mercoledì 9 marzo 2011

Tso e repressione: c'è una proposta di legge

tratto da: TerraNuova
 
Riaprire i manicomi dopo l'esperienza della legge Basaglia, invidiataci da tanti Paesi? C'è una proposta di legge in discussione nel comitato ristretto della Commissione Affari Sociali della Camera che, se fosse approvata ci riporterebbe al passato.


È in gioco la salute di molti cittadini: le nuove disposizioni concernenti l'assistenza psichiatrica, in materia di trattamenti sanitari obbligatori (Tso) per "malattia mentale", prevedono un'ospedalizzazione, anche coatta, di 6 mesi rinnovabili con la quale, in linea teorica, si può trattenere il degente in una struttura accreditata anche per tutta la vita. Torna dunque centrale il problema della privazione della libertà degli individui. Il testo della proposta, contraddistinta dal cognome dell'onorevole anconetano Carlo Ciccioli, è stato scritto vagliandone altre 8. Una di queste, la 3038/2009, è maturata sotto le Torri: il suo proponente è il deputato bolognese del Pdl Fabio Garagnani. Le novità più considerevoli della proposta, che intende riformare la legge 180, riguardano la durata del provvedimento che verrebbe portata a 6 mesi, rinnovabili a ogni scadenza di ulteriori 6 mesi, anche contro il consenso del ricoverato. Il Tso che ora "non viene rinnovato per più di 3 volte", come dichiara Angelo Fioritti, direttore del dipartimento di salute mentale di Bologna, prenderebbe così a chiamarsi Tsnep (trattamento sanitario necessario extraospedaliero prolungato). Questo prevederebbe anche un contratto terapeutico vincolante, detto "contratto di Ulisse", come quello che l'eroe omerico stipulò coi suoi compagni, affinchè lo legassero all'albero della nave ed egli potesse così udire, senza timore, il canto delle sirene. L'accordo vincolerebbe il paziente alla propria ospedalizzazione o al trattamento con terapie specifiche, anche nel caso in cui, in periodi di crisi, manifestasse una volontà contraria. La proposta di legge permetterà anche il Tso in comunità private accreditate. Ma quando la priorità non è solo la tutela del paziente si corre il rischio di spostare il significato della cura dal piano sanitario a quello della difesa sociale, tornando a disposizioni che ricordano la legge 36/1904, la quale prevedeva il "ricovero coatto" per quei soggetti che si riteneva costituissero "pericolosità per sè e per gli altri e/o pubblico scandalo". Fioritti ha idee chiare in merito: "Ritengo che sia un passo sbagliato. Non è la strada per risolvere i problemi: certo, abbiamo pazienti che non accettano la cura, ma la soluzione non è il ricovero prolungato. Hanno bisogno di attività sul territorio, di vita di comunità e non di essere rinchiusi. Con la reclusione si ottiene solo la perdita di fiducia". Anche Franco Neri, direttore sanitario di villa Baruzziana si dice contrario: "Un Tso di 6 mesi fa ricordare il manicomio". Pure sul contratto terapeutico vincolante e la permanenza in strutture private non mancano riserve. Lo psichiatra fiorentino Giorgio Antonucci, allievo di Franco Basaglia e di Edelweiss Cotti, che in un mese aprì le porte del reparto delle "agitate" - le degenti ritenute più pericolose nell'ex manicomio di Imola - mette in guardia dall'interesse personale del proprietario della struttura che dovrebbe accogliere il Tso. Il rischio: l'internamento a vita. Dello stesso parere è Fioritti: "Non affiderei i Tso a una struttura privata. L'elemento economico si deve controllare con attenzione e dove c'è una privazione della libertà penso che debba esserci il servizio pubblico".
L'uso del Tso come strumento di tutela della sicurezza sociale, di "salvataggio della salute mentale e della qualità di vita del nucleo familiare del paziente", come vuole la legge Ciccioli, può far presagire un impiego non ortodosso del provvedimento.
"Il Tso è spessissimo strumentale - ammette Antonucci - ogni cittadino può essere minacciato ma solitamente colpisce i più emarginati". Il pericolo dunque è che si possa trasformare in uno strumento repressivo, nel quale rischiano d'incappare minoranze non tutelate. A Bologna forse qualcuno si ricorderà e non solo nella comunità nigeriana, del 34enne Edhmun Hiden morto all'Ottonello, dove si era recato per un trattamento sanitario volontario che venne trasformato in Tso. Ha lasciato una moglie incinta e una sorella. Il mondo della psichiatria e tutti i soggetti che vi hanno a
che fare a diverso titolo si stanno chiedendo che cosa ne sarà di questa proposta di legge. Giancarlo Boncompagni, direttore del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura del Malpighi la giudica non positivamente: "Il disegno di legge attualmente in discussione - dice - riporta la psichiatria a controllo sociale e pena, poichè si passa dalla cura alla custodia". Boncompagni adduce inoltre una ragione economica per sostenere l'idea che non si darà mai corso ai cambiamenti proposti: "È un'idiozia: vogliono aumentare la custodia ma chi pagherà le degenze che sono costosissime? Un degente arriva a costare 5.000 euro al mese". La pensa così anche Giancarlo Castagnoli, segretario e tesoriere dell'Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale (Unasam): "La proposta di legge non potrà mai essere approvata. I costi di una degenza così prolungata aumenterebbero a dismisura. Il ministro Fazio aveva detto, già l'anno scorso, che la Basaglia non si sarebbe toccata".
 
Fonte: Dire

10 commenti:

  1. Il vero problema, che non viene mai evidenziato, è che Basaglia abbattè i muri dei manicomi, anche se non fu il solo nè il primo a farlo, ma non elaborò una vera ricerca di cura per la guarigione. Il suo pensiero era legato all'esistenzialismo di Biswanger ed in pratica "risolveva" il problema della malattia mentale considerandola un "modo di essere". Questa impostazione conduce alla negazione della malattia, creando confusione fra originalità e patologia. Al fondo c'è l'incapacità di distinguere il sano dal malato. Lasciare libero uno schizofrenico di agire è estremamente pericoloso sia per lui che per gli altri. Nessuno racconta mai che, dopo la chiusura dei manicomi, il novanta per cento dei cronici morì nell'arco di un anno per incapacità di rapporto col mondo circostante, finivano sotto le auto o sotto i treni o affogati o morivano di stenti. Chiudere i manicomi-lager era un atto doveroso, ma occorreva garantire la tutela di chi non era autosufficiente. Inoltre, con quella operazione, molti pazienti vennero riaffidati alle famiglie, ottenendo così un doppio danno, quello di portare il manicomio nella famiglia e quello di riportare il paziente nell'ambiente che, il più delle volte, era stato la causa della sua malattia.
    Lungi da me l'idea di essere d'accordo con le demenziali proposte di prolungamento del TSO che sono finalizzate soltanto all'interesse delle cliniche private ed allo sperpero di denaro pubblico, ma credo che tutta la legge Basaglia, e la psichiatria in genere, vada ripensata nell'ottica della cura per la guarigione e non soltanto del "prendersi cura".

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  2. Per affrontare questi argomenti bisogna avere amore, quello che probabilmente ha animato Basaglia.
    Non sono sicuro della stessa passione amorevole di questa classe dirigente.
    Una buona giornata di sole a te, ciao

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  3. E la cosa peggiore è che i criteri per dichiarare qualcuno pazzo dipendono da un pazzo o da tanti pazzi.
    Foucault diceve: "come può la pazzia curare la pazzia?"
    Speriamo che non passi. Di aberrazioni ce ne sono sin troppe

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  4. Non è possibile che passi questa proposta oscena, maledetta. Sarebbe una vera e propria dittatura di Stato. Ah, La vecchia Bologna, così dotta, allegra, aperta, che ospita persone simili!!!
    Ciao cara Rosa, sono indignatissima.
    Buona giornata,
    Lara

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  5. @ ruhevoll:
    Credo che nella stragrande maggioranza dei casi la follia non esista ed in questo sono d'accordo con Basaglia, ma resta, è vero, il problema degli schizofrenici e dei patologici, pericolosi per sè e per gli altri, sono convinta che nessuno pensasse che l'alternativa al manicomio dovesse essere l'abbandono, di questo non darei, però, colpa a Basaglia ma al sistema ed alla burocrazia.
    Concordo che trattare il problema delle turbe mentali non sia solo "prendersi cura", ma mi sovviene immediatamente il dubbio, personalissimo forse, su cosa sia normalità, su quale sia il parametro per stabilirla e soprattutto su chi definisca tale parametro.

    Un abbraccio ^_^
    Namastè

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  6. Come sempre, caro Paolo, la tua visione è piena di compassione, sono d'accordo.
    E' la società strutturata che respinge e definisce un problema. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di fastidio da benpensante.
    Nulla che l'Amore non possa curare e riparare. Per quanto riguarda i paltologici e gli schizofrenici gravi, che pure ci sono, sono convinta che esistano alternative "amorevoli" anche se "organizzate" che si possono praticare e che non richiedano il "ricovero coatto"...che odora, tanto, troppo, di reclusione...

    Oggi da me è davvero una giornata piena di sole, grazie!
    Auguro anche a te una meravigliosa giornata di sole e di risate...bacione
    Namastè

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  7. Ciao I am! Sì,sono assolutamente d'accordo...ed ancora mi chiedo quel che ho già epresso nei commenti precedenti chi definirà la normalità. Cosa è normale e cosa non lo è, la reclusione e comunque la cura obbligata, sono la risposta all'alienazione?
    Io credo che la società debba cercare risposte diverse che non la privazione della libertà.

    Un abbraccio forte ^_^
    Namastè

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  8. Carissima Lara, è un risvolto sovietico che non avevo voluto toccare, ti ringrazio per averlo fatto. Ipotizziamo, per assurdo che il tanto citato criterio di giudizio fosse in mano ad un gruppo di potere senza scrupoli. Un gruppo di potere che abbia la capacità di manipolare coscienze e cervelli, sarebbe agghiacciante pensare alle implicazioni...
    ...fantasy? temo di no, la realtà spesso supera la fantasia :-/

    Un abbraccione cara ^_^
    Namastè

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  9. Rosa, sono d'accordo con te nel dire che il concetto di "normalità" è assai elastico ed in certi casi assurdo. Il mio intervento infatti si affacciava proprio su quel crinale e tu lo hai prontamente evidenziato. Quindi converrai con me che la psichiatria non può prescindere dalla politica e dall'impegno sociale. Questo lo dico perchè ricordo che un grandissimo psichiatra disse che non aveva senso spendere anni per la cura di un paziente se poi, una volta tornato in società, era la società stessa a farlo riammalare.
    Grazie, un abbraccio forte.

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  10. ruhevoll, non fa una piega!!! :-))
    Un abbraccio a te!
    Namastè

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