Con le sue sole forze, Jadav 'Mulai' Payeng, nativo indiano, ha trasformato un esteso banco di sabbia lungo le rive del fiume Brahmaputra in una rigogliosa foresta di 550 ettari. Nel corso di trent'anni una zona sterile è stata invasa da una grande biodiversità di flora e fauna selvatiche, comprese specie in via di estinzione.
Il Cambiamento
di Laura Pavesi
Jadav 'Mulai' Payeng ha trasformato un esteso banco di sabbia lungo le rive del fiume indiano Brahmaputra in una rigogliosa foresta di 550 ettari
Jadav 'Mulai' Payeng
è il protagonista di una storia che ha dell’incredibile: da solo ha
trasformato un esteso banco di sabbia lungo le rive del fiume indiano
Brahmaputra in una rigogliosa foresta. Payeng, nativo del Distretto di
Jorhat (nello Stato nord-orientale di Assam) e noto tra la popolazione
locale come 'Mulai', nell’arco di 30 anni è riuscito a rimboschire una superficie di circa 550 ettari.
La sua foresta,
conosciuta da tutti come 'Mulai Kathoni' o 'la foresta di Mulai', è
diventata l’habitat ideale per centinaia di cervidi, conigli, scimmie ed
innumerevoli varietà di uccelli. Ciò che una volta era uno sterile
banco di sabbia vicino al suo villaggio natale, oggi è un rifugio sicuro
per specie in via di estinzione come i rinoceronti unicorno e le tigri
reali del Bengala (la cui piccola comunità, di recente, è aumentata
grazie alla nascita di due cuccioli).
Payeng, che oggi ha
48 anni, ha cominciato a lavorare alla sua foresta intorno al 1980, poco
più che adolescente, quando, dopo una lunga serie di inondazioni, trovò
la spiaggia del Brahmaputra invasa da una moltitudine di rettili senza
vita. Payeng, che all’epoca aveva solo 17 anni, prese una decisione che
gli cambiò la vita: “I serpenti erano morti di caldo, poiché non c’erano
alberi sotto cui ripararsi. Mi sono seduto e ho pianto. È stata una
carneficina”, ha raccontato. “Ho avvertito il Dipartimento Forestale e
chiesto loro di piantare degli alberi. Mi hanno risposto che qui
non sarebbe cresciuto niente. Anzi, hanno chiesto a me di provare a
piantare dei bambù. Non mi ha aiutato nessuno. È stata davvero dura, ma
ce l'ho fatta”.
La 'foresta di Mulai' è un rifugio sicuro per specie in via di estinzione come i rinoceronti unicorno
Mulai
decise di lasciare la scuola e la sua casa natale per andare a vivere
da solo su quel banco di sabbia. Passava le giornate osservando le
piante crescere e così, nel giro di pochi anni, la spiaggia era
diventata un bosco di bambù. “È stato allora che ho deciso di piantare
alberi adatti alla zona. Li ho raccolti e li ho piantumati qui. Dal mio
villaggio ho portato delle formiche rosse, che mi hanno morsicato un
sacco di volte. Le formiche rosse migliorano la qualità del suolo. È
stata un’esperienza incredibile”, ha spiegato Payeng.
A poco a poco, una zona sterile è stata invasa da una grande biodiversità
di flora e fauna selvatica, specie in via di estinzione comprese.
“Anche gli uccelli migratori hanno cominciato a vivere qui. Dopo anni e
anni, sono arrivati gli avvoltoi. La presenza della fauna selvatica ha
attirato i predatori”. Ancora oggi, Payeng prosegue nella sua 'missione'
e vive in una capanna ai confini della foresta, con moglie e tre figli.
Il
Dipartimento Forestale dello Stato di Assam ha appreso dell’esistenza
della foresta di Mulai solo nel 2008, quando un branco di elefanti
selvatici vi si era rifugiato. Esiste, infatti, un gruppo di circa 100
elefanti che stanzia regolarmente nella foresta per sei mesi all’anno e,
di recente, si è allargata di altri 10 elefantini. “Siamo rimasti
impressionati nel trovare una foresta così fitta su un banco di sabbia”,
ha dichiarato alla stampa Gunin Saikia, conservatore forestale. “Gli
abitanti di un villaggio locale, le cui case erano state abbattute dai
pachidermi, volevano distruggere la foresta, ma Payeng li ha sfidati ad
uccidere lui per primo. Payeng tratta gli alberi e gli animali della foresta come se fossero dei figli. Per questo abbiamo deciso di aiutarlo”.
La piccola comunità delle tigri reali del Bengala di recente è aumentata grazie alla nascita di due cuccioli
L’opera di Mulai viene considerata esemplare dal Dipartimento Forestale di Assam, tanto che, secondo il conservatore Saikia, questa sarebbe la più grande foresta
del mondo nel letto di un fiume. “Payeng ci ha davvero sbalordito. Si è
dato da fare per 30 anni. Se vivesse in un altro paese, sarebbe un
eroe”, ha detto Saikia.
Payeng, però, si rammarica del fatto che il governo centrale indiano,
finora, non gli abbia dato alcuna assistenza finanziaria: solo il
Dipartimento Forestale locale (che ha in programma di estendere la
foresta di Mulai di altri 1.000 ettari) gli fornisce, a cadenze
regolari, gli alberi da piantare. “Il Dipartimento sta mostrando
interesse per la conservazione della foresta, attraverso visite regolari
al sito”. E conclude: “Se il Dipartimento Forestale mi garantisce che
gestirà questa foresta al meglio, potrò traslocare in altre zone dello
Stato per avviare altri progetti, simili a questo”.
Nel
frattempo Pranon Kalita, governatore del distretto di Jorhat, riguardo
alla foresta di Mulai ha dichiarato alla stampa: “Stiamo convincendo il
governo centrale ad avviare le pratiche necessarie a dichiarare questa
zona un piccolo “santuario della fauna selvatica”. Ed ha aggiunto
che anche B.K. Handique, ex ministro indiano e oggi membro del
Parlamento del Jorhat, si è interessato alla questione.
Che bella questa notizia... bisognerebbe trovare il modo di moltiplicare anche Jadav 'Mulai' Payeng :)
RispondiEliminaSì è vero! Un vero amante della natura che ha saputo dedicare la vita al fare...e riconciliarsi con la Madre Terra.
EliminaUn abbraccio.
Namastè
Grande uomo Payeng, gli auguro una lunga vita, 'necessaria' e meritata vista la sua tenacia e capacità.
RispondiEliminanonnina
Sì, hai ragione nonnina, una grande anima che ha compiuto con la sua incrollabile fede una specie di miracolo.
EliminaUn abbraccio.
Namastè
Ecco un UOMO con la U maiuscola!
RispondiEliminaSì Daniele, puoi ben dirlo!
RispondiEliminaBuona serata.
Namastè