mercoledì 8 settembre 2010

Postumi della guerra fredda. Quando le centrali nucleari italiane saranno finite mancherà l’uranio

fonte: www.blogeko.it

La prima pietra delle centrali nucleari italiane sarà posata entro tre anni, dice il primo ministro Berlusconi. Non ha specificato quando sarà posata l’ultima: facciamo nel 2020, salvo soprassalti di buonsenso nazionale?

Ebbene, per quella data l’uranio sarà probabilmente merce rara: chi ha pianificato la nascita di nuove centrali non ha tenuto conto della guerra fredda. O meglio, della fine degli approvvigionamenti di uranio provenienti dallo smantellamento dell’arsenale bellico sovietico.

Lo scrive l’agenzia di stampa Reuters citando Adam Schatzke, un analista del gruppo finanziario RBC Capital Markets analyst. E’ un’ulteriore pietra tombale collocata sui sogni atomici di energia a buon mercato.

L’articolo di Reuters verte sul luminoso futuro che si prospetta per le miniere d’uranio canadesi. Ma la situazione che fa da sfondo riguarda ovviamente il mondo intero.

Il punto di partenza è la cosiddetta rinascita nucleare, ossia il risveglio di interesse per l’energia nucleare: l’unica risposta – a mio avviso incongrua e debole – che i politici sanno dare all’imminente picco del petrolio e forse anche del carbone.

I 440 reattori nucleari in funzione in tutto il mondo necessitano di circa 69.000 tonnellate di uranio all’anno ma, se tutte le nuove centrali nucleari di cui ora si parla andassero davvero in porto, nel 2030 per alimentarle sarebbe necessaria una quantità di uranio all’incirca doppia di quella attuale.

L’epicentro della rinascita nucleare è l’Asia. La Cina pensa di raddoppiare entro il 2020 la capacità di produrre energia nucleare, e l’India di quadruplicarla entro la stessa data.

Però verso il 2013 la Russia avrà finito di smantellare l’arsenale atomico degli anni della guerra fredda, che ha finora assicurato abbondanti approvvigionamenti di uranio.

Questo creerà un crescente “buco” nella disponibilità di uranio che per il 2020 sarà arrivato a 100 milioni di libbre all’anno, circa 37.000 tonnellate. Ovvero: quando l’Italia si approssimerà al banchetto nucleare, la tavola sarà già sparecchiata.

Su Reuters Canada il futuro degli approvvigionamenti di uranio per le centrali nucleari

Foto Flickr

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