da Megachip
di Paolo Bartolini*.
Interrogare l’inquietudine del proprio tempo, ma farlo a fondo,
senza fermarsi ai segni più superficiali del disagio, là dove le
migliori energie ribelli sono incatenate all’egocentrismo dei falsi
maestri o scatenate in tempeste di rabbia impotente. Questo dovrebbe
essere il compito preliminare di chi si interessa alla politica, tanto
più adesso che si profila all’angolo della storia una svolta inaudita
per l’umanità intera. Mi domando quale mappa saprà guidarci, pur a
stento, nel percorrere un territorio così impervio, adesso che le
ideologie politiche e religiose che hanno governato per millenni le
menti degli esseri umani, sembrano crollate sotto il peso delle proprie
ingombranti certezze. Ciò significa che, ci piaccia o meno, non possiamo affidarci più a nessun dogma incontrovertibile, ad alcuna sicurezza ultima che illumini il cammino e garantisca successo al nostro viaggio in mare aperto.
Eppure,
in questa Transizione epocale che potrebbe condurre oltre il dominio
materiale e simbolico del dio denaro e dei suoi funesti sacerdoti, nulla
mi sembra più assurdo, e paradossalmente “reazionario”, di abbandonare
su due piedi il potere trasfigurante delle intuizioni spirituali ed utopiche
che hanno annunciato all’uomo, nel corso delle sue vicende profane,
quella indispensabile dimensione sacra capace di orientare passioni e
speranze, coagulando visioni e alternative possibili allo status quo.
La questione, ben diversa, mi pare oggi quella di muovere una nuova e inedita battaglia sul campo della re-interpretazione dei messaggi spirituali,
con lo scopo di destare – all’interno delle singole tradizioni,
confessionali o laiche che siano – il desiderio di ravvivare il proprio
mito condiviso, aprendolo finalmente a quello degli altri, purché si
dia, come premessa per il dialogo, la disponibilità a lavorare insieme
per costruire un patto di pace e di rispetto reciproco, che abbia ricadute sul versante sociale, economico ed ecologico.
Questo
salto evolutivo, che riguarda anzitutto la nostra coscienza e si
rivolge a chiunque, credente o meno, si riconosca profondamente in un
orizzonte di valori che trascende i piccoli egoismi di tutti i giorni,
ha tuttavia bisogno di una differente percezione del tempo.
Il filosofo e teologo Raimon Panikkar
– maestro del dialogo interreligioso scomparso da un paio d’anni –
amava ripetere, soprattutto quando era interpellato su temi politici che
gli stavano particolarmente a cuore, che la sua speranza non era riposta nel futuro, ma nell’invisibile.
Un’espressione così enigmatica certo si presta alle facili critiche di
chi, appellandosi ad un materialismo disincantato e alle crude esigenze
della sopravvivenza quotidiana, legge in essa un invito a trascurare il
futuro glorioso della rivoluzione per inseguire rassicuranti approdi
metafisici. Ma è qui l’equivoco, che segnala oltretutto il desolante impoverimento psicologico e culturale di buona parte delle forze cosiddette “anti-sistema”.
Difatti
la natura dell’invisibile, ovvero il rapporto con l’assoluto, con il
tempo metastorico a cui si accede solo mediante il paziente lavoro della
contemplazione, non va affatto confusa con un aldilà che supera il
tempo storico e il tempo dell’azione con la pretesa di sminuire entrambi
e di privarli della dignità ontologica. Al contrario: realtà storica e Realtà prima
(comunque si voglia chiamare il Principio di tutte le cose che fa da
sfondo perpetuo all’infinita metamorfosi delle forme e degli eventi
cosmici) si toccano e si compenetrano perfettamente nell’istante presente, in questo preciso momento, nel realissimo “qui ed ora” a cui spesso non prestiamo la necessaria attenzione.
La rivoluzione, in altre parole, si sta già attuando e non potrà mai essere più compiuta di adesso.
Alla
luce di queste brevi considerazioni, se dovessimo suggerire una pratica
di consapevolezza a tutti coloro che dedicano energie e passione alla
vita politica, consiglieremmo senza dubbio di praticare ogni giorno
alcuni momenti di raccoglimento, di attenzione al respiro e all’attimo presente.
Al crocevia tra
storia ed eternità può sbocciare la sensazione – da tradurre in parole
semplici e prive di enfasi – di aver compiuto anche oggi la nostra grande rivoluzione,
di volerla portare avanti, non perché si realizzi in un altro tempo e
in un altro dove, ma affinché si ripeta ogni giorno come capacità di dare un valore sacro a ciò che abbiamo fatto, stiamo facendo e vorremo fare per migliorare questo mondo.
A ben vedere,
infatti, in ogni gesto di solidarietà e di impegno concreto per gli
altri possiamo già scorgere l’epifania di quel dio di giustizia e di
amore che, finalmente libero da vuote attese escatologiche, palpita
nascosto in fondo all’intimo della nostra carne e chiede solo di essere
ascoltato.
E' si, la Rivoluzione al cui significato siamo abituati ormai ha i giorni contati, anzi è già modernariato. Da convinto rivoluzionario, da tempo ripongo ogni speranza nella Rievoluzione dell'uomo in quanto soggetto, e se qualche tradizione confessionale aiuta questo processo non può che essere benvenuta (penso al bell'utilizzo con cui il Dalai Lama sfrutta in maniera semplice il proprio carisma e le proprie parole). Quando Woitila si incamminò con forza sulla strada dell'interreligiosità, da ateo convinto ebbi un moto di attenzione a questo agire.
RispondiEliminaLe chiese, per contro, rappresentano ancora oggi il potere più forte, chiuse a riccio nei loro dogmi e nella loro stupida e cieca brama di potere.
Credo che ci vorrà molto tempo ancora, ma resto convinto che sia l'unica strada.
Namastè
Paolo
Paolo, ovviamente concordo, anche se personalmente non amo la politica, ho amici e persone molto vicine che credono fermamente nella sua "illuminazione" e nella necessità assoluta che questa avvenga. E' sicuramente uno dei passi indispensabili alla presa di coscienza collettiva che tutti auspichiamo. Una società circolare, dinamica ed orizzontale non la si forma solo con le buone intenzioni e affrontare questi discorsi è propedeitico alla sua formazione e si muove in quel senso.
EliminaCerto che ci vorrà tempo, ma ci stiamo lavorando.
Un abbraccione caro amico....ti ho già detto che sono felice di rileggerti.... sì, vero? :))
Namastè
Si, me lo avevi detto ed è reciproco, mi mancavi parecchio.
RispondiEliminaCiao amica mia
Namastè
:)) Anche tu!
EliminaBuongiorno Paolo!
Namastè
fausto per completare il testo
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=TyVlMjj-QX8&feature=BFa&list=PL00D04DCAF600485C
Grazie Fausto, io lo conosco già, ma hai fatto molto bene a segnalarlo!
EliminaNamastè
Bella combinazione lo pubblicato su
RispondiEliminahttp://blog.ilgiornale.it/foa/2012/08/12/e-adesso-in-vacanza-spazzato-via-qualche-dubbio/
In data Fausto il 18 agosto 2012 alle 17:16:
Complimenti per il blog lo visito spesso e trovo molti spunti
Cordialmente
Io, invece, non mi sono mai sentito pessimista per il mondo come adesso!
RispondiEliminaTi capisco bene Adriano, ma dobbiamo resistere in qualche maniera.
EliminaAbbraccio.
Namastè
Ci vuole una grande fiducia nell'essere umano per tessere una tela tanto forte da poterli contenere tutti. Sono molto vicino al pensiero di Adriano.
RispondiEliminaForse l'evoluzione non prevede l'uomo come attore principale, un'ipotesi da non sottovalutare.
Capisco il pessimismo della ragione, forse, come dici l'evoluzione non ci prevede, forse riusciremo a distruggere tutto prima di comprendere, ma resto dell'idea che si debba provare almeno per quella poca gente migliore a contagiare il mondo. Perchè un mondo migliore non è solo possibile, ma necessario
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