Matteo Dell'Aira*
In Afghanistan nei mesi invernali cala l'intensità dei combattimenti, ma la tragedia della guerra continua senza tregua
Di solito in inverno l'attività qui nell'ospedale di guerra di Emergency a Laskargah cala rispetto ai mesi primaverili ed estivi. Calano i 'numeri', non la tragedia umana che la popolazione civile soffre a causa della guerra.
Razia viene da Babaji, villaggio tristemente famoso per i combattimenti che vi avvengono da anni. Stava tornando a casa a piedi con la sua famiglia. A un certo punto 'dei soldati' hanno cominciato a sparare. Lei rimane ferita, l'unica della famiglia: un femore rotto, uno zigomo rotto e una vasta ferita alla testa.
Stamattina, ancora ricoverata in terapia intensiva, piangeva. Ora che è stata trasferita nel reparto dei bambini, si trova meglio e ci mostra anche l'altra ferita da proiettile che l'ha colpita a una mano un anno fa. Una 'veterana di guerra' a sette anni.
Due letti prima di lei, Juma Gul di cinque anni, sta mangiando del riso. Ha una grossa medicazione che gli copre mezzo viso e una alla gamba sinistra.
Era fuori da casa sua, a Grishk, quando qualcuno ha lanciato una granata: anche una sorellina e sua madre sono state ferite, ma per fortuna non gravemente come lui.
Il riso gli esce dal piatto, non è semplice mangiare quando mezza faccia, compreso l'occhio, non c'è più.
Mohammed Wali ha otto anni e viene da Marjah, altro villaggio martoriato dalla guerra.
Era andato a fare spese per la famiglia e stava tornando a casa quando ha appoggiato il piede su una mina. E' letteralmente volato in aria. Nonostante un piede esploso, ha camminato fino a casa, dove suo papà lo ha portato immediatamente in una base militare lì vicina. Con l'elicottero è stato trasportato a Lashkargah per poi essere trasferito al nostro ospedale.
Il suo piede sinistro lo ha perso, adesso ha un grande bendaggio che gli copre il moncone appena sotto il ginocchio.
E' un bambino bellissimo con occhi scuri, molto profondi, ancora scioccati da quello che è successo.
Tutto questo nell'arco di una settimana, d'inverno, quando i 'numeri' calano.
(*Coordinatore medico dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, Helmand)
http://it.peacereporter.net/articolo/26728/Quando+i+%27numeri%27+calano
Razia viene da Babaji, villaggio tristemente famoso per i combattimenti che vi avvengono da anni. Stava tornando a casa a piedi con la sua famiglia. A un certo punto 'dei soldati' hanno cominciato a sparare. Lei rimane ferita, l'unica della famiglia: un femore rotto, uno zigomo rotto e una vasta ferita alla testa.
Stamattina, ancora ricoverata in terapia intensiva, piangeva. Ora che è stata trasferita nel reparto dei bambini, si trova meglio e ci mostra anche l'altra ferita da proiettile che l'ha colpita a una mano un anno fa. Una 'veterana di guerra' a sette anni.
Due letti prima di lei, Juma Gul di cinque anni, sta mangiando del riso. Ha una grossa medicazione che gli copre mezzo viso e una alla gamba sinistra.
Era fuori da casa sua, a Grishk, quando qualcuno ha lanciato una granata: anche una sorellina e sua madre sono state ferite, ma per fortuna non gravemente come lui.
Il riso gli esce dal piatto, non è semplice mangiare quando mezza faccia, compreso l'occhio, non c'è più.
Mohammed Wali ha otto anni e viene da Marjah, altro villaggio martoriato dalla guerra.
Era andato a fare spese per la famiglia e stava tornando a casa quando ha appoggiato il piede su una mina. E' letteralmente volato in aria. Nonostante un piede esploso, ha camminato fino a casa, dove suo papà lo ha portato immediatamente in una base militare lì vicina. Con l'elicottero è stato trasportato a Lashkargah per poi essere trasferito al nostro ospedale.
Il suo piede sinistro lo ha perso, adesso ha un grande bendaggio che gli copre il moncone appena sotto il ginocchio.
E' un bambino bellissimo con occhi scuri, molto profondi, ancora scioccati da quello che è successo.
Tutto questo nell'arco di una settimana, d'inverno, quando i 'numeri' calano.
(*Coordinatore medico dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, Helmand)
http://it.peacereporter.net/articolo/26728/Quando+i+%27numeri%27+calano
in Occidente arrivano notizie filtrate dalla lontananza, dalla nostra estraneità ai teatri di guerra, dai nostri problemucci da 4 soldi: e il risultato è un'indifferenza che non ci rende tanto migliori di quelli che premono il grilletto o che lanciano granate.
RispondiEliminaAtroce!
RispondiElimina@ Turista
RispondiEliminaVerissimo! Per noi è persino difficile immaginare e certamente nessuno ci racconta questo aspetto di una guerra che sembra colpire soprattutto i civili e particolarmente i bambini...
...ma in Afghanistan è noto noi stiamo portando la democrazia...e la pace...e viene da piangere solamente a pensarci :-(
Buona giornata un bacio
Namastè
Essì Adriano, atroce e drammatico...
RispondiElimina...e tutta questa sofferenza in nome della pace e della democrazia???
Un abbraccio
Namastè
Posso solo piangere e sentirmi colpevole.
RispondiEliminaCredo che la democrazia sia una forma subdola di dittatura.
Figuriamoci ad esportarla...
Paolo lo capisco e ti capisco, dobbiamo sentirci tutti colpevoli :-/
RispondiEliminaUn abbraccio solidale
Namastè