Stella Spinelli
Il congresso ha votato per togliere i paletti che proteggevano la foresta dall'aggressione di allevatori e latifondisti. Adesso la parola passa al presidente, che sola può porre il veto e salvare l'Amazzonia dalla distruzione
"L'Amazzonia è in serio pericolo: una delle due camere del Congresso del Brasile ha deciso di cestinare le leggi che oggi proteggono la foresta. Se non agiremo immediatamente la gran parte del polmone verde del nostro pianeta potrebbe essere distrutta". A lanciare l'allarme è Emma, Ricken, Alice, Ben, Iain, Laura, Graziela, Luis e tutto il resto del team di Avaaz.org, un'organizzazione no-profit e indipendente con 9 milioni di membri in tutto il mondo, che lavora affinché la voce della gente comune abbia un impatto costruttivo sulle decisioni globali, tanto che in molte lingue Avaaz significa proprio "voce". Questa volta la campagna che emerge campale sul loro sito riguarda appunto il dietrofront fatto dal parlamento brasiliano circa l'atteggiamento da tenere nei confronti della foresta amazzonica, già oggetto di un irreparabile saccheggio che ne sta minando l'ecosistema.
Sotto i due governi Lula, però, erano state approvate alcune leggi che ne limitavano l'assalto condannando gli autori, limitazioni sempre molto vaghe e insufficienti per molti militanti Verdi, ma meglio di niente. E quel niente è adesso dietro l'angolo, perché quei pochi paletti che sono stati completamente divelti dai deputati del nuovo Congresso, dietro l'impulso dei grandi proprietari terrieri e produttori agricoli rappresentati in parlamento dai ‘ruralistas', ma anche con l'appoggio di una parte della maggioranza di governo. Adesso l'unica speranza è Dilma Rousseff, il presidente delfino di Lula, che ha il potere di opporre il veto e congelare la situazione. La riforma prevede, fra l'altro, un'amnistia per coloro che hanno disboscato illegalmente in aree protette fino al 2008. Dilma Rousseff, già ai tempi del passaggio della riforma al Senato, si era detta contraria sia alla ulteriore deforestazione che all'amnistia, ma ancora non ha concretizzato questo dissenso. "Non sono favorevole a un rafforzamento della deforestazione, né a un'amnistia - aveva detto - perché dobbiamo capire che l'ambiente è qualcosa di molto prezioso che dobbiamo preservare ed è possibile farlo anche essendo uno dei principali produttori mondiali di alimenti".
"La decisione ha scatenato un' indignazione diffusa e manifestazioni in tutto il paese. E la tensione sta crescendo: nelle ultime settimane molti ambientalisti sono stati uccisi, probabilmente da criminali commissionati dai latifondisti che disboscano illegalmente le foreste - denuncia Avaaz -. Il tempo stringe, e ora stanno cercando di mettere a tacere ogni opposizione proprio mentre la legge è in discussione al Senato. Ma la Presidente Dilma può mettere il proprio veto, se solo riusciremo a convincerla che deve respingere le pressioni politiche nel paese e mostrarsi invece una leader a livello mondiale".
Gli ultimi martiri in difesa della terra e della natura sono Cláudio José Ribeiro da Silva e Maria do Espírito Santo, attivisti ambientalisti uccisi dietro casa il 24 maggio scorso, nel sud-est del Pará, cuore dell'Amazzonia. Erano leader del Consiglio Nazionale dei Lavoratori estrattivi (CNS), ossia i raccoglitori della gomma. Tre giorni più tardi è stato ucciso di fronte ai suoi familiari Adelino "Dinho" Ramos, il presidente del Movimento Camponeses Corumbiara, associazione di piccoli agricoltori amazzonici che si batteva contro le compagnie del legno. Ramos era sfuggito nel 1995 a un massacro in cui erano rimaste uccise 13 persone.
Il clima nell'Amazzonia brasiliana si è fatto sempre più teso a causa dei prezzi delle materie prime saliti alle stelle con un conseguente alto valore dei terreni. La lobby agricola ha spinto fino a riuscirci contro il Codice forestale che finora ha impedito che ampie fette di foresta pluviale venissero distrutte per fare spazio a colture e pascoli. Questo grazie alle norme che impongono ad agricoltori e allevatori di abbattere solo un quinto della foresta nei loro terreni, mantenendone l'80 per cento intatta. Una norma comunque largamente ignorata. Secondo la Commissione Pastorale della Terra (Comissão Pastoral da Terra), infatti, 393 persone sono state uccise nelle controversie legate alla proprietà della terra tra il 2000 e il 2010. E i colpevoli sono raramente puniti.
La maggioranza dei brasiliani è contro la modifica delle leggi che proteggono le foreste, ma le loro voci si scontrano con quelle della lobby dei latifondisti. E il governo è in mezzo. "Ora sta a noi alzare la posta e fare della protezione dell'Amazzonia una battaglia globale. Uniamoci in un appello enorme per fermare gli omicidi e la deforestazione illegale, e soprattutto per salvare l'Amazzonia". La petizione, che è possibile firmare cliccando qui, sarà consegnata a Dilma non appena verranno raggiunte le 500.000 firme.
"L'Amazzonia è fondamentale per la vita sulla terra, visto che ben il 20 percento del nostro ossigeno e il 60 percento dell'acqua dolce provengono dalle sue magnifiche foreste pluviali. E' per questo che è cruciale che tutti noi la proteggiamo - insiste il team -. Ma il Brasile è un paese che sta crescendo a ritmi da record, nel tentativo di far uscire dalla povertà decine di milioni di persone, e la pressione in favore della deforestazione e dell'estrazione di minerali è molto forte. Ed è questo il motivo per cui il paese sta per abbandonare la protezione dell'ambiente. Gli attivisti del posto sono stati uccisi, minacciati e fatti tacere, e ora sta anche a noi mettersi dalla parte dei brasiliani e chiedere ai politici brasiliani di essere coraggiosi".
"Negli ultimi 3 anni - concludono - i membri brasiliani di Avaaz hanno fatto passi avanti enormi e hanno portato avanti campagne che vanno verso il mondo che vogliamo: hanno ottenuto una coraggiosa legge anti-corruzione, hanno fatto pressione sul governo per chiedere di giocare un ruolo cruciale all'ONU, proteggere i diritti umani e intervenire in favore della democrazia in Medio Oriente, in Africa e altrove. Ora che coraggiosi attivisti brasiliani sono stati uccisi per avere protetto una preziosa risorsa naturale per tutti noi, uniamoci e costruiamo un movimento internazionale per salvare l'Amazzonia e proclamiamo il Brasile come leader internazionale anche questa volta".
Ho firmato l'appello di Avaaz, non so a quanto possa servire, ma è sempre una forma di pressione
RispondiEliminanamastè
http://www.avaaz.org/it/save_the_amazon/?cl=1132716539&v=9448
Ciao Francesco, ho firmato anche io qualche giorno fa l'appello di Avaaz e come te, mi chiedo se possa servire davvero a qualcosa, ma è comunque una forma di dissenso, che si spera venga presa in considerazione...
RispondiEliminaTi abbraccio^^
Namastè
L'Amazzonia è uno degli ultimi baluardi nella natura.
RispondiEliminaSperiamo nella saggezza di chi governa in Brasile.
Eh sì Costantino, speriamo che Dilma ricordi gli impegni sui quali è stata eletta, fra i quali, quello di salvare e proteggere l'Amazzonia.
RispondiEliminaUn abbraccio ^^
Namastè
Come detto altrove, questa Dilma mi sembra alquanto imborghesita ...
RispondiEliminaUltimamente i governanti del Brasile mi stanno parecchio sulle scatole... :-/
RispondiElimina@Adriano
RispondiEliminavero, speriamo che mantenga le sue promesse però... sarebbe sufficiente :-)
Abbraccio
Namastè
@Giulio
RispondiEliminaEh già, hanno comportamenti molto dicutibili e prendono decisioni che, sinceramente non capisco :-((
Namastè