Dopo l'11 settembre aumentano i contratti multimilionari del dipartimento della Difesa Usa con alcune famose multinazionali tra cui Pepsi, FedEx, Bp
Ogni anno gli Stati Uniti investono miliardi di dollari in appalti con grandi compagnie militari private tra cui la Lockheed Martin, la Boeing e la Northrop Grumman. Le truppe americane in missione all'estero, però, non hanno bisogno solo di rifornimenti militari e sempre più nel mercato della guerra si inseriscono grandi corporation 'civili', che si aggiudicano grosse fette della spesa militare americana.
La compagnia petrolifera Bp ha firmato nel 2001 un contratto da 357 milioni di dollari con il Dipartimento della Difesa statunitense. Lo scorso anno il valore del contratto è salito a 1 miliardo, aumento comprensibile se si considera che, come sottolinea la rivista Foreign policy, i militari americani in Afghanistan bruciano 22 galloni di carburante al giorno per soldato.
Un'altra azienda con una stretta collaborazione con il Pentagono è la compagnia di spedizione FedEx. A fine 2010 l'impresa ha ricevuto 1,4 miliardi dal dipartimento della Difesa, di cui 182 milioni di dollari per trasportare frutta e verdura fresca alle truppe americane in missione.
La Dell rifornisce da diversi anni le forze armate statunitensi di dekstop e laptop, ma il valore dei suoi rifornimenti è sensibilmente aumentato dopo l'11 settembre. Nel 2001 la Dell ha ricevuto dal Pentagono 65 milioni di dollari, conto che nel 2009 è salito a un totale di 731 milioni. In dieci anni il rifornimento di materiale informatico all'esercito Usa ha fatto entrare nelle tasche della compagnia 4,3 miliardi di dollari.
La corporation dell'industria alimentare Kraft ha firmato nel 2001 un contratto con il dipartimento della Difesa da 148 milioni di dollari, il cui valore è ora salito a 373 milioni.
Nel 2010 la Pepsi ha firmato un accordo multi-milionario per rifornire l'Esercito, la Marina e l'Aviazione e i suoi contratti con il dipartimento della Difesa hanno raggiunto il picco di 217 milioni di dollari. Contemporaneamente, anche la Coca-Cola avrebbe firmato un contratto leggermente superiore per rifornire di bevande l'apparato militare americano.
Mentre il governo statunitense iniziava a sentire il peso del debito pubblico, la spesa militare continuava a lievitare a causa delle due guerre in Afghanistan e in Iraq e di un' intricata rete di appalti al settore privato. In tempi incerti, le compagnie 'civili' hanno cercato così di ritagliarsi il proprio spazio nel settore militare statunitense che, putroppo, non è mai in crisi.
La compagnia petrolifera Bp ha firmato nel 2001 un contratto da 357 milioni di dollari con il Dipartimento della Difesa statunitense. Lo scorso anno il valore del contratto è salito a 1 miliardo, aumento comprensibile se si considera che, come sottolinea la rivista Foreign policy, i militari americani in Afghanistan bruciano 22 galloni di carburante al giorno per soldato.
Un'altra azienda con una stretta collaborazione con il Pentagono è la compagnia di spedizione FedEx. A fine 2010 l'impresa ha ricevuto 1,4 miliardi dal dipartimento della Difesa, di cui 182 milioni di dollari per trasportare frutta e verdura fresca alle truppe americane in missione.
La Dell rifornisce da diversi anni le forze armate statunitensi di dekstop e laptop, ma il valore dei suoi rifornimenti è sensibilmente aumentato dopo l'11 settembre. Nel 2001 la Dell ha ricevuto dal Pentagono 65 milioni di dollari, conto che nel 2009 è salito a un totale di 731 milioni. In dieci anni il rifornimento di materiale informatico all'esercito Usa ha fatto entrare nelle tasche della compagnia 4,3 miliardi di dollari.
La corporation dell'industria alimentare Kraft ha firmato nel 2001 un contratto con il dipartimento della Difesa da 148 milioni di dollari, il cui valore è ora salito a 373 milioni.
Nel 2010 la Pepsi ha firmato un accordo multi-milionario per rifornire l'Esercito, la Marina e l'Aviazione e i suoi contratti con il dipartimento della Difesa hanno raggiunto il picco di 217 milioni di dollari. Contemporaneamente, anche la Coca-Cola avrebbe firmato un contratto leggermente superiore per rifornire di bevande l'apparato militare americano.
Mentre il governo statunitense iniziava a sentire il peso del debito pubblico, la spesa militare continuava a lievitare a causa delle due guerre in Afghanistan e in Iraq e di un' intricata rete di appalti al settore privato. In tempi incerti, le compagnie 'civili' hanno cercato così di ritagliarsi il proprio spazio nel settore militare statunitense che, putroppo, non è mai in crisi.
dalla lettura di questo documentato elenco di forniture “civili” per sostenere logisticamente ben due guerre che inghiottono enormi quantità di risorse confesso di non riuscire a trarre alcun insegnamento pratico al di là di uno scontato e ormai generico rifiuto della guerra
RispondiEliminal'articolista critica le multinazionali che si avvantaggiano delle guerre per fare affari ma basterebbe aprire un testo di storia (a cominciare dalle guerre puniche) e troverebbe che “good for few bad for most” è lo slogan più citato
se invece volesse suggerire che senza il sostegno delle suddette multinazionali la guerra sarebbe impossibile, sempre la storia ci insegna che ai tempi dei grandi movimenti di massa e dei grandi condottieri le risorse, fornite alla guerra dalle vituperate Bp o Coca-Cola attuali, venivano reperite in loco a spese delle misere popolazioni che davano in tal modo, spesso a prezzo della vita, un sostegno “forzoso” alla guerra in corso
quindi pur essendo apprezzabile l'idea di fornire informazione anche su questi argomenti (ma, ripeto, sarebbe troppo ingenuo pensare che il lettore non lo abbia già pensato da solo) mi sembra che manchi lo “scopo primario”: non sono le industrie a generare la guerra ma l'incapacità o la malafede dei governanti a trovare soluzioni alternative altrettanto efficaci per risolvere le questioni internazionali
nel caso specifico ci si può chiedere ragionevolmente se non ci fossero altri mezzi, meno emotivi di una guerra di ritorsione, per liberarsi dall'incubo nazionale dell'11 settembre e contrastare efficacemente il terrorismo internazionale che proprio perché tale dovrebbe a fil di logica essere combattuto da una rete di alleanze appunto internazionale
concludo dicendo che l'America sbaglia non nell'usare le forniture delle multinazionali (che, ricordiamolo, fanno affari d'oro anche in tempo di pace) ma nell'assumere sempre su di sé compiti eccessivi anche per le forze di una grande nazione democratica: la globalizzazione dovrebbe permettere o imporre altre vie di leadership politica ed economica
un cordiale saluto
Ciao oude!
RispondiEliminaSicuramente le guerre, tutte le guerre, in ogni tempo hanno sempre rappresentato un ottimo affare per alcuni ed una pessima avventura per altri. Sempre il potere, qualsiasi forma di potere, ha tratto giovamento ed ha nascosto ogni sua indicibile magagna con una bella guerra.
Detto questo è innegabile che dal secondo conflitto mondiale, con l'intervento diretto degli States in guerra, questo sia entrato nei manuali di economia e che l'intervento dirretto delle major nelle guerre sia diventato "organico" e "teorizzato" in chiave di rilancio economico.
Non è un caso e non ha nulla a che fare con la democrazia che gli States non abbiano mai smesso di combattere da allora.
Credo che questo volesse dimostrare l'articolo. Sono d'accordo che la guerra non abbia connessione diretta con le major, ma sono altrettanto certa che oggi per loro rappresenti un ottimo affare...e non sono così convinta che in questa fase farebbero poi questi gran affari d'oro senza la guerra.
Buon pomeriggio, un abbraccio ^^
Namastè
ci rimane solo il boicottaggio....
RispondiEliminaCiao Cirano, sì concordo...proprio perchè il potere tenta di inserire la guerra eterna come sfondo necessario al mantenimento della sua economia e ci passa l'idea che guerra e mantenimento del nostro tenore di vita siano collegati.
RispondiEliminaBoicottaggo e decrescita...sono scelte non violente e molto efficaci.
Abbraccio ^^
Namastè
Troppe lobby al mondo. Grazie per gli auguri, saluti a presto
RispondiEliminaCiao Cavaliere, sì davvero troppe e soprattutto troppo ingorde ed assetate!
RispondiEliminaGli auguri sono d'obbligo! Te li rinnovo anche qui ^___^
Abbraccio
Namastè
A me farebbe persino schifo comprare una qualsiasi cosa ad un'asta giudiziaria.
RispondiEliminaCiao Rosa, passo soprattutto per un sentitissimo saluto.
Namastè
Ah sì Paolo nemmeno dipinti sui muri...si dice da me, resistenza all'acquisto e consapevolezza!
RispondiEliminaRicambio il saluto!
Namastè