tratto da: dirittodicritica.com
Le detenute palestinesi nelle carceri israeliane sono costrette e vivere in celle sporche e infestate dai topi.
Maltrattamenti, violenze e suicidi. Come in molti altri paesi democratici, anche nelle carceri israeliane, i detenuti vengono sottoposti a vessazioni nel corso degli arresti. Questi comportamenti, accettati e condivisi dalle autorità, sono violazioni del diritto internazionale relativo alla tortura e ai trattamenti disumani e denigranti. E le prime a subire trattamenti umilianti sono proprio le donne.
Le prigioniere palestinesi, detenute nelle carceri israeliane, sarebbero rinchiuse in condizioni squallide e lasciate in celle infestate anche da ratti. Una delle tante denunce, arriva dall’Agenzia di stampa internazionale IPS che ha divulgato un'intervista a Fabrizia Falcione, dirigente dei progetti di Unifem, l’agenzia ONU per i diritti delle donne. Dalla conversazione emergono particolari alquanto raccapriccianti sulle violazioni basilari dei diritti fondamentali dell’uomo ai danni dei prigionieri politici palestinesi, tra i quali anche donne e bambini. “La situazione di donne e minori palestinesi nei centri di detenzione israeliani è davvero critica. Assistiamo a negligenza medica e all’assenza di servizi medici specifici (specialistici) e nessuna somministrazione dei trattamenti di cui hanno bisogno le prigioniere malate”, ha dichiarato Fabrizia Falcione.
Le palestinesi, sono detenute principalmente nei penitenziari israeliani di Hasharon e Damon, entrambi fuori dai Territori palestinesi occupati, e questo in piena violazione all’art.76 della IV Convenzione di Ginevra. Si racconta di celle infestate da insetti, scarafaggi e topi. Una detenuta, rilasciata pochi mesi fa, ha raccontato all’Unifem: “Non riuscirei a descrivere le condizioni nella cella. Era come una tomba sottoterra, piena di insetti, lenzuola bagnate e dall’odore stomachevole, straripante di rifiuti”.
La stragrande maggioranza delle donne detenute politiche da Israele, soffre di varie patologie e le internate incinte verrebbero addirittura fatte partorire con le manette ai polsi. Fabrizia Falcone lo conferma “ Si, è proprio così. Le detenute incinte vengono ammanettate durante il parto e lasciate così nel periodo successivo. Una volta compiuti due anni, i bambini vengono allontanati dalle madri“. Le donne patiscono oltraggi e offese al proprio retaggio culturale e ai diritti religiosi. Un’ex detenuta avrebbe raccontato alla Falcione: “Mi hanno privata del velo dandomi un’uniforme di colore marrone, a maniche corte e quando ho chiesto di avere una maglia a maniche lunghe da poter indossare di sotto, me l’hanno negata. Costretta a spostarmi tra le celle tra gli occhi di guardie uomini. Mi sono sentita umiliata e sono stata insultata".
Molte donne, come molte persone all’interno dei territori occupati, vengono imprigionate senza essere state sottoposte a un processo. Il loro arresto avviene spesso per affiliazione a organizzazioni messe al bando da Israele. “Inoltre – Conclude la Falcione - a prigioniere e detenute palestinesi vengono vietati la detenzione e l’utilizzo di oggetti come le penne: non possono leggere e non viene loro riconosciuto il diritto ad alcuna pausa ricreativa”.
Se il carcere e le dinamiche di reinserimento nella società, in uno Stato democratico, dovrebbero tenere conto delle esigenze specifiche del mondo femminile, come la maternità, la reintegrazione professionale e familiare. Le condizioni di carcerazione delle donne incinta e nel periodo dell'allattamento così come quelle che hanno in cura bambini piccoli, devono sempre tenere conto dell'interesse superiore del bambino, ma così, purtroppo, non è.
E' un circolo vizioso da cui non si uscirà mai: Israele ottiene una terra non sua, Palestina si oppone, ci sono scontri. Poi gli israeliani sparano ed arrestano o uccidono manifestanti, i palestinesi si fanno esplodere ed uccidono magari israeliani che nulla centrano. Ogni volta che qualcuno muore o subisce angherie, c'è un esercito o i parenti delle vittime che si vendicano.
RispondiEliminaIl tutto in una Terra che - per chi è credente - dovrebbe essere santa per più di una religione. Dovrebbe essere un tempio, una meta per tutti i religiosi, di pace. Invece è teatro di ogni sorta di violenza.
Paòlo, c'è un senso temo, nel fatto che tutto questo avvenga proprio su quella terra.
RispondiEliminaL'articolo però mi colpisce perchè parla delle donne e delle loro sofferenze infinite, che diventano un bagaglio enorme da portare in questo luogo senza pace da centinaia di anni.
Hai ragione è un circolo vizioso e le donne pagano un prezzo altissimo in dolore, privazioni, lutti...separazioni e morti, fisicamente e spiritualmente...
Abbraccio
Namastè
Le risoluzioni ONU per Israele sono state un optional
RispondiEliminanamastè
Già Francesco, neppure prese in considerazione :-/
RispondiEliminaBuona giornata
Namastè