fonte: Vita nel petrolitico
"Ricordate l'incidente della Bp nel Golfo del Messico?", ha detto l'amministratore delegato dell'ENI, Paolo Scaroni, in un seminario milanese a porte chiuse: "Ebbene,
unica al mondo l'Italia ha risposto con una legge che impedisce lo
sfruttamento di petrolio e di gas praticamente in tutti i mari italiani". Poi prosegue affermando che eliminare questi vincoli porterebbe investimenti, creazione di 70 mila nuovi posti di lavoro e 40 miliardi euro di entrate per lo Stato in 20 anni.*
AVETE
LETTO BENE, è l'ultimo stadio dell'era industriale. Siamo a messaggi
contraddittori dal punto di vista della logica, che fanno leva su un
esasperato aziendalismo. Basta eliminare via via ogni vincolo, regola di
condotta morale o limite eco-logico e l'azienda con la sua etica
speciale e la sua tecnologia miracolosa è garanzia eterna di produzione
di capitale, lavoro, denaro. Vorrebbero un futuro senza alcun'altra
legge che l'obbligo di trasformazione del Tutto (dall'albero al
giacimento di petrolio) in utili... Ricordatevi le parole di Paolo
Scaroni, sono quelle su cui si è fondata e si giustificherà la
distruzione naturale, culturale, sociale e pure quella economica
dell'Italia. Mi chiedo se lui stesso ci crede o deve dire cose del
genere per le raffinate ed etiche platee che pendono dalle sue labbra...
"Maledetti
vincoli, maledette profondità marine, maledetta natura e maledette
leggi che ci impediscono di produrre!" avrà pensato... Ma perchè non
aboliamo qualsiasi legge? Ora? Il PIL schizzerebbe in alto fino al
soffitto ed oltre: immaginate soltanto di poter tagliare e vendere
all'estero tutto il legname esistente in Italia, esporteremmo legna per
miliardi di Euro, potremmo ripagare tutti i nostri debiti ed anzi
indebitarci senza problemi per un altro secolo, certo per poi ritrovarci
sotto maree di fango per i vent'anni a venire e senza più la garanzia
di fertilità dei suoli a monte e pure a valle, forse per secoli ("no trees, no men").
Nel
finale del libro di Diamond sul collasso delle società industriali, si
dice che l'ultimo abitante dell'Isola di Pasqua davanti all'ultimo
albero avrebbe scelto di tagliarlo al grido di "più lavoro, meno
alberi". Si è molto speculato su questa frase, io ho la mia personale
visione a riguardo: la decisione del povero disperato di scegliere più
lavoro è dettata dall'assoluta mancanza di lucidità... Il problema
dell'ultimo uomo dell'Isola di Pasqua è appunto che è rimasto l'ultimo,
in preda alla follia della solitudine, e in quest'ottica non ha senso
chiedersi se sia giusta questa o quella sua decisione in merito al
capitale naturale ancora esistente attorno a lui, in ogni caso ha perso la testa
ed il senso, non potrà forse che replicare l'ultima azione sensata che
ha permesso a lui di esistere: distruggere l'attorno per costruire una
fuga. La metafora è che non importa quanto si gestirà l'era industriale,
a termine tutto il capitale sarà annullato se verrà a mancare la
garanzia che è il capitale naturale stesso: fertilità dei suoli, alberi,
giacimenti minerari, uomini umani... A termine, tutti gli uomini (tranne l'ultimo) hanno perso se partecipano all'era industriale con ottica competitiva.
Tornando
alle frasi in alto, forse Scaroni semplicemente non conosce l'entropia,
il futuro anteriore, il passivo o i sinonimi e contrari: non importa
quanto produrremo se poi avremo prodotto tutto, perchè quando tutto sarà
stato prodotto tutto giacerà istaneamente distrutto.
*di Gianluca Di Feo e Primo Di Nicola per "l'Espresso"
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