La Nestlè propone la borsa dell'acqua, mentre la Regione Toscana propone l'azionariato popolare
Della Nestlè si potranno dire tante cose, ma di sicuro non gli manca il senso degli affari. Non è un caso che una delle più grandi multinazionali della Terra abbia messo, da tempo, gli occhi sul business dell'acqua. Al punto da proporne, il 7 giugno scorso, la quotazione in Borsa nello Stato dell'Alberta in Canada.
A sentire i vertici della mega azienda, l'idea nasce dalla necessità di risolvere un'annosa questione locale legata alla concorrenza nel settore. L'acqua dell'Alberta è contesa dagli agricoltori locali che la utilizzano per irrigare i campi coltivati, e dalle compagnie petrolifere che la utilizzano per estrarre il petrolio dalle sabbie bitumose. Peter Brabeck, presidente della Nestlè, in un'intervista concessa alla Reuters, ha affermato che l'acqua dovrebbe essere trattata ''come il petrolio, dove é evidente cosa accade quando la domanda sale. Il mercato reagisce e le persone iniziano ad usarlo in maniera più efficiente''.
Il governo dell'Alberta pare molto interessato alla proposta e ha già approntato la prima mossa: creare una distinzione tra diritti alla terra e diritti all'acqua, di modo che il possesso della terra non implichi il diritto all'acqua che vi scorre.
Il solito ritornello: il privato che arriva in soccorso - molto ben renumerato - del pubblico sprecone. Qui si va addirittura oltre la privatizzazione di un bene comune, arrivando a teorizzare l'acqua come un bene sul quale speculare. "Affidare l'acqua alla borsa significa confiscare ai popoli della Terra un bene comune pubblico insostituibile per la vita, consegnando il futuro della vita di milioni di persone al potere di arricchimento di pochi grandi speculatori finanziari", ha commentato Riccardo Petrella, presidente dell'I.E.R.P.E (Istituto Europeo di Ricerca sulle Politiche dell'Acqua).
Questi i rischi che si corrono a trattare l'acqua come una merce. Una merce appetibile, visto che si stima in 300 milioni di euro i dividendi che le aziende legate alla gestione dell'acqua e quotate in Borsa distribuiscono ai loro soci ogni anno. In attesa che gli elettori italiani possano esprimersi sulla materia il 12 e il 13 giugno prossimi, ecco che la Regione Toscana - traumatizzata dalle esperienze di privatizzazione dei servizi idrici ad Arezzo e altrove - lancia un'idea innovativa per portare quel denaro nelle casse esclusivamente degli enti locali e non delle multinazionali private.
Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, ha annunciato il 6 giugno scorso che varerà una legge che permetterà ai cittadini di diventare i proprietari degli acquedotti e dell'acqua che bevono, grazie allo strumento dell'azionariato popolare. Una vera rivoluzione, che metterebbe fine alle mire speculative di coloro che sono assetati di profitto e produrrebbe i fondi necessari agli enti locali per gli investimenti necessari alla manutenzione degli impianti, per evitare gli sprechi.
http://it.peacereporter.net/articolo/28868/Assetati+di+profitto
ciao Rosa, non mi vorrei proprio sbagliare ma ne son certa ma cercherò di verificare ed eventualmente rettifico.
RispondiEliminala famigerata NESTLE' è uno dei possedimenti di b.
.. ecco il perchè ..
Complimentoni ad Enrico Rossi, mi sembra l'unica ancora di salvataggio nel caso non passi il referendum.
RispondiEliminami ripeto:
RispondiEliminasono gli ultimi affari che le multinazionali fanno con l'acqua.
Tra poco sarà il turno dell'aria che venderanno assieme al latte in polvere in comode bombolette.
Ciao FranciaScaR :-) non so se b. sia azionista della Nestlè che è sicuramente una multinazionale che lo travalica e comunque se lo fosse si troverebbe in ottima compagna con gran parte delle "famiglie dominanti" del mondo :-((
RispondiEliminaUn abbraccio cara.
Namastè
Beh Paòlo, in ogni caso, l'azionariato popolare è con ogni probabilità la strada maestra sulla quale avviare la risposta ai deliri efficientisti di chi l'acqua vorrebbe privatizzare.
RispondiEliminaAbbraccio
Namastè
Sì Gianni, temo anche io che presto tenteranno di brevettare e quotare in borsa anche l'aria che respiriamo.... e ci applicheranno un bel contatore che monetizzerà il respiro, pare grottesco, ma non è poi così impossibile, questi non conoscono limite e vergogna...mah :-((
RispondiEliminaUn abbraccione
Namastè
brava rosa, brava davvero ad aver trovato questa notizia e ad averla postata! qui ci sta proprio bene questa bellissima canzone :-)
RispondiEliminaHai ragione Nico, ci sta proprio bene ed inoltre è davvero bellissima! E infatti la posto, che ne dici? :-D
RispondiEliminaGrazie Nico, una serata buona ;-))
Namastè
Ho visto la Marcegaglia scagliarsi contro il referendum. Non l'avevo mai vista così ringhiosa, l'affare vale un sacco di pecunia sicura, rischio d'impresa pari a zero.
RispondiEliminaLascio questo link a un bel filmato sulle piazze di Spagna in questo ultimo mese.
http://vimeo.com/24680188
Buona notte,
Namastè
Hai ragione Paolo, il capitalismo "assistito" made in Italy, cui molto viene regalato e che nulla dà in cambio.
RispondiEliminaAl di là però, dei capitalisti nostrani, il problema sembra essere globale ed investire il mondo intero.
L'assalto all'acqua ed alle fonti energetiche è unversale. Solo se riusciremo a pensarlo in questo modo, potremo sperare di porvi rmedio...
Mi ha molto emozionata il video che mi ha segnalato, GRAZIE!
Ovviamente l'ho postato immediatamente ;-)))
Un abbraccio forte
Namastè