DENUNCIA. A rischio licenziamento 650 lavoratori in servizio presso Prefetture e Questure. Così le procedure per gli stranieri rischiano l’abbandono. Il 29 ottobre una giornata di mobilitazione indetta dai sindacati.
Sembra un’odissea senza fine quella dei 650 lavoratori a tempo determinato, impiegati presso Questure e Prefetture di tutta Italia, iniziata otto anni fa con il reclutamento interinale e successivamente, nel 2008, con l’assunzione attraverso concorso pubblico e contratto a tre anni. Cgil, Cisl e Uil della funzione pubblica hanno denunciato al ministro Maroni la drammaticità della situazione, chiedendo l’avvio immediato delle procedure per la proroga dei contratti che scadono il prossimo 31 dicembre ed, in prospettiva, quelle per la stabilizzazione. «Il servizio erogato dai lavoratori precari del Ministero dell’Interno impiegati nelle Questure e Prefetture ha consentito fino ad oggi la regolarizzazione di centinaia di migliaia di lavoratori immigrati – afferma Fiorella Puglia, segretaria della Funzione Pubblica Cgil di Roma e del Lazio - con l’emersione di importanti sacche di lavoro irregolare.
Non va poi dimenticato che a febbraio scorso erano stati assunti con contratto di somministrazione altri 650 lavoratori con l’obiettivo di rafforzare gli Sportelli Unici e di smaltire una mole impressionante di pratiche in giacenza negli oberati Uffici Immigrazione, normalmente in endemica carenza di personale. Peccato soltanto che il Ministero non abbia rinnovato i contratti che sono scaduti a luglio e a settembre». Gli Uffici Immigrazione hanno trattato centinaia di migliaia di pratiche all’anno relative alle procedure di prima assunzione dei lavoratori stranieri e di ricongiungimento familiare, procedimenti di rilascio o di conversione dei permessi e carte di soggiorno, di perfezionamento dell’ingresso per attività di lavoro subordinato a tempo indeterminato o determinato, stagionale, autonomo, nell’ambito delle quote stabilite dal “decreto-flussi”, oltre ad espulsioni, censimento nomadi e questioni relative ai profughi.
Grazie al personale precario, chiamato a svolgere mansioni di particolare responsabilità e delicatezza, è stato possibile fino ad oggi garantire continuità ed efficienza del servizio. Secondo fonti del Ministero dell’Interno nel 2009 sono state presentate complessivamente 70.585 domande di nullaosta di ricongiungimento familiare; a tutt’oggi sono oltre 30.000 le domande per emersione del lavoro irregolare arrivate allo Sportello Unico di Roma. Sempre a Roma, l’afflusso giornaliero agli sportelli degli Uffici Immigrazione è di circa 800 persone. Da questi dati emerge con chiarezza l’indispensabilità del personale a contratto per una ordinaria e fluida attività degli Uffici Immigrazione. Purtroppo invece, è a rischio non solo il loro funzionamento, ma anche la dispersione di un patrimonio know-how e di una professionalità specifica maturata sul campo.
«Dal novembre 2009 - spiegano i lavoratori precari dei servizi all’Immigrazione di Roma - è stata modificata la procedura relativa al rilascio e rinnovo di permessi e carte di soggiorno che ha portato ad una riduzione dei tempi d’attesa. L’iter si blocca nella fase di reperimento e di esame dei documenti. La soluzione sarebbe quella di poter contare su maggiori risorse umane da destinare agli sportelli delle Prefetture e agli archivi delle Questure». A sostegno della vertenza dei precari del Ministero dell’Interno, Cgil, Cisl e Uil, insieme alle associazioni dei cittadini stranieri, hanno organizzato per il 29 ottobre “Uffici in piazza”, una giornata di mobilitazione nazionale.
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