L’isolotto di Santo Stefano, vicino a Ventotene, con il carcere borbonico dove fu imprigionato Sandro Pertini. Il museo di Villa Giulia, a Roma, e l’Idroscalo di Ostia dove uccisero Pier Paolo Pasolini. Il faro di Mattinata, sul Gargano. L’ex forte di S. Erasmo a Venezia. Parti delle Dolomiti. E ancora boschi, terreni agricoli, fonti di acqua minerale. Tutto nelle mani dei privati. Non per vendita diretta, ma attraverso una rapida triangolazione: dallo Stato agli enti locali e dagli enti locali ai privati. Per fare cassa, per recuperare una piccola quota dei finanziamenti che lo Stato ha tagliato facendo mancare agli enti locali l’ossigeno necessario a mandare avanti servizi di prima necessità.
Non è ancora un fatto, ma una possibilità concreta che si è aperta in forza del federalismo demaniale. Facendo i conti si scopre che l’elenco dei beni che gli enti locali possono richiedere al demanio statale, ed eventualmente vendere per ripianare il debito pubblico, vale 3 miliardi di euro. E’ una lista, sintetizzata dall’Ansa, composta da 11.009 schede per un totale di 19.005 cespiti.
Soddisfatto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che commenta l’inserimento in questa lista di parti delle Dolomiti come le Tofane, il Monte Cristallo o la ‘Croda del Beccò a Cortina insistendo solo sul trasferimento di competenze: “Mi sembra una cosa buona il fatto che pezzi così famosi delle Dolomiti, dichiarate tra l’altro patrimonio mondiale dell’umanità, ritornino alle loro comunità. Stiamo andando nella direzione giusta, anche dal punto di vista dei simboli”.
Opposto il parere del leader dei Verdi Angelo Bonelli che guarda alla privatizzazione come una minaccia imminente e concreta: “Ormai è evidente che dietro il federalismo demaniale si nasconde la più grande speculazione edilizia ed immobiliare della storia della Repubblica italiana. Altro che punire i furbetti, come sostenevano in molti fra cui Di Pietro che ha votato il provvedimento: così ai furbetti si costruiscono ponti d’oro per fare affari sui beni di tutti i cittadini. Trecento milioni di metri cubi di cemento potranno essere realizzati sulle aree agricole facendo realizzare agli speculatori guadagni 5 volte superiori al valore del terreno acquistato”.
“Non è certo con questi trasferimenti disordinati e senza regole che si potranno compensare i tagli selvaggi inflitti ai bilanci degli enti locali, con effetti disastrosi anche sulla difesa dell’ambiente e sulle politiche di rilancio dell’economia sana, quella che punta all’efficienza e alle rinnovabili”, aggiunge Ermete Realacci, responsabile della green economy del Pd.
fonte:
http://forumambientalista.wordpress.com.
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