lunedì 2 gennaio 2012

BLACKOUT

tratto da:  StampaLibera
di Gianni Tirelli

Siamo a tal punto dipendenti dal Sistema e dalle sue logiche perverse, che se venisse a mancare per una sola settimana l’energia elettrica, la nostra quotidianità si trasformerebbe in un campo di battaglia – dopo un solo mese, ogni città apparirebbe un ospedale da campo a un cimitero di guerra, e dopo un solo anno, di questo mondo non resterebbe che cenere, fumo e macerie!
Mai nella storia del mondo si era prospettata una tale eventualità e questo dato la dice lunga riguardo alla stupidità dell’uomo di questo secolo, ammaliato e asservito alle lusinghe e alle seduzioni di una modernità canaglia e foriera di sventure.
Chi mai avrebbe potuto solo immaginare che un giorno, ogni azione, pensiero e parola di ogni singolo individuo della terra, sarebbero stati condizionati e manipolati da un progetto di omologazione e di schiavitù oltre i confini della realtà? Un’arma di ricatto, senza precedenti, che come una spada di Damocle pende sulle nostre teste – una maledizione che abbiamo fomentato in virtù dei nostri comportamenti insensati.
La Grande Paura non è pertanto relativa alle armi di distruzione di massa (tecnologiche, chimiche e batteriologiche), ma alla possibilità percepita che a breve ci stacchino la spina.

Presto, i costi dell’energia prodotta e relativi rincari sulle bollette, saranno talmente esorbitanti da rendere improponibile qualsiasi altra condizione, offerta e opzione – al punto che saremo costretti a limitare al massimo i consumi, in una sorta di volontario BLACKOUT che finalmente ci costringerà (volenti o nolenti) a rivedere, riscoprire e recuperare le ragioni di uno stile di vita che un tempo limitava l’utilizzo energetico all’essenziale in una condizione di sobrietà e dignitosa autonomia. Un concetto da me espresso fino alla nausea, in molti dei miei articoli e per lo più snobbato e sottovalutato da quella moltitudine di ignavi che come beoti brancolano fra le fitte nebbie del girone degli ottusi.
La possibilità dunque di un BLACKOUT GLOBALE che si pensava ascritta nel novero, delle ipotesi catastrofiste, è oggi una eventualità palpabile e reale. Arrivare impreparati e disorganizzati al giorno di quel fatidico momento, ci preclude ogni speranza di salvezza. E’ un destino ineluttabile! Un atto dovuto, che la vita, in virtù delle sue ragioni, si appresta a compiere, perché l’equilibrio e l’armonia del tutto si riappropino dei loro posti di comando e perché niente e nessuno si frapponga ad interrompere quel meccanismo perfetto e imperturbabile che, all’origine, ha deciso ogni cosa.
E’ arrivato il momento di alzare il culo dal divano delle libertà e impugnare la zappa per produrre vera energia!!
Ed è l’energia, oggi, è il vero cancro di questo secolo nefasto! Le sue metastasi, hanno intaccato i gangli vitali della società, e incenerito gli ultimi barlumi di residua consapevolezza!!
La sola energia rinnovabile e sostenibile siamo noi, ed è racchiusa nella forza delle nostre braccia, e in quella passione mortificata ridotta a flebile fiammella ai margini del nostro cuore.
Sono in molti a non credere alla possibilità che il mondo stia per collassare!
Una seconda categoria di fanatici e cultori di profezie, al contrario, è convinta della prossima fine del mondo (apocalisse).
Quelli come me, un’estrema minoranza di osservatori sereni e disincantati sanno, con matematica certezza che, presto, il sistema Liberista Relativista imploderà su se stesso e, dolore follia e morte, si spartiranno questa terra.
Una quarta e affollata categoria, che chiamerei di androidi zombeggianti (diversamente da tutte le altre), vive la realtà presente, come una sorta di moderno paradiso terrestre, condividendone ogni mostruosità, e respirandone ogni fetore. Sono gli stessi che hanno prodotto la fine.
Si, siamo alla fine, comunque la si voglia immaginare!
Tornare al passato, è il percorso più praticabile e meno utopico, contrariamente del perseverare in questa direzione.
Solo con un radicale intervento di riconversione del Sistema Liberista Relativista, potremo limitare i danni di una tragedia annunciata dai contorni apocalittici.

2 commenti:

  1. Cara Rosa, da alcuni anni sono convinta di questo.
    A volte mi capita di scrivere o di esprimere il concetto che estrapolo dal tuo post:
    "Tornare al passato, è il percorso più praticabile e meno utopico, contrariamente del perseverare in questa direzione."
    Purtroppo quasi tutti mi rispondono che tornare indietro non è più possibile. E mi cadono le braccia ...
    Un forte abbraccio cara amica e auguri di un Sereno Anno Nuovo a te e ai tuoi cari.
    Ciao,
    Lara

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  2. Cara Lara, quello che, purtroppo, non vogliono capire è che non si tratta di tornare indietro, ma di modificare il modo in cui si avanza...cambiare le premesse, non essere unicamente energivori e dannosi, non dilapidare il patrimonio delle risorse del pianeta, affidarci alle energie rinnovabili, accettare la compatibilità come premessa fondamentale e la sostenibilità come metodo.
    Non porre il PIL e la crescita come unici parametri, dando loro un peso ed una importanza assolutamente abusati, decrescere felicemente.
    La condizione della decrescita ci verrà comunque imposta dall'ordine delle cose, nonostante tutta la montagna di inutili parole dedicate alla crescita ininterrotta e l'elogio del capitalismo di marca bancario europeista. Se non t'ascoltano, se ti sottovalutano....sono loro a sbagliare amica mia!
    Ricambio di cuore l'abbraccio e gli auguri!
    Namastè

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