Alessandro Graziadei
Chi trasporta illegalmente rifiuti pericolosi in Italia, fino a giugno, non può più essere punito. Almeno fino a quando non entrerà ufficialmente in funzione il Sistri, il nuovo sistema elettronico di tracciabilità dei rifiuti industriali la cui gestione è stata affidata al Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente. È questa la situazione paradossale che si è determinata dopo la proroga all’entrata in vigore del sistema annunciato il 22 dicembre scorso con un decreto del ministero dell’Ambiente.
Ma cosa è successo? Dando per scontato il suo avvio entro il 31 gennaio 2010, lo scorso 22 dicembre il Ministro Stefania Prestigiacomo ha cancellato per decreto le vecchie sanzioni sul trasporto di rifiuti pericolosi, legate alla modulistica cartacea, e ha introdotte le nuove, che per essere applicate hanno però bisogno che il sistema elettronico di tracciabilità funzioni.
Ma dopo la proroga del 15 febbraio che ne sposta al 31 maggio la partenza, il Sistri e le sue normative rimangono ancora strumenti puramente virtuali.
Un vuoto legislativo inaccettabile che hanno convinto le Procure italiane e le associazioni ambientaliste a lanciare l’allarme: “per i prossimi cinque mesi il trasporto dei rifiuti industriali avverrà senza controlli e soprattutto senza incorrere in alcun tipo di sanzioni. Infatti, il vecchio obbligo del formulario cartaceo è scomparso e non è più sanzionato, mentre i nuovi obblighi (scatole nere e registrazione degli spostamenti dei rifiuti tramite dispostivo satellitare) introdotti con il Sistri non sono ancora sanzionabili”.
”Il massimo della comodità per le ecomafie e il massimo della vergogna per lo Stato”, ha dichiarato nei giorni scorsi Gianfranco Amendola, procuratore di Civitavecchia con una lunga esperienza nel campo dei reati ambientali. Con una lettera pubblica indirizzata al ministero dell’Ambiente ha chiesto un provvedimento urgente che riempia il vuoto normativo determinato dal decreto di dicembre.
“Se adesso viene trovato un automezzo - ha spiegato Amendola - che trasporta rifiuti pericolosi senza formulario, il documento che identifica l’origine e la destinazione del rifiuto, non c’è nessun tipo di sanzione applicabile”.
Aldo De Chiara, il sostituto procuratore di Napoli che ha messo in piedi l’inchiesta sul percolato a mare, ha appoggiato l’iniziativa del suo collega Amendola e ribadito: “Invece di aspettare giugno è indispensabile che il ministero dell’ambiente intervenga tempestivamente con un provvedimento di urgenza”.
L’appello di Amendola e De Chiara è stato immediatamente appoggiato da Wwf e Legambiente. “Chiediamo che vengano ripristinate al più presto le norme e le sanzioni riguardanti le violazioni sul trasporto dei rifiuti in vigore prima del decreto. Per la buona riuscita del Sistri è necessario che sia stabilito un sistema di sanzioni certo e chiaro”, è stata la richiesta di Stefano Leoni, presidente nazionale del Wwf, in una lettera al ministro Prestigiacomo. “La risoluzione del problema potrebbe arrivare da un intervento normativo immediato che copra questo periodo di vuoto scongiurando mesi di black-out”.
Anche per Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, la situazione è “particolarmente preoccupante in un paese come l’Italia che vede ogni anno scomparire 30 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi gestiti illegalmente dalle ecomafie”.
Queste le urgenze delle Procure e della Società civile, ma si può fare ancora di più e meglio, perché la tracciabilità dei rifiuti, da sola non basta. “Occorre vengano intensificati i controlli relativi a tutto il business dei rifiuti” precisa una nota congiunta sull’introduzione del Sistri resa pubblica ancora nell’ottobre del 2010 da Fare Verde, Legambiente, Marevivo, Wwf e Accademia Kronos. “Oggi è più che mai necessario inserire nel Codice penale i delitti di natura ambientale, prevedere il rafforzamento delle forze inquirenti, la possibilità di continuare con l'utilizzo delle intercettazioni ambientali e avviare un costante monitoraggio dei siti di stoccaggio”.
Ora alla ministra Prestigiacomo, che rivendica legittimamente l’introduzione del Sistri come un decisivo successo nell’azione di contrasto alle ecomafie (ottenuto superando le resistenze delle stesso governo e di ampi settori della maggioranza e della Confindustria), spetta l’urgenza di perfezionare il Sistri, magari senza dare alle ecomafie cinque mesi di vantaggio.
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