SALUTE. L’Unione europea non intende rinnovare la deroga alla concentrazione della pericolosa sostanza nelle acque destinate a uso umano, che i cittadini delle province di Latina, Roma e Viterbo continuano a bere.
L'Europa guarda negli occhi l’Italia e dice No all’ennesima deroga sull’arsenico richiesta dalla Regione Lazio. Il valore massimo consentito dall’Organizzazione mondiale della sanità è di 10 milligrammi per litro: se l’acqua ne contiene una concentrazione superiore non può essere destinata ad usi umani. Vale a dire, l’acqua che circa un milione e mezzo di cittadini residenti in provincia di Latina, nei Castelli romani e nel Viterbese, hanno bevuto da un anno a questa parte pensando fosse potabile, oggi non è più considerata tale. E dal momento che a variare è stato solo il quadro normativo e non la concentrazione di arsenico nelle acque (che è rimasta per lo più inviata), è forse il caso di dire che per circa dodici mesi gli abitanti di quelle zone hanno ingerito acqua contaminata da una sostanza che si accumula nell’organismo e che migliaia di pagine di letteratura mettono in correlazione all’insorgenza di tumori.
I comitati cittadini lo avevano detto, lanciando l’allarme e sollecitando invano le istituzioni. È da tempo ormai che lanciano l’allarme e cercano invano di sollecitare le istituzioni, le quali hanno scelto di mascherare il problema a colpi di deroga. Basti pensare alle numerose denunce che sono giunte dal Comitato per l’acqua pubblica di Velletri, che da tempo svolge un’attenta opera di sensibilizzazione sul territorio. «Purtroppo le nostre preoccupazioni erano fondate – dice Astrid Lima, portavoce del coordinamento cittadino –. Ora i sindaci dovranno emettere un’ordinanza che vieti l’utilizzo dell’acqua. Ma quali scenari si aprono per gli abitanti? Chi fornirà ora l’acqua potabile alla popolazione? Che accadrà alle imprese locali che la utilizzano per usi alimentari?».
Il dirigente responsabile della segreteria tecnico-operativa Ato2 di Roma, Alessandro Piotti, non condivide però le preoccupazioni del Comitato: «In nessun caso nel territorio della provincia di Roma - dice - la concentrazione di arsenico nell’acqua destinata ad uso umano ha mai superato la soglia di 50 milligrammi per litro imposta dalla Regione. A me non risulta che ci siano analisi della Asl né del Gestore idrico in cui si evidenzino tali valori». Anzi, Piotti si sbilancia: «Non è che a me non risultino, non ci sono. Non ci sono analisi che indichino la presenza della sostanza per valori superiori ai 50 milligrammi». Sfortunatamente per il dirigente responsabile della segreteria tecnico-operativa Ato2 di Roma, le analisi ci sono e affermano il contrario di quanti lui sostiene.
C’è infatti un Rapporto di prova dell’Arpa Lazio (Srm 2010/14989/19808) del primo settembre 2010 in cui si sottolineano i risultati di alcuni prelievi effettuati dalla Asl Rmh (verbale 48) presso la fontanella pubblica di via Lata a Velletri, in provincia di Roma, da cui risulta che la concentrazione di arsenico è pari a 57 milligrammi per litro. Dunque ben 7 punti superiore al valore di deroga concesso temporaneamente dalla Regione. «Siamo ancora in attesa di una comunicazione ufficiale - conclude Piotti -, sembra però che l’Unione Europea sia disponibile a concedere una deroga non superiore ai 20 milligrammi per litro, da riportare entro il 2012 però a 10 milligrammi».
Nessun commento:
Posta un commento
La moderazione dei commenti è stata attivata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autore del blog.
Non verranno presi in considerazione gli interventi non attinenti agli argomenti trattati nel post o di auto-promozione.
Grazie.