giovedì 29 luglio 2010

Un taglio ai più deboli

Rossella Anitori

DENUNCIA. La manovra anti crisi non prevede risorse per i servizi sociali. Le cooperative non hanno più fondi per garantire l’assistenza. A rischio asili nido, comunità terapeutiche e centri per immigrati.
A rimetterci saranno i più deboli, soprattutto coloro che vivono nel bisogno. Nella manovra anti-crisi non sono previste risorse aggiuntive per il welfare. Né per il finanziamento del Fondo sociale nazionale 2011, le cui cifre verranno quantificate nella prossima finanziaria di ottobre, né per le politiche per la non autosufficienza. E la lista dei servizi territoriali a rischio si fa ogni giorno più lunga: asili nido, comunità di recupero, strutture per l’infanzia, centri socio-educativi e di inserimento lavorativo, assistenza agli anziani, trasporto dei disabili e sportelli per immigrati.

«Se non verranno rifinanziati il Fondo sociale nazionale o quello per la non autosufficienza - dice Lorena Rambaudi, coordinatrice nazionale degli assessori regionali al Welfare - i comuni correranno il rischio di non riuscire più a garantire i servizi sociali di base». Ed è polemica nel mondo delle cooperative messe a dura prova da una logica miope che continua a tagliare.

«Spesso ci si dimentica quanto sia importante il tema dell’uguaglianza - dice don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele -. Senza diritti e uguaglianza anche il benessere è a tempo determinato. Se si tagliano le risorse si riduce l’attenzione verso gli ultimi e anche chi vive nei privilegi corre dei rischi».

Chi vive il mondo delle cooperative da dentro, può testimoniare che il taglio delle risorse fa parte di un trend ormai collaudato: «Ogni anno si sottraggono soldi a chi si occupa di chi ha bisogno - sostiene Achille Saletti, presidente dell’associazione Saman, rete laica di comunità terapeutiche -. Senza pensare che le cooperative sociali soffrono già un altro problema: lavorare con le pubbliche amministrazioni che significa attendere pagamenti anche per anni. Dentro le cooperative c’è una sorta di malessere diffuso, di precariato assoluto che la finanziaria non farà che aggravare. Non so quante imprese riusciranno a resistere».

«Da qualsiasi punto la si guardi è chiaro che questo taglio di risorse avrà degli effetti devastanti sulla nostra attività». Non ha dubbi Tito Ammirati, presidente del gruppo Abele, associazione che lavora da anni nell’ambito del reinserimento lavorativo -. L’accesso al credito promette di diventare sempre più difficile. Inoltre il numero degli appalti al massimo ribasso sta crescendo a vista d’occhio e, se un servizio non viene tagliato, si tenta di mantenerlo in vita a scapito dei principi fondamentali. Fare razionalizzazioni in un settore già molto povero non ha senso. A Torino il fenomeno della cooperazione sociale aveva una tradizione importante, ma anno dopo anno è finito tutto nei cassetti. E la logica è diventata una sola: cercare di arrivare alla fine dell’anno. L’Italia è vittima di uno strano virus: quello della visione ridotta, dell’incapacità di pensare costruire e investire nel futuro e sempre a scapito dei più deboli».

www.terranews.it


Nessun commento:

Posta un commento

La moderazione dei commenti è stata attivata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autore del blog.
Non verranno presi in considerazione gli interventi non attinenti agli argomenti trattati nel post o di auto-promozione.

Grazie.