Traduzione a cura di: Giovanni Ballarin
Fonte: mercola.com
Farmaci e problemi di funzionamento del cervello Farmaci comunemente assunti per curare una serie di patologie mediche ordinarie hanno un impatto negativo sul cervello, causando deterioramento cognitivo a lungo termine. Questi farmaci, chiamati anticolinergici, bloccano infatti l’acetilcolina, un neurotrasmettitore del sistema nervoso.
Tra di essi figurano comuni prodotti da banco come Benadryl, Dramamina, Excedrin PM, Nytol, Sominex, Tylenol PM e Unisom.
Altri medicinali anticolinergici come Paxil, Detrol, Demerol ed Elavil sono disponibili solo dietro prescrizione medica.
Il sito PhysOrg.com riporta:
“Ricercatori…hanno portato avanti uno studio osservazionale valutando i casi di 1652 afroamericani sopra i settant’anni dell’area di Indianapolis che all’inizio della ricerca presentavano funzioni cognitive nella norma…[L’]assumere un anticolinergico aumentava in maniera considerevole il rischio, da parte dei pazienti, di sviluppare deterioramento cognitivo lieve, assumerne due lo raddoppiava.”
Fonti bibliografiche:
PhysOrg. com, 13 luglio 2010
Neurology 75 (2), 13 luglio 2010, pp. 152-9.
I commenti del Dr. Mercola
Molte persone ritengono che i farmaci da banco (ingl. Over The Counter- OTC ) siano sicuri perché non necessitano di una prescrizione medica. Non c’è nulla di più sbagliato.
In passato, molti di questi medicinali erano in effetti disponibili solo su prescrizione e tenuti scrupolosamente sotto controllo. Tanti lettori non sanno che ai tempi dell’Università, negli anni settanta, ho lavorato a tempo pieno come apprendista in una farmacia, occupandomi anche della vendita ai pazienti.
Il Motrin è stato il primo anti infiammatorio non steroideo non salicilato ad essere concesso su prescrizione. Adesso è una comune tipologia di ibuprofene da banco. Allo stesso modo, medicine contro l’ulcera come Tagamet, Zantec e Prilosec una volta erano rigorosamente monitorate, mentre ora possono essere tutte facilmente acquistate in una versione ridotta “ di potenza da banco ” che quasi raddoppia il numero delle pillole necessarie a ottenere l’equivalente di una dose da prescrizione.
Solo perché un farmaco si può ottenere liberamente non vuol dire che sia meno pericoloso. Si tratta comunque di un prodotto chimico che in nessun modo, forma o dosaggio ha effetti sulla causa del problema e può anzi portare complicazioni che rischiano di ferire seriamente, se non di uccidere, chi lo assume o i suoi cari.
Quindi, le informazioni qui riportate sono di sicuro importanti e possono essere utili a correre meno rischi di sviluppare, invecchiando, forme di demenza. Sulla base dei risultati della ricerca precedentemente citata, consiglio caldamente, agli anziani in particolare, di evitare tutti gli anticolinergici come il Benadryl (genericamente noto come difenidramina), un antistaminico piuttosto diffuso e virtualmente utilizzato in tutti i sonniferi da banco.
Gli studiosi stanno continuando le ricerche sull’argomento per capire se i deterioramento cognitivo indotto dagli anticolinergici è reversibile, nel frattempo non è il caso di stare ad aspettarli, evitare questa tipologia di medicinali è davvero la soluzione migliore.
Cosa sono gli anticolinergici?
Gli anticolinergici bloccano un neurotrasmettitore chiamato acetilcolina. I malati di Alzheimer sono caratterizzati da una marcata carenza di questa sostanza.
Sono reperibili sia su prescrizione, sia in versione da banco, dato che innumerevoli farmaci utilizzati per svariati sintomi possono avere un effetto anticolinergico.
Tra gli esempi, si possono citare analgesici usati per i dolori notturni, antistaminici ed altre medicine usate per favorire il sonno come:
- Excedrin PM
- Tylenol PM
- Nytol
- Sominex
- Unisom
- Benadryl
- Dramamina
Medicinali su prescrizione con effetti anticolinergici comprendono alcuni tipi di antidepressivi, farmaci per l’incontinenza e certi analgesici narcotici.
Esempi di questa categoria includono:
-Paxil
-Detrol
-Demerol
-Elavil
Un avvertimento particolare alle persone sensibili all’Aspartame
Molti dei farmaci sopra elencati , così come parecchi altri ancora, contengono difenidramina. È necessario essere consapevoli del fatto che pastiglie masticabili e a rapida dissoluzione contenenti difenidramina possono essere dolcificate con l’aspartame.
Se si soffre di una malattia di origine genetica conosciuta come Fenilchetonuria (ingl. Phenylketonuria - PKU) si deve stare particolarmente attenti ad evitare farmaci di questo tipo insieme a tutti gli altri cibi e bevande dolcificati con l’aspartame per prevenire il ritardo mentale.
Molte altre persone risentono anche degli effetti nocivi dell’aspartame, quindi è bene sapere che i farmaci presi in considerazione sono una potenziale ulteriore fonte di questo dolcificante tossico.
I Farmaci anticolinergici aumentano le probabilità di sviluppare la demenza negli anziani
Ho già scritto in precedenza in merito ai rischi che questi farmaci comportano per la salute, prendendoli in considerazione uno per uno. Per esempio, il Paxil è un antidepressivo che da assuefazione e che notoriamente aumenta il rischio di suicidio in bambini e adolescenti. Si sa inoltre che aumenta le probabilità del manifestarsi di comportamenti violenti.
In passato si è scoperto che Benadryl e Sominex causano allucinazioni negli anziani, inoltre altri medicinali della lista precedente rendono più rapida la formazione delle carie.
I risultati dello studio osservazionale citato da PhysOrg indicano che i farmaci con effetti anticolinergici potrebbero essere un altro importante elemento del quadro volto a spiegare il forte aumento dei casi di demenza e peggioramento delle funzioni cognitive.
Secondo la University of Michigan, il 50 per cento degli ottantacinquenni viene colpito da demenza. Di questi, il 60 per cento circa sviluppa il morbo di Alzheimer.
Come già accennato, durante la ricerca gli studiosi hanno monitorato per sei anni l’assunzione di anticolinergici e le abilità cognitive di 1652 anziani afroamericani dai 70 anni in su. All’inizio dello studio tutti i partecipanti presentavano funzioni cognitive nella norma.
Il 53 per cento dei partecipanti ha assunto farmaci con “ possibili effetti anticolinergici ”, mentre l’11 per cento, degli anticolinergici “ attestati ”.
Si è scoperto che il secondo gruppo di pazienti ha avuto una incidenza di deterioramento cognitivo quattro volte superiore rispetto agli altri.
Inoltre, nei pazienti che non erano portatori del gene specifico APOE ?4 (Apolipoproteina E, allele epsilon 4), il rischio era di sette volte superiore (infatti questo particolare gene è conosciuto per l’ influenza che ha su molte patologie neurologiche ed è considerato un alto fattore di rischio per l’insorgenza del morbo di Alzheimer).
Prendere due tipi di medicinali appartenenti a questa categoria aumentava ulteriormente il rischio.
PhysOrg. com riporta inoltre:
“In parole povere, abbiamo avuto la conferma del fatto che gli anticolinergici, farmaci dagli effetti apparentemente positivi nel trattamento dei problemi legati al sonno e ai disturbi del movimento, possono causare o peggiorare il deterioramento cognitivo, e, nello specifico, il deterioramento lieve a lungo termine che comporta la perdita graduale della memoria.
[…] « Come geriatra, consiglio ai miei pazienti del Wishard Healty Aging Brain Center di non prendere questi medicinali e incoraggio tutti gli adulti più in là con l’età a parlare di ogni farmaco che assumono col loro medico », ha affermato il dottor Malaz Boustani, professore associato di medicina alla Indiana University School of Medicine, ricercatore presso il Regenstrief Institute e scienziato presso lo Indiana University Center for Aging Research ”.
Ulteriori motivi per lasciar perdere i sonniferi
Nel 2008, gli americani hanno richiesto più di 56 milioni di prescrizioni per sonniferi, spendendo più di 600 milioni di dollari in farmaci da banco per dormire meglio. Tuttavia, i sonniferi anticolinergici in particolare possono fare assai più danno che bene, soprattutto nel lungo periodo, senza apportare alcun beneficio.
In un recente articolo, CBC News (servizio di informazioni via radio, internet e TV canadese ) ha riferito che la Food and Drugs Administration (FDA) americana possedeva da 15 anni dati secondo i quali i sonniferi da banco come il Tylenol PM e l’Excedrin PM non offrono benefici significativi ai pazienti.
Non si conosce il motivo per cui la FDA abbia impiegato 15 anni per valutare la ricerca di settore, tuttavia, in conclusione, riporta sempre CBC News, “ I dati suggeriscono che prodotti di combinazione hanno risultati statisticamente migliori rispetto ai placebo ma la differenza non è così marcata ”.
Credo che ciò possa essere un altro eclatante esempio di come spesso le ricerche di settore siano basate principalmente sulle volontà delle compagnie e su buone “ esche ” da dare in pasto ai Media.
Un’altra analisi in merito agli studi sui sonniferi portata avanti dal 2007 (e finanziata dai National Institutes of Health) ha scoperto che pillole per dormire come Ambien, Lunesta e Sonata riducevano il tempo mediamente necessario ad addormentarsi di soli 13 minuti rispetto a pillole fasulle – non proprio un successone.
Eppure, i partecipanti alle ricerche erano convinti di aver dormito fino a quasi un’ora di più prendendole.
Questo potrebbe essere in realtà sintomo di una condizione clinica chiamata amnesia anterograda che causa problemi alla formazione dei ricordi. Quindi, quando le persone si svegliano dopo aver preso i sonniferi, è possibile che si siano semplicemente dimenticate di non essere riuscite a dormire!
Visto che è ormai evidente che i sonniferi non hanno quasi nessun effetto sul sonno – di fatto, potrebbero rendere addirittura più difficile addormentarsi in maniera naturale, e aumentano in maniera significativa il rischio di demenza-, sarebbe molto meglio investire il proprio denaro in soluzioni che possano realmente essere utili a dormire.
I sonniferi NON sono una soluzione sicura per le notti insonni
Bisogna comprendere che ricorrere ai sonniferi è una faccenda rischiosa e che le pillole non agiscono affatto sulle cause più profonde della mancanza di sonno.
Oltre ai problemi a lungo termine di cui si è già discusso, esiste tutta un’altra serie di pericoli, seri, ma anche bizzarri.
Com’è noto, queste pillole danno assuefazione a coloro che hanno appena iniziato a prenderle e questo significa che una volta che si decide di smettere, si potrebbe soffrire di sintomi d’astinenza peggiori dell’insonnia iniziale. Alcune di esse, come lo Ambien, possono diminuire la loro efficacia se assunte per periodi più lunghi di due settimane , cosa che può portare al bisogno di dosi sempre maggiori.
L’Ambien può anche provocare un desiderio di mangiare mentre si dorme – e non parlo solo di alzarsi in piena notte per addentare della frutta. Ciò che si mangia durante il sonno può includere anche alimenti bizzarri come sigarette imburrate, panini al sale e pancetta cruda.
Si sa che i sonniferi e, ancora una volta, l’Ambien in particolare, aumentano il rischio di incidenti stradali. Secondo alcuni laboratori tossicologici statali, attualmente l’Ambien rientra nei dieci medicinali che più di frequente vengono trovati nel sangue di guidatori che hanno subito menomazioni seguite a incidenti.
Negli anziani, l’uso dei sonniferi può rendere più alto il rischio di cadute e ferite notturne; inoltre, a chi li assume capita di svegliarsi assonnato nel caso l’effetto non sia del tutto esaurito.
Per cui, come già accennato, è di gran lunga preferibile trovare soluzioni sicure e naturali che siano veramente efficaci piuttosto che “ mettere una pezza ” sui sintomi.
Come farsi una bella notte di sonno senza prendere farmaci pericolosi
Se si ha difficoltà a dormire, non è il caso di ignorare il problema o semplicemente aspettare che sparisca da solo. Un sonno di qualità è importante quanto il cibo con cui ci nutriamo, l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo – ed esistono metodi piuttosto semplici per ottenerlo.
Per approfondire tutti i miei consigli personali, consiglio di leggere la guida completa al sonno che ho elaborato: 33 segreti per una buona notte di sonno; tuttavia, un buon primo passo è senz’altro costituito dall’abitudine a praticare un regolare esercizio fisico.
Una ricerca della Stanford University Medical School ha scoperto come dopo sedici settimane di un programma di esercizio di moderata intensità, i soggetti riuscivano ad addormentarsi 15 minuti prima del solito e dormire circa 45 minuti in più a notte. In ogni caso, è bene ricordare che il praticare attività fisica in un momento troppo vicino all’ora in cui si va a dormire può dare i risultati opposti.
Lo stress è un altro dei principali motivi per cui la gente fa fatica a dormire, perciò il mio suggerimento è quello di staccare la spina almeno un’ora prima di coricarsi (anche se sarebbero preferibili due ore o più).
Attività rilassanti come scrivere un diario, meditare, sorseggiare una tisana, lavarsi la faccia, usare le Emotional Freedom Techniques (EFT – Tecniche di Libertà Emozionale), o leggere un libro possono calmare la mente ed essere utili a scaricarsi. È il caso di assicurarsi inoltre che in questi momenti il telefono sia staccato, l’ E-Mail chiusa e la TV spenta.
L’ambiente in cui si dorme dovrebbe essere confortevole e favorevole per il sonno
Questo significa mantenere una temperatura fresca, aggiungere del rumore bianco (se necessario) e assicurarsi che la propria camera da letto sia completamente buia. Infatti, anche il più tenue raggio di luce nella stanza può alterare i ritmi circadiani nonché la produzione di melatonina e serotonina da parte della ghiandola pineale. Per questa ragione, consiglio vivamente di aggiungere alla camera delle tende scure in modo da ottenere un buio completo o, se ciò non fosse realizzabile, si può indossare una mascherina.
Di nuovo, grazie ai miei 33 segreti per una buona notte di sonno, la maggior parte delle persone riuscirà ad addormentarsi e riposare senza problemi. Se il sonno proprio non arriva, questi otto rimedi naturali possono essere utili e assai più sicuri di qualsiasi tipo di sonnifero.
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