di Luca Raio
Uno studio indipendente con foto e video smentisce le rassicurazioni di British Petroleum.
Uno studio indipendente avanza dubbi sul reale stato della fauna e della flora nel golfo del Messico; infatti un articolo apparso sul Guardian oggi dà voce ad uno scienziato, Samantha Joye, che smentisce, con video e diapositive, le rassicurazioni della Bp che aveva parlato di un ritorno alla normalità entro il 2012.
Samantha Joye è professore presso la Georgia University, ha effettuato immersioni sottomarine in prossimità del pozzo petrolifero della Bp colpevole della disastrosa marea nera.
Parla di un immersione che ha effettuato in dicembre a dieci miglia dal pozzo petrolifero, sul fondale avrebbe notato uno strato di melma marrone scuro depositata dello spessore di 4 cm.
Joye svela anche particolari preoccupanti, racconta che poche creature erano rimaste vive, per esempio alcuni granchi, ma ha notato subito che presentavano un’insolita debolezza ed apatia, infatti non scappavano una volta avvicinati. Un fatto piuttosto insolito per queste creature che di solito corrono a nascondersi, come racconta lei stessa: ”La maggior parte delle volte quando si và vicino a loro con un sottomarino, semplicemente scappano“, dice: “non scappavano, erano semplicemente seduti lì, storditi e stupefatti. Di certo non si comportavano normalmente. Credo che non sia sbagliato pensare che il 50% del petrolio è ancora in giro là fuori”.
Joye svela anche particolari preoccupanti, racconta che poche creature erano rimaste vive, per esempio alcuni granchi, ma ha notato subito che presentavano un’insolita debolezza ed apatia, infatti non scappavano una volta avvicinati. Un fatto piuttosto insolito per queste creature che di solito corrono a nascondersi, come racconta lei stessa: ”La maggior parte delle volte quando si và vicino a loro con un sottomarino, semplicemente scappano“, dice: “non scappavano, erano semplicemente seduti lì, storditi e stupefatti. Di certo non si comportavano normalmente. Credo che non sia sbagliato pensare che il 50% del petrolio è ancora in giro là fuori”.
Anche le diapositive fornite dallo scienziato sono inquietanti, infatti mostrano granchi, stelle marine e coralli sepolti sotto uno strato di melma che li soffoca e li uccide.
Anche il portavoce della National Oceanic and Atmospheric Agency (NOAA) non concorda con le visioni ottimistiche: “non ci sono le basi per concludere che il recupero del Golfo sarà completato nel 2012”. Dalla NOAA fanno anche notare che 60 miglia di costa sono ancora ricoperte di petrolio anche se la pulizia delle coste della Louisiana, Mississippi, Alabama e della Florida sta continuando.
Sicuramente non è quello che la gente vuole sentirsi dire e inoltre queste dichiarazioni non collidono con quelle del Congresso e della Bp che stanno cercando in tutti i modi di tranquillizzare l’opinione pubblica. Addirittura l’amministrazione Obama, il mese scorso, ha fornito alla Shell altri permessi per nuovi pozzi nelle acque profonde del Golfo del Messico.
La Bp comunque sembra aver scongiurato il rischio di fallimento che aveva corso all’apice della crisi di un anno fa, anche se dovrà pagare un ammontare di 4300 dollari per ogni barile di petrolio sversato in mare.
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