle parole si deve passare ai fatti, tipicamente le nazioni ricche si trincerano dietro gli elevati tassi di disoccupazione e il debito in crescita per giustificare il proprio immobilismo.
E l’Italia non fa eccezione: nel 2009 il nostro Paese ha concesso soltanto 3,31 miliardi di dollari, molto meno di Spagna, Olanda, Paesi scandinavi e Canada.
E l’Italia non fa eccezione: nel 2009 il nostro Paese ha concesso soltanto 3,31 miliardi di dollari, molto meno di Spagna, Olanda, Paesi scandinavi e Canada.
Rispetto allo 0,7 per cento stabilito quarant’anni fa, il Belpaese ha erogato solo lo 0,16 per cento del Pil, con una diminuzione del 31 per cento in confronto al 2005.
I dati raccolti dalle Nazioni unite dimostrano che i progressi sul raggiungimento degli Obiettivi, che pure non sono mancati, devono in gran parte essere attribuiti ai passi avanti compiuti da Paesi emersi negli ultimi anni, come Cina, India e Brasile, piuttosto che agli interventi realizzati da quelli maggiormente industrializzati.
Ancora prima dell’apertura del vertice, però, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha dichiarato che nei prossimi anni servirà un maggior afflusso di denaro e un maggiore impegno politico da parte degli Stati per dare nuovo impulso alla campagna del Millennio. Entro i prossimi 5 anni, ha sottolineato il diplomatico, sarà necessario reperire altri 120 miliardi di dollari.
Non serve essere esperti di economia per capire chi dovrebbe essere a pagare il conto.
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