da: E-il mensile
Egidia Beretta Arrigoni*
La verità vi farà liberi. Queste parole, lette e rilette sul Vangelo, mi risuonano spesso nella mente e le medito, chiedendomi cosa sia verità e cosa sia libertà e perché esse siano inscindibili.
Nella mia esperienza di vita, sotto alcuni aspetti speciale e per altri versi normalissima, ho conosciuto molti “spacciatori” di verità, raramente dei testimoni, persone che parlino e scrivano di ciò che conoscono per averlo vissuto.
Eppure questo è il fondamento perché la narrazione, l’informazione diventino per gli ascoltatori, per i lettori, quello che più si avvicina alla verità e uno stimolo alla ricerca personale, allo studio, all’approfondimento.
Quando poi la narrazione diventa denuncia e la denuncia è testimonianza diretta, allora solo chi ha occhi e non vede e orecchie e non ascolta, può negare che la realtà descritta non sia anche verità.
Vittorio credeva nella libertà, era la sua somma aspirazione.
A Gaza la vedeva ogni giorno negata, sopraffatta. Si rendeva conto di quanto poco il nostro mondo conoscesse, per superficialità o per calcolato interesse, quanto accadeva in quella piccola Striscia di terra.
Scelse di vivere la vita umile e “dignitosissima” dei contadini, dei pescatori.
Scelse di raccontare la quotidianità, l’assurdità di un’esistenza recintata, i soprusi a cui assisteva, da testimone, a volte da vittima egli stesso.
Fu il suo impegno per onorare la verità.
E in quei ventidue giorni tragici e tremendi della carneficina che fu “Piombo Fuso”, divenne per lui bisogno impellente e dovere etico, scrivere e scrivere, urlando il suo terrore e quello dei morti senza voce, dei feriti a morte, dei sopravvissuti, a compensare il silenzio acquiescente della grande informazione che non voleva avere occhi per vedere, né orecchie per ascoltare.
Disse esser divenuto reporter suo malgrado e con quella sua scrittura cruda, realista, amara, ma intrisa, in ogni parola, dell’amore per i suoi fratelli gazawi, intrisa del dolore, della sofferenza e dell’indignazione nel sentirsi ignorati e abbandonati dal mondo, ci insegnò quanto valga la coerenza ad ogni costo, la libertà e il dovere della verità.
“… qui è un lento morire in vano ascolto…” scriveva Vittorio.
Non era da lui impartire lezioni, ma io da lui una ne ho imparata ed è diventata una mia regola di vita:
“Niente trucchi da quattro soldi. Dillo chiaro, dillo vero, dillo subito”.
* Egidia Beretta Arrigoni, anch’essa ferita a morte, ma sempre orgogliosa mamma del suo “Vik Utopia”
Già, niente trucchi, la lezione di Vik, se così possiamo chiamarla, è stata la verità e far seguire al pensiero le azioni ... per questo era visto come una minaccia, in un mondo falso come questo.
RispondiEliminaAssolutmente vero "Io faccio quel che dico", grandissima lezione, ma nel caso di Vik c'era anche un'anima grande a raccontala.
EliminaLe sue parole ed i suoi scritti sono stati sì importanti per quello che ci raccontavano, ma anche per "come" ce lo raccontavano.
Buona serata Ally.
Namastè
Purtroppo in questi anni ho conosciuto molti “spacciatori” di verità, raramente dei testimoni, persone che parlino e scrivano di ciò che conoscono per averlo vissuto. DICI BENE!!!
RispondiEliminaInsomma, pochi vivono veramente le esperienze, attraversano, ma tutti pretendono di conoscere e sapere. L'ho Sentito Dire... Quindi è Vero! Da vedere questo breve filmato.
La testimonianza di Vittorio è fra le più belle e pure in questo senso...della differenza fra gli spacciatori di verità e coloro che invece la vivono in prima persona, disposti anche a pagarne il prezzo, come lui ha saputo fare.
EliminaAltri descrivono la loro verità da lontano, dalle comode mura di un albergo, peggio dalle loro comode case...e guarda caso è una verità che quasi sempre comoda ai potenti.
Ps. avevo già visto il video sul blog "EccoCosaVedo" ...interessante e, soprattutto vero!
Un abbraccio e buona serata
Namastè
Restiamo umani. Grazie per il ricordo di Vic.
RispondiEliminaSì, restiamo umani!
EliminaGrazie a te Fabio, un abbraccio.
Namastè