Mentre Atene brucia nel fuoco della protesta popolare, un parlamento incartapecorito, capeggiato da un banchiere di scuola statunitense approva il nuovo pacchetto lacrime e sangue imposto da Bruxelles e di fatto condanna la Grecia ad un futuro di miseria progressiva, che andrà ad innescarsi in senso peggiorativo sulla già drammatica situazione attuale.
Con 199 voti a favore e 79 contrari il parlamento greco, prono al diktat della mafia finanziaria europea, ha dispensato ai cittadini una bastonata senza pari che fra le altre cose comporterà una diminuzione del 20% del salario minimo garantito, una raffica di nuovi licenziamenti (che si sommeranno ai precedenti) un taglio delle pensioni, un ulteriore ridimensionamento del servizio sanitario e degli ospedali, oltre alla dismissione di sempre ulteriori quote del patrimonio statale….
Con 199 voti a favore e 79 contrari il parlamento greco, prono al diktat della mafia finanziaria europea, ha dispensato ai cittadini una bastonata senza pari che fra le altre cose comporterà una diminuzione del 20% del salario minimo garantito, una raffica di nuovi licenziamenti (che si sommeranno ai precedenti) un taglio delle pensioni, un ulteriore ridimensionamento del servizio sanitario e degli ospedali, oltre alla dismissione di sempre ulteriori quote del patrimonio statale….
Nelle fiamme di questa notte ateniese, dove la disperazione ha portato in strada centinaia di migliaia di persone, liquidate dai pennivendoli nostrani come black blok e facinorosi, la Grecia si ritrova una volta ancora più povera, più allo sbando, più umiliata nella sua dignità.
Le facili promesse di Papademos, svendute un tanto al chilo come il pesce quando inizia a puzzare, non potrebbero convincere neppure un bambino delle elementari. Promettere crescita ed occupazione, come sono soliti fare i banchieri calati sugli scranni di governo (noi in Italia ne sappiamo qualcosa), mentre si licenzia e si attuano politiche di pura recessione, costituisce solamente un puro esercizio sillabico senza costrutto alcuno.
Se il popolo greco non riuscirà a trovare la forza per mandare a casa a calci la banda di cialtroni che li governa e le banche che ne dirigono le gesta, il futuro in Grecia risulterà per forze di cose drammatico e si tratterà di un dramma senza fine. Fra qualche mese la stessa scena si ripeterà e il parlamento approverà nuove lacrime e nuovo sangue, da immolare sull’altare di Bruxelles.
Dall’Italia guardiamo atterriti l’anteprima su quello che sarà il nostro futuro, Napolitano pronuncia frasi razziste di quelle che ci fanno vergognare di essere italiani, i servi mainstream tentano maldestramente di camuffare il proprio imbarazzo, mentre l’usuraio si gira dall’altra parte, consapevole di avere ancora molta strada da fare.
Atene brucia e mentre le fiamme baluginano nella notte, dove è nata e morta la democrazia, Roma avvolta dall’insolito biancichio della neve attende con terrore che arrivi la sua ora.
Le facili promesse di Papademos, svendute un tanto al chilo come il pesce quando inizia a puzzare, non potrebbero convincere neppure un bambino delle elementari. Promettere crescita ed occupazione, come sono soliti fare i banchieri calati sugli scranni di governo (noi in Italia ne sappiamo qualcosa), mentre si licenzia e si attuano politiche di pura recessione, costituisce solamente un puro esercizio sillabico senza costrutto alcuno.
Se il popolo greco non riuscirà a trovare la forza per mandare a casa a calci la banda di cialtroni che li governa e le banche che ne dirigono le gesta, il futuro in Grecia risulterà per forze di cose drammatico e si tratterà di un dramma senza fine. Fra qualche mese la stessa scena si ripeterà e il parlamento approverà nuove lacrime e nuovo sangue, da immolare sull’altare di Bruxelles.
Dall’Italia guardiamo atterriti l’anteprima su quello che sarà il nostro futuro, Napolitano pronuncia frasi razziste di quelle che ci fanno vergognare di essere italiani, i servi mainstream tentano maldestramente di camuffare il proprio imbarazzo, mentre l’usuraio si gira dall’altra parte, consapevole di avere ancora molta strada da fare.
Atene brucia e mentre le fiamme baluginano nella notte, dove è nata e morta la democrazia, Roma avvolta dall’insolito biancichio della neve attende con terrore che arrivi la sua ora.
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