mercoledì 12 gennaio 2011

Effetti del picco. Guasto all’oleodotto dell’Alaska provoca l’aumento del prezzo del petrolio


Si è rotto un oleodotto nell’Alaska. E chissenefrega, direte. Errore. Perchè il petrolio sta aumentando di prezzo proprio sulla scia – dicono gli esperti – del tubo che perde in un remoto e gelido angolo del mondo.
Oggi a Londra il brent ha superato i 98 dollari al barile (91 dollari circa, tuttavia, sulle borse mondiali): il record da 27 mesi, ossia dai giorni (come sembrano lontani!) in cui il petrolio arrivò a 147 dollari il barile.
Unite questo fatto all’aumento del prezzo del carbone legato alle inondazioni in Australia e avrete un bel quadretto.
Peggio ancora, considerate l’oleodotto dell’Alaska alla luce del picco del petrolio (ovvero la fine dell’abbondanza) e avrete la perfetta immagine della coperta troppo corta. Ovvero di tutto ciò che ci costringe ad esporre al frescolino notturno le spalle o, a scelta, i piedi.
La Pipeline Trans Alaska trasporta circa 630.000 barili di petrolio al giorno dal Nord Alaska al porto petrolifero di Valdez, sempre in Alaska. Vi transita circa il 10% della produzione statunitense.
Ha cominciato a perdere – ed è stato chiuso – sabato 8 gennaio. Adesso pare che l’abbiano un pochino riaperto, ma nessuno sa dire esattamente quanto petrolio ci stia passando dentro (e si presume che sia ben poco) per evitare che il petrolio stesso geli nel tubo e che il guasto diventi molto più grave. La ripresa della completa funzionalità sembra lontana.

Quel buchino piccolo piccolo (ufficialmente perdeva solo 2-3 barili al giorno) che ha portato alla chiusura di un tubo così grande è quasi unanimemente legato dagli analisti al deciso rialzo del prezzo del petrolio negli ultimi giorni.
Se lo stop al trasporto di una tuttosommato così esigua quantità di petrolio basta per influenzare i mercati mondiali, non ci vuole molta fantasia per intuire quanta fatica si faccia per produrre tutto il petrolio che necessita al mondo.
Il petrolio è “incorporato” nelle merci che viaggiano attraverso il globo, nei concimi senza i quali i campi non producono quasi nulla, e in moltissimi ed insospettabili abitudini quotidiane. Le quotazioni del petrolio, in ultima analisi, influenzano strettamente il nostro potere d’acquisto e tutta la nostra vita di tutti i giorni.
La cronologia comparata dell’incidente all’oleodotto dell’Alaska e del rialzo del prezzo del petrolio è sul Rischio Calcolato.
Nell’Europa centrosettentrionale e negli Stati Uniti l’inverno colpisce duro e fa un freddo cane. Il consumo (e le quotazioni) del gasolio per il riscaldamentosono in rialzo. Allacciate le cinture, e strettamente: mi raccomando. Stiamo cominciando a scendere giù dal picco.





Foto Flickr

2 commenti:

  1. appena l'oleodotto sarà riparato, scommetto che il prezzo non calerà. Finirà il petrolio ed allora finirà la schiavitù da esso.

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