da Blogeko.it
Non è ancora scritta la parola fine alla marea rossa in Ungheria. L’impianto dal quale, in ottobre, è uscita un’enorme massa di fango tossico disperde ancora sostanze velenose nell’ambiente. Lo sostiene Greenpeace.
Stavolta, dice l’associazione, si tratta di acque di scarico gettate direttamente in un fiume.
la marea rossa dell’ottobre scorso si è originata dal cedimento di un argine entro cui erano trattenuti gli scarichi provenienti dalla fabbrica Mal per la lavorazione dell’alluminio.
Circa quaranta chilometri quadrati di campagna sono stati ricoperti da un milione di metri cubi di fanghi caustici (il Ph era paragonabile a quello della soluzione usata per sturare i gabinetti) e contenenti sostanze velenose. Dieci persone hanno perso la vita.
Analisi effettuate a cura di Greenpeace hanno rivelato la presenza nei fanghi, fra l’altro, di arsenico, mercurio e cromo. Morti tutti i pesci nel Marcal, un ramo del Danubio in cui è finita una parte della marea rossa.
Ora Greenpeace Ungheria sostiene di aver scoperto una conduttura illegale di eliminazione delle acque di scarico che dalla fabbrica Mal porta il fango rosso direttamente nel Marcal, e chiede alla Commissione Europea di intervenire sull’Ungheria per fermare questa minaccia che incombe sugli esseri umani, sugli animali e sulla natura.
Su Afp secondo Greenpeace la fabbrica da cui uscì la marea rossa sta ancora disperdendo fanghi tossici
Il comunicato stampa di Greenpeace Ungheria (se passa di qui qualcuno in grado di tradurre, fa un favore)
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