AMBIENTE. Lanciata la campagna decennale contro il progressivo inaridimento, che interessa ormai un quarto della superficie terrestre. Cambiamenti climatici e cattiva gestione delle risorse le principali cause.
Quali saranno le caratteristiche del pianeta che abitiamo tra qualche decina di anni è tema dibattuto dagli scienziati, dagli economisti, dai politici, e finanche dai cineasti. Una questione centrale che è sempre meno un interrogativo o materia per la fantascienza e sempre più una certezza, dati i numeri schiaccianti e gli eventi osservabili: la Terra è destinata a ridursi a un mezzo deserto. Il fenomeno della desertificazione è arrivato a minacciare il 44% delle terre coltivate, mentre il totale delle zone aride ha raggiunto i 3,6 miliardi di ettari, un quarto della superficie terrestre, dove abitano 2,1 miliardi di persone, cioè un essere umano su tre, un milardo a rischio sopravvivenza.
Sono le stime con cui l’Onu ha lanciato, nell’ambito della seconda Conferenza internazionale su cambiamenti climatici, sostenibilità e sviluppo nelle regioni semi-aride, in corso in Brasile a Fortaleza, la campagna decennale 2010-2020 per contrastare l’avanzata dei deserti, sfida globale dell’uomo all’uomo, colpevole, con le sue attività scriteriate, delle mutate condizioni geografiche e atmosferiche. Tre i principali capi di imputazione elencati dall’Agenzia delle Nazioni unite per l’Ambiente: pratiche agricole scorrette, mancata gestione delle risorse idriche e cambiamenti climatici. A cui va aggiunto l’aumento senza precedenti della popolazione mondiale.
Fattori inediti e congiunti che si traducono in 12 milioni di terreni arabili ridotti in sabbia ogni anno, degrado che «minaccia la sicurezza alimentare e che sta portando alla fame le persone più colpite, derubate di terra produttiva». Questo il monito di Ban Ki-Moon, segretario generale Onu, che auspica opportune misure per invertire, per quanto possibile, una rotta che semina crisi alimentare in vaste aree, soprattutto dell’Africa: le ultime drammatiche notizie vengono dalla zona del Sahel, inariditasi sui versanti Niger, Mali e Ciad. Ma non c’è continente che non conosca la parola desertificazione, dall’America Latina alla Russia, fino agli Usa e all’Italia, dove il 21% del territorio è a rischio nel Meridione, con in testa la Sardegna, giù desertificata per un decimo.
La campagna ambiente Onu (Unep) prevede progetti comunitari per contrastare la piaga: atti concreti come piantare alberi o insegnare agli allevatori di bestiame come gestire meglio la terra. Alle azioni locali, va però corrisposta un’operazione su scala globale. Magari recuperando i miloni di ettari fertili che investitori stranieri si sono accaparrati proprio in Africa, tolti agli abitanti in nome del business internazionale.
fonte: www.terranews.it
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