Vandana Shiva
intervista di : Dazebao
NEW DEHLI - Incontriamo Vandana Shiva nel mese di febbraio nella sua vecchia casa di Dehli; al piano superiore un gruppo di giovani indiani e internazionali lavora nell’ufficio della sua associazione Navdania. Navdanja è un centro agricolo dove i contadini espropriati delle loro terre, a causa della costruzione di mega impianti idrici o di dighe per produrre energia, possono lavorare e coltivare prodotti biologici. Inoltre Navdanja è anche un centro di studi politici economici e sociali dove è possibile partecipare a workshop e campi di volontariato organizzati, situato nella campagna indiana a circa 100 km da Dehli. Qui si può incontrare sovente esponenti internazionali del movimento contro il neoliberismo come Naomi Klein, Wolfanf Sachs e l’italiano Carlin Petrini ideatore della rete slow food.
In questi mesi in India la società civile, ma sopratutto i ceti più poveri, sono scesi in piazza per protestare contro l’aumento dei generi alimentari e in particolare delle cipolle che per la popolazione rappresenta l’equivalente della farina e del pane in occidente.
Che tipo di ricadute avranno i rincari alimentari sulla vita quotidiana della popolazione?
L’aumento delle cipolle e dei generi alimentari in generale rappresenta un problema davvero serio per la popolazione. I poveri spesso mangiano solom chapati e cipolle e in generale la cipolla in cucina è fondamentale per cucinare qualsiasi piatto. L’emergenza alimentare è tale che finalmente occorrerà prendere in considerazione anche le soluzioni più creative. Il prezzo del grano è aumentato del 130 per cento negli ultimi due anni, quello del riso raddoppiato. Nel 2008 per la prima volta da tempo, ci sono state trentatrè sommosse popolari nel mondo a causa dei rincari delle derrate alimentari e potenze come la Cina hanno iniziato a comprare terreni nei paesi del Terzo Mondo per garantire cibo alle future generazioni. La terra è diventata l’area chiave dei conflitti. E’ una risorsa limitata che non è estendibile. I terreni fertili stanno scomparendo ad una velocità che l’umanità non ha mai conosciuto prima d’ora.
Un altro problema drammatico non solo per l’India è quello del cambio climatico su cui lei ha speso molte energie per sensibilizzare il governo e le industrie sulla necessità di politiche energetiche compatibili.
Il cambio climatico da noi ha un impatto profondo perché il nostro clima è regolato dai monsoni e se il monsone non arriva la terra diventa arida e non produce frutti. Sulle coste i cicloni hanno creato enormi devastazione come per esempio in Bengala molte terre sono state allagate e non sono più né abitabili né coltivabili. Anche il cambio della temperatura repentino distrugge le coltivazioni e impoverisce la popolazione. Tutti gli eventi estremi che produce il cambio climatico sono un enorme pericolo per il futuro dell’India.
In Brasile nelle recenti elezioni nazionali il partito verde guidato dall’ex ministro di Lula Marina da Silva ha ottenuto il 20,5 dei voti proprio perchè la questione ecologica è una questione centrale nella vita dei brasiliani. lei pensa che in India sarebbe possibile fondare un partito verde guidato dalla sua leadership.
La questione ecologica è centrale anche da noi in particolare per la popolazione più svantaggiata. Tuttavia non credo possibile lanciare un partito verde in e India le ragioni sono tante. Il partito del congresso al potere da quasi 50 anni esercita un controllo molto forte e diffuso sull’opinione pubblica. Molto di più che in altri Paesi. La seconda ragione e che in India una mafia economica e politica cresciuta sulla globalizzazione ha un controllo su tutte le risorse e ha accumulato così tanto potere nei media e nella vita civile che non lascia alcun spazio per un cambiamento politico significativo.
Molti contadini in India si suicidano per l’impossibilità di sopravvivere con l’agricoltura. Cosa si può fare per dare una chance a questa popolazione?
E’ esattamente quello che cerchiamo di fare con la cooperativa agricola a Navdanja. Cerchiamo di creare progetti per ridare dignità e speranza ai contadini attraverso la possibilità di coltivare la terra recuperando i metodi tradizionali per una coltivazione biologica e compatibile. Nelle nostre terre non si usano combustibili fossili ma il sole, i lombrichi, i fertilizzanti naturali e i prodotti hanno un ottimo sapore. Inoltre stiamo creando una banca di semi a disposizione dei contadini e una rete per distribuire in piccoli mercati i loro prodotti, anche perché la grande distribuzione rischia di non arrivare a quel terzo della popolazione che non vive nelle grandi metropoli.
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Spero vivamente riescano a compiere decisi passi in avanti.
RispondiEliminaSì Adriano, lo spero anche io, sarebbe fondamentale per ricominciare a sperare...
RispondiEliminaUna serata buona ;.))
Namastè