fonte: Liberazione.it
FIRENZE- «Uno dopo l'altro chiudono i battenti i centri antiviolenza sparsi su tutto il territorio nazionale, soffocati dai debiti per i tagli e per l’assenza totale di finanziamenti già stanziati, nel silenzio assoluto di mass media nazionali e senza alcun intervento da parte delle istituzioni per salvare strutture che da anni sostengono donne e minori vittime di ogni tipo di violenze».
La conseguenza è che «le donne che hanno subito violenza o che per anni hanno subito maltrattamenti, violenze psicologiche, economiche e vessazioni, non avranno nessun sostegno, né psicologico né legale, e nessuna possibilità di recupero in un Paese che non ritiene necessario il servizio e l’esistenza dei centri antiviolenza». E’ la denuncia lanciata da Alessandra Bagnara, presidente di D.i.Re (Donne in rete contro la violenza onlus) in una lettera inviata al ministro alle pari opportunità Mara Carfagna, al quale si chiede «che fine ha fatto il Piano Nazionale contro la violenza di genere e soprattutto dove sono i 18 milioni di euro di stanziamento che dovevano essere redistribuiti sul territorio nazionale e gestiti da parte del ministero delle Pari Opportunità».
«Malgrado le donne continuino a essere stuprate, maltrattate e uccise, e malgrado l’aumento della violenza domestica sia ormai accertata in tutta Europa – si spiega nella lettera - il Governo e gli enti locali italiani continuano a tagliare fondi su un problema che non è né individuale né di sicurezza ma collettivo e di informazione, e su cui lo stesso Parlamento Europeo ha dato chiare direttive sul sostegno degli Stati Membri alle Ong che gestiscono i centri antiviolenza attivi sul territorio».
La conseguenza è che «le donne che hanno subito violenza o che per anni hanno subito maltrattamenti, violenze psicologiche, economiche e vessazioni, non avranno nessun sostegno, né psicologico né legale, e nessuna possibilità di recupero in un Paese che non ritiene necessario il servizio e l’esistenza dei centri antiviolenza». E’ la denuncia lanciata da Alessandra Bagnara, presidente di D.i.Re (Donne in rete contro la violenza onlus) in una lettera inviata al ministro alle pari opportunità Mara Carfagna, al quale si chiede «che fine ha fatto il Piano Nazionale contro la violenza di genere e soprattutto dove sono i 18 milioni di euro di stanziamento che dovevano essere redistribuiti sul territorio nazionale e gestiti da parte del ministero delle Pari Opportunità».
«Malgrado le donne continuino a essere stuprate, maltrattate e uccise, e malgrado l’aumento della violenza domestica sia ormai accertata in tutta Europa – si spiega nella lettera - il Governo e gli enti locali italiani continuano a tagliare fondi su un problema che non è né individuale né di sicurezza ma collettivo e di informazione, e su cui lo stesso Parlamento Europeo ha dato chiare direttive sul sostegno degli Stati Membri alle Ong che gestiscono i centri antiviolenza attivi sul territorio».
Nella lettera si fa riferimento ad alcuni centri antiviolenza costretti a ridurre o chiudere le proprie attività.
«A Viterbo il centro Erinna si è visto revocare il suo mandato, rinnovato per tre anni nel 2009, un anno prima della sua conclusione, febbraio 2012, dal presidente della provincia, Marcello Meroi, che pur essendo andato a verificare di persona il centro, ha fatto sapere che sarà indetto un bando per permettere anche a altre organizzazioni di partecipare, senza però preoccuparsi né di far concludere il lavoro al servizio già presente sul territorio e senza preoccuparsi del buco che l’utenza avrà nel periodo di transizione che vedrà spazzato via anni di lavoro e di esperienza sul campo».
«A Messina – continua la lettera - le feste e le sottoscrizioni non bastano più a colmare un sistema in cui gli enti locali sono ormai bloccati e non finanziano più niente a nessuno, e dove le donne violentate e maltrattate vengono considerate secondarie rispetto a altri problemi presenti nel territorio».
Si parla anche di Belluno, «dove non esiste una legge per i centri antiviolenza e dove anche la casa rifugio è stata chiusa e dove i progetti per i bambini vengono finanziati da privati».
E poi Catania, «dove ormai si vive alla giornata in quanto gli enti locali fanno finta di non riconoscere il problema, e dove già nel 2007 è stata chiusa la casa rifugio».
Non manca Roma, «dove il centro Lisa non ha più i soldi per pagare l’affitto ed è sotto sfratto perché l’Ater non riconosce lo scopo sociale della onlus e quindi non dà la possibilità di riduzione del canone malgrado la tipologia di lavoro che viene svolto.
Infine Gorizia, «dove i finanziamenti sono stati drasticamente tagliati» e Cosenza, «dove l’anno scorso è già stata chiusa la casa rifugio e dove si attende l’esito del bando regionale che è stato presentato dopo un periodo di assenza totale di qualsiasi sostegno pubblico».
Passo la notizia su FB..ti leggo sempre con interesse...sereno Vissuto Rosa accompagnato da un raggio di Sole..
RispondiEliminaDandelìon
Grazie Dandelìon!
RispondiEliminaUn forte abbraccio^^
Namastè
Che peccato... chiudere questi centri, se il Popolo Italiano è amato nel mondo... in tante cose...lo dobbiamo alle Donne Italiane... che con coraggio riescono a fare più dei maschi ...maschilisti e padroni di non so che cosa... Difenderle con ogni mezzo... ci vuole l'espulsione a vita per coloro maltrattano le donne Italiane... e si...non siamo migliori di Altri ... nel mondo le Donne le rendono schiave...e pupazzi che si credono uomini... si danno arie...nel dire che la propria donna la picchiano...e gli danno solo il minimo per andare avanti... Le Donne Italiane dovrebbero camminare con la pistola sempre... con ordine di far fuori tutti i maschi buoni a nulla ...
RispondiEliminaChi li difenderà adesso? Dove stiamo andando? può essere che il Popolo Italiano si sia arreso a tanta violenza?
Maledetta TV...che ci ha reso insensibili a tanta Violenza... Le Donne Italiane Vanno difese e salvaguardate... Perchè Sono Loro che hanno reso l'Italia...Bella in ogni cosa ... Viva Le Donne ... Dolbyjack!
@Dolbyjack
RispondiEliminaE' vero, purtroppo, non siamo affatto migliori degli altri e pur con tutta la nostra supponenza rischiamo di non essere nemmeno più civili, solamente più ipocriti e perbenisti.
Chiudere i centri significa, implicitamente lasciare a sè stesse le donne maltrattate, non riconoscere che esista il problema.
Lascerei la pistola ai maschi che sentono il bisogno di affermare la propria superiorità :-)
Un abbraccio ^__^
Namastè
Continuano gli attacchi allo stato sociale, purtroppo!
RispondiEliminaGià Adriano è così...e le conseguenze sono quasi sempre drammatiche!
RispondiEliminaAbbraccio^^
Namastè
Una vergogna, non trovo altra parola per commentare quest'ennesimo attacco alo stato sociale e soprattutto alle persone più deboli.
RispondiEliminaCome per gli insegnanti di sostegno, anche in questo caso l'assistenza a persone che si trovano in difficoltà per causa altrui, viene vista come una spesa superflua.
Ciò è indegno per uno stato che si definisca civile.
Se non ti dispiace riporto il tuo post sul mio blog, grazie.
a presto
Caio Rosa, a volte bisogna essere folli e vedere le cose da un'altra prospettiva ... positiva, per chi vuole coglierla. Il mitico stato sociale sta per essere smantellato per cui ai cittadini viene posta ora davanti la scelta o accettare passivamente (ma lamentandosi)tale ennesimo negativo fatto o decidere di diventare adulti e crearsi una organizzazione sociale UMANA.
RispondiEliminaSe facciamo la prima scelta però poi dovremo avere almeno la dignità di non lamentarci.
Se facciamo la seconda scelta tutto può diventare una splendida avventura.
Questa cosa è vergognosa, ed ingiusta.
RispondiEliminaCiao Wiska, non mi spiace affatto, anzi, devi!
RispondiEliminaGuarda caso i tagli orizzontali hanno colpito i portatori di handicap, i poveri, le famigle disagiate, le donne in difficoltà, i migranti...sempre i più deboli.
Quando la ragioneria si confonde con l'eugenetica. in questa società della bellezza, dell'esaltazione del successo e della richezza...c'è sempre meno posto per deboli ed ultimi.
Nel caso delle donne poi, molti, troppi, non vedono l'ora di ricacciarle dietro ai fornelli, di privarle di ogni diritto, magari mascherando tutto con costi e ricavi.
Grazie per la condivisione, un abbraccione e buon fine settimana ^__^
Namastè
@Anonimo
RispondiEliminaSono d'accordo, la risposta sta nella mutualità e nella solidarietà, questo potrebbe addirittura farci crescere.
Non che la chiusura dei centri, sia una cosa positiva, tutt'altro.
Ma l'occassione di ritrovare valori fondamentali, potrebbe e dovrebbe essere colta.
Un abbraccio e buon fine settimana^^
Namastè
Ciao Kylie, hai ragione :-((
RispondiEliminaBacione^^
Namastè
E' una realtà desolante.
RispondiEliminaIn una società ideale, dove si riconosca il valore del rispetto, le donne in difficoltà verrebbero aiutate dalla comunità stessa - ed è vero che riscoprendo i valori umani si creerebbe una forte difesa a favore di chi è indifeso.
Il fatto è che la società è tutt'altro che perfetta, anche se non manca chi ha la volontà di fare del bene, si è perso lo spirito della comunità, e quindi la chiusura di questi centri è un problema grave.
A presto... un abbraccio
Ciao Giada...è vero anche, che la nostra società non riesce ad avere i valori di solidarietà, che dovrebbero caratterizare una società sana.
RispondiEliminaQuindi la negazione e la chiusura dei centri è grave.
La risposta però è anche nella solidarietà e nel tentativo di trovarli questi valori. Senza di essi sarebbe infatti impossibile immaginare una società diversa da questa, migliore è più umana.
L'ideale non sarebbe avere tanti centri antiviolenza, che pure servono, ma non avere violenza sulle donne.
Ricambio l'abbraccio ^__^
Namastè
anche questa notizia che non passa per i media, è un vergognoso segnale di come la nostra politica non consideri prioritarie certe strutture fondamentali per la donna.
RispondiEliminagiordan
Ciao Giordan, benvenuto :-)
RispondiEliminaSono d'accordo, non a caso, uno dei movimenti di protesta maggiormente radicati e diffusi in questi giorni è "Se non ora quando" influenzato dalle tematiche femminli.
Le donne sono fra le più colpite dai tagli orizzontali e ragionieristici, nel diritto al lavoro, ma non solo, qui si parla di difesa delle libertà fondamentali.
Un saluto e un abbraccio, a presto ^__^
Namastè