da Blogeko
La frittata sottomarina è fatta. E’ stata individuata la maggior parte dei bidoni contenenti 30-35 quintali di veleni persi in mare vicino all’isola Gorgona dalla motonave da carico Eurocargo Venezia in dicembre.
Sono davanti alle coste della Toscana, circa 23 miglia al largo di Livorno e del Parco di San Rossore (un luogo che è il paradiso in terra), ad una profondità di oltre 400 metri, in un tratto di mare all’interno del Santuario dei Cetacei che è, almeno in teoria, un’area protetta.
I rilievi effettuati dalla nave oceanografica Minerva Uno della Castalia mostrano che alcuni bidoni (quanti, non si sa) sono aperti e stanno spandendo il contenuto. Subito dopo l’incidente, l’Arpa (Agenzia protezione ambientale) della Toscana aveva avvertito che il contenuto dei bidoni, se disperso in acqua, è in grado di contaminare la catena alimentare.
Adesso si tratta di mandare un robot a recuperare rapidamente i fusti – mica uno scherzo, a 400 e più metri di profondità – e si tratta di evitare che si aprano ulteriormente mentre vengono tirati su.
L’incidente è avvenuto il 17 dicembre. Dall’Eurocargo Venezia della Grimaldi Lines sono caduti in acqua, durante la tempesta, 198 fusti d’acciaio contenenti catalizzatori esausti a base di nichel e molibdeno utilizzati per la desolforazione del petrolio. In acqua anche i due semirimorchi nei quali essi erano stoccati.
La Grimaldi ha incaricato l’armatore Castalia e la nave Minerva Uno di individuare i bidoni: non si conosceva il luogo preciso in cui erano caduti in mare, si sapeva soltanto che era a Nord dell’isola Gorgona.
Ecco il risultato, ripreso dal sito dell’Arpa (l’agenzia di protezione ambientale) della Toscana. In fondo il link.
I fusti sono in un’area di 250 metri per 100 metri circa. Come scrive l’Arpa Toscana nell’ultimo comunicato stampa, le fotografie e le riprese effettuate dal robot subacqueo mostrano che
Dei fusti individuati alcuni sono vuoti o danneggiati. Sono visibili inoltre limitate quantità di materiale sfuso sul fondo
“Alcuni” bidoni vuoti o danneggiati (più d’uno, dunque) ma solo “limitate quantità” di materiale sul fondale. Il resto dov’è?
Per il momento, si fanno analisi per verificare che non sia nella pancia dei pesci. Rimangono da individuare “alcune decine di fusti”. Rimane da predisporre un piano per recuperarli, e poi dargli attuazione.
Dall’Arpa Toscana gli esiti del tavolo tecnico sui bidoni tossici al ministero dell’Ambiente, la cartina con la posizione dei bidoni e la serie dei comunicati stampa sulla vicenda
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