Non hanno votato la risoluzione Usa, Gran Bretagna, Israele e altri paesi ricchi
Dopo oltre 15 anni di dibattiti sulla questione, ieri sera l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato un documento documento che consacra l'accesso all'acqua come un diritto umano universale. A favore di una risoluzione in tal senso (presentata dalla Bolivia) hanno votato 122 Paesi, mentre altri 41 si sono astenuti: tra questi Stati Uniti, Gran Bretagna, Israele, Giappone, Olanda, Grecia, Irlanda, Islanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Nuova Zelanda, Romania, Turchia, Ucraina.
Il testo dichiara che "l'accesso a un'acqua potabile pulita e di qualità, e a installazioni sanitarie di base, è un diritto dell'uomo, indispensabile per il godimento pieno del diritto alla vita". La risoluzione ha preso spunto dal fatto che 884 milioni di persone nel mondo non hanno accesso all' acqua potabile, e che più di 2,6 miliardi di persone, per lo più bambini, non dispongono di postazioni mediche di base. Secondo le organizzazioni umanitarie, sono circa due milioni i bambini che ogni anno nel mondo muoiono di sete o in seguito a malattie contratte per aver bevuto acqua non potabile e che non possono essere curate per la mancanza di servizi sanitari accessibili. Il testo invita gli Stati e le organizzazioni internazionali ad adoperarsi per fornire aiuti finanziari e tecnologici ai Paesi in via di sviluppo e li esorta a "aumentare gli sforzi affinchè tutti nel mondo abbiano accesso all'acqua pulita e a installazioni mediche di base".
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