da Crisis
di Debora Billi
Ho seguito la chiama del Parlamento greco in diretta dalla TV Stop Cartel. E' stato straniante, tragico: ascoltavo i si e i no espressi in greco, mentre i cittadini ellenici contavano i voti nella chat aperta accanto al video.
Non ci è voluto molto, per arrivare alla maggioranza: tre quarti dei parlamentari hanno votato si, mentre l'intera cittadinanza, da Atene a Salonicco, esprimeva la propria disperazione ed impotenza scendendo in strada e bruciando le sedi delle odiatissime banche.
A parte gli sciocchi commenti sui "black bloc", evidentemente oggi proliferati fino a raggiungere le decine di migliaia, molti hanno osservato che questa triste sorte di fame e disperazione destinata al popolo greco serve ad evitare un ancor più disastroso default.
Non è così. Il Parlamento non ha votato scegliendo il male minore.
Ha votato come probabilmente avrebbero fatto anche i nostri deputati: solo e soltanto per salvare se stessi e la propria privilegiata poltrona. Il leader del partito conservatore aveva infatti pubblicamente minacciato i suoi colleghi:"Voglio essere assolutamente chiaro... I ribelli o i 'bravehearts' non avranno posto nelle liste dei candidati del partito".
La Casta ha votato per proteggere se stessa, abbandonando il Paese e l'intera popolazione al disastro. L'importante, ora più che mai, è non finire per la strada con gli altri e mantenersi abbarbicati ad un preziosa vita di privilegi.
In Grecia è nata la democrazia, ed in Grecia è morta. I rappresentanti del popolo sono diventati una squallida aristocrazia di servi su cui è inutile sperare.
Foto -Wikipedia
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