sabato 19 febbraio 2011

Rifiuti: il vuoto normativo italiano favorisce le ecomafie

Alessandro Graziadei

Chi trasporta illegalmente rifiuti pericolosi in Italia, fino a giugno, non può più essere punito. Almeno fino a quando non entrerà ufficialmente in funzione il Sistri, il nuovo sistema elettronico di tracciabilità dei rifiuti industriali la cui gestione è stata affidata al Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente. È questa la situazione paradossale che si è determinata dopo la proroga all’entrata in vigore del sistema annunciato il 22 dicembre scorso con un decreto del ministero dell’Ambiente.
Ma cosa è successo? Dando per scontato il suo avvio entro il 31 gennaio 2010, lo scorso 22 dicembre il Ministro Stefania Prestigiacomo ha cancellato per decreto le vecchie sanzioni sul trasporto di rifiuti pericolosi, legate alla modulistica cartacea, e ha introdotte le nuove, che per essere applicate hanno però bisogno che il sistema elettronico di tracciabilità funzioni.
Ma dopo la proroga del 15 febbraio che ne sposta al 31 maggio la partenza, il Sistri e le sue normative rimangono ancora strumenti puramente virtuali.

venerdì 18 febbraio 2011

L’impronta ecologica

articolo tratto da: Le (eco) idee tascabili

Questo libro me lo sono procurato in biblioteca, perché a meno che non si tratti di manuali da consultazione, ho deciso di non acquistare più libri e di optare appunto per la biblioteca, per il prestito o per il baratto. Non rinuncerò al piacere di leggere e non accumulerò più carta sui miei Billy ormai saturi.
Detto questo, la prima parte di questo volume definisce e spiega il concetto di Impronta ecologica in modo tecnico, con dati, numeri e formule. Per farla breve, l’impronta ecologica è uno strumento di calcolo che permette di stimare il consumo di risorse e di rifiuti prodotto da una popolazione (o da una famiglia, o da un singolo individuo), e di esprimere queste grandezze in superficie di territorio necessario. In pratica, prende in considerazione la quantità di risorse naturali (rinnovabili, non rinnovabili e ricostituibili), terreni, combustibili e tutto quello che è nesessario alle coltivazioni, agli allevamenti, alla costruzione dei beni che acquistiamo, allo smaltimento dei rifiuti, eccetera, e la traduce in ettari, che sono sparsi per il mondo, a seconda della provenienza di ciò che compriamo o di dove questo verrà smaltito. I dati vengono poi confrontati con la biocapacità, cioè gli ettari che abbiamo realmente a disposizione, rispetto a quelli che sfruttiamo. L’impronta ecologica si applica anche in altri ambiti; ad esempio può essere utile per calcolare il rapporto costi/benefici che potrebbero derivare dalla costruzione di un’infrastruttura o dall’utilizzo di una fonte di energia piuttosto che un’altra. I calcoli sono ovviamente sottostimati, ma comunque utili ad avere un quadro della situazione e ipotizzare la direzione verso cui si sta andando ed eventualmente “correggere il tiro”.

Costa D'Avorio, un paese dimenticato dove sta covando un disastro umanitario

Un'insicurezza sociale che ha già provocato oltre 300 morti. Le principali banche del paese stanno chiudendo i propri sportelli limitando al massimo le quantità di denaro prelevabile. Una scelta che sta esasperando ulteriormente la situazione nel paese e che vede stabilmente interminabili file davanti alle poche banche rimaste aperte 

di GIULIO DI BLASI
  Fonte: Repubblica

ROMA - Mentre il mondo è focalizzato sui problemi dell'Egitto e della Tunisia ad Abidjan, in Costa d'Avorio la situazione si sta deteriorando giorno dopo giorno. La crisi, che ha preso il via dopo gli scontri post elettorali tra il Presidente uscente Laurent Gbagbo, e il vincitore internazionalmente riconosciuto delle elezioni Alassane Ouattara, si sta ora tramutando in una crisi finanziaria ed economica di proporzioni drammatiche.

Le banche chiudono le casse.
A fronte di una stima cautelativa di oltre 300 morti, e di un diffuso stato di insicurezza e disordine, le principali banche del paese stanno infatti decidendo in questi giorni di chiudere i propri sportelli o limitare al massimo le quantità di denaro che possono essere prelevate. Una scelta questa che sta esasperando ulteriormente la situazione nel paese, che vede ormai stabilmente interminabili file davanti alle poche banche ancora rimaste aperte. Secondo quanto riportato dalla BBC, tra i grandi gruppi bancari internazionali che hanno già sospeso le operazioni lunedì scorso vi sono la BNP Paribas, e la Societe Generale che da sole rappresentano circa i due terzi dell'intero sistema bancario ivoriano. Una decisione drammatica, presa sull'onda del duplice rischio dei continui disordini e delle possibili ulteriori sanzioni internazionali che potrebbero colpire il paese.

Tal al-Mallouhi, blogger siriana condannata, perché il silenzio dei media?

di Gennaro Carotenuto.

La condanna a cinque anni a Damasco di Tal al-Mallouhi, la blogger diciannovenne in carcere da oltre un anno per “intelligenza con gli Stati Uniti” (sic), pur scrivendo soprattutto a favore della causa palestinese, ha meritato al massimo delle brevi da parte dei nostri giornali.
E’ un silenzio, quello dei media italiani, più che imbarazzante e spiegabile solo con insipienza e razzismo. La Siria è un paese importante, meno dell’Iran, ma importante. La Siria di Assad Junior è un paese nemico, del nostro alleato Israele e dell’Occidente ed è uno dei pochi paesi della regione dal quale non si segnalano grandi movimenti politici d’opposizione in queste settimane.

La preoccupante condanna al carcere di una blogger, una studentessa liceale appena maggiorenne, da quasi un anno in isolamento, avrebbe potuto e dovuto raccogliere almeno una parte dell’attenzione ossessiva che i nostri media dedicano alla cubana Yoani Sánchez che, per la cronaca, mai è stata né arrestata né incriminata, né ha dovuto interrompere le pubblicazioni e che, quando è stata (ingenuamente) osteggiata dalla polizia cubana, ha potuto approfittare di megafoni mediatici mondiali.
Qual è la ratio? Yoani Sánchez parla una lingua intellegibile e Tal al-Mallouhi no? Perché la ragazza, oltre che di democrazia in Siria scriveva per la libertà della Palestina? I nostri media sono superati dal risorgimento mediorientale, hanno troppi pochi esperti e fondi e fanno fatica a seguire tutto? Ci sono interessi precisi, tipo quelli di chi finanzia organizzazioni come Reporter senza Frontiere, che vogliono fare di Yoani Sánchez un caso mondiale e semplicemente “se ne fregano” di Tal al-Mallouhi? Di sicuro nessuno ha fatto a gara per pagare traduzioni in tutte le lingue del blog della ragazza siriana che, per quello che può importare ai giornali italiani, nelle galere di Damasco, ci può anche morire.

tratto da Megachip

ROGER WATERS, UOMO E ARTISTA ECCEZIONALE

Nella foto: David Gilmour (a sinistra) e Roger Waters (a destra) si sono riuniti lo scorso 10 luglio 2010 in occasione di un concerto a Kidlington (UK) per beneficenza per i bambini palestinesi.

  
DI SILVIA CATTORI
Silviacattori.net

In un mondo nel quale, dalla Palestina all’Iraq, passando per l’Afghanistan, tante vite innocenti sono quotidianamente brutalizzate da eserciti barbari, umiliate e private di ogni speranza, libertà e dignità umana, la voce di artisti integri che prestano il loro talento e il loro nome per dire no alla barbarie, è un faro di speranza.

Roger Waters, il leggendario bassista, chitarrista e cantante dei mitici e ormai sciolti Pink Floyd, è uno di questi artisti dotati di straordinario coraggio.

“Divertire il pubblico non mi ha mai interessato, ciò che voglio è smuoverlo” dice Roger di solito.

Ammirato ben oltre il mondo del rock, sensibile alla lotta di popolazioni oppresse dai potenti e schiacciate da battaglie ad armi impari, Roger Waters ha un importante messaggio da inviare. Ha dedicato i suoi album ai “caduti in guerra”. Per lui parlare della sofferenza causata dalle guerre “serve a prevenirle e a fermarle”.

Nel 1979, l’album The Wall, nel quale lui è compositore di musica e testi, è diventato l’inno di un’intera generazione. Era un periodo in cui il movimento contro la guerra era ancora potente. Ora invece dorme. Roger Waters, persona attenta e appassionata, sa bene che deve fare la sua parte per riaccendere la fiamma.

giovedì 17 febbraio 2011

Dipendenza spirituale...Osho

Il mio approccio alla vostra crescita è di base quello di rendervi indipendenti da me. La dipendenza, di qualsiasi tipo, è schiavitù, e la dipendenza spirituale è la peggiore schiavitù che esista. Ho fatto ogni sforzo per rendervi consapevoli della vostra individualità, della vostra libertà, della vostra capacità di crescere senza l’aiuto di nessuno. La crescita è intrinseca all’essere. Non arriva dall’esterno; non è un’imposizione, ma un’apertura, uno schiudersi.

Tutte le tecniche di meditazione che ti ho dato non dipendono da me – la mia presenza o assenza non farà alcuna differenza – dipendono da te. Non è la mia presenza, ma la tua che è necessaria perché possano funzionare. Non è il mio essere qui ma il tuo essere qui, il tuo essere nel presente, il tuo essere sveglio e consapevole che potrà servire.

Mubarak se ne va, ma l'assedio di Gaza c'è ancora

di Claudia Milani* - Megachip.

La Rivoluzione egiziana è destinata a produrre effetti a breve termine sulla sopravvivenza della popolazione civile della Striscia di Gaza.
La Striscia di Gaza è una piccola fetta di terra affacciata sul Mediterraneo, sotto occupazione israeliana. Israele, in particolare, controlla sia il confine terrestre Gaza-Israele, sia il mare antistante la Striscia, che lo spazio aereo sovrastante. L’assedio e il blocco imposti da Israele sulla Striscia hanno forti ripercussioni sulla popolazione civile, come denunciato dalle maggiori organizzazioni internazionali per i diritti umani. In particolare, la privazione del diritto alla libertà di movimento impedisce o rende estremamente difficoltoso l’ingresso e l’uscita dalla Striscia, il che causa a cascata ulteriori violazioni dei diritti della popolazione civile.

mercoledì 16 febbraio 2011

Venerdì 25 febbraio 2011, ore 21.00, conferenza sulle scie chimiche a Desio

L'associazione Assosport per la cultura organizza la conferenza (sulle scie chimiche) dal titolo

Chimica dal cielo ... terrore sulla terra? 
Segreti militari e malattie misteriose

Venerdì 25 febbraio 2011 alle ore 21.00, a Desio (provincia di Monza e Brianza)

presso la Sala Pertini, Piazza Don Giussani

Relatori:

Giorgio Pattera - biologo e giornalista, vice presidente dell'associazione "Galileo"

Corrado Penna - fisico, ricercatore indipendente

Introduce:

Claudio Bianchini - dottore commercialista

PACHAMAMA, MADRE TERRA. MESSAGGIO DI H. MAMANI

Quando una volta chiesi ad un contadino del canyon del Colca, nel Sud del Perù, che cosa bisogna fare per diventare un vero Uomo, lui mi rispose:
 
“Vivere in armonia con la Natura”.
In campagna molti ancora lo fanno, ma in città quasi tutti dimenticano il fatto di essere figli della Grande Madre.
Pensano che l’uomo sia il padrone della terra, e questa è la loro maggiore ignoranza, perchè l’uomo è soltanto un filo nel tessuto di tutti gli esseri viventi che la Pachamama tesse.
Siamo tutti fratelli e sorelle. Le piante, le pietre, gli animali e tutto quanto esiste va rispettato e curato,perchè non ci appartiene, è soltanto dato in prestito come aiuto alla nostra evoluzione spirituale.
La Terra è un immenso meraviglioso giardino, e prendersene cura induce a coltivare se stessi e il proprio giardino interiore.
Ogni seme che piantiamo diventa una qualità che innestiamo nel nostro essere, ogni erbaccia che estirpiamo è la metafora di un vizio di cui non abbiamo più bisogno per la nostra crescita.
I training sulla Pachamama sono finalizzati a far capire alle donne e agli uomini che essi sono parte della Natura e che, per la legge della reciprocità, qualsiasi cosa accade loro accadrà a Madre terra e, viceversa, qualsiasi cosa accade alla Madre terra accadrà anche a loro, prima o poi.
Molte persone inquinano per ignoranza. Inquinano anche con i loro pensieri e parole negative senza rendersene conto. Non capiscono che tutti gli esseri viventi sono collegati fra loro e con la Madre terra e che qualunque cosa faccia male all’acqua, alle piante, alla Terra, all’atmosfera finirà per far male anche a noi, i suoi figli.
Come possiamo uccidere nostra madre, che ci dà la vita?
Il mio compito è insegnare a rispettare e ad amare la terra, farne capire la sacralità: essa è la nostra dimora, e il Grande Spirito, che ci ha permesso di venire a fare esperienze in questo pianeta, ce l’ha affidata magnifica.
Dobbiamo conservarla così oppure renderla ancora più bella.
In questo modo potremo ringraziarlo per il dono della vita e per il fatto di essere ospiti in un meraviglioso pianeta.
Impariamo a non sporcarlo, perchè le generazioni future meritano di trovare una terra pulita, bella, un luogo dove sia possibile sperimentare pace e felicità.
” Soltanto quando capirai
la Sacralità della Terra
diventerai veramente
un’ Essere Umano.
Altrimenti sarai un Bipede,
come altri uomini
che si credono Umani
ma non lo sono!
perchè l’essere umano è quello che ha unità tra quello che sta nella sua testa
e quello che sta nel suo cuore.
Armonizzando ambedue,
potrà vivere pienamente la vita
e per questo sentire le pulsazioni
e il battito del cuore della Madre Terra.
E’ il primo passaggio
per vivere la vita
con tutta la sua pienezza”
Hernan Huarache Mamani
http://www.mamani-inca.com/bacheca_novita.html 
da 0cchiditerra

Il carbone del Bangladesh

di Luca Manes

I bulldozer della compagnia britannica Global Coal Management Resources stanno per spianare 12mila ettari di terra nella regione di Phulbari, in Bangladesh, per realizzare una delle più grandi miniere di carbone a cielo aperto del Pianeta. Non solo andranno perduti terreni molto produttivi dal punto di vista agricolo, ma ben 40mila persone saranno costrette ad abbandonare subito le loro case. Tra questi almeno 2.200 indigeni, le cui famiglie hanno abitato nella zona per circa 5mila anni. Ma il conteggio dei soggetti da rilocare aumenta se si considerano anche i canali e i pozzi che saranno prosciugati a causa della miniera. In quel caso arriviamo a quasi un quarto di milione di persone residenti in un centinaio di villaggi, tra cui 50mila indigeni appartenenti a 23 differenti gruppi tribali, almeno stando alla ricerche eseguite dall'organizzazione Jatiya Adivasi Parishad.

martedì 15 febbraio 2011

Stati Uniti, aumenta il lavoro minorile nelle fabbriche della Apple

 
Nel 2010 il numero dei bambini impiegati ha superato di nove volte le cifre dell'anno precedente.
 
Novantuno bambini impiegati illegalmente nelle fabbriche della Apple nel corso del 2010: è quanto emerge da un rapporto pubblicato dall'azienda statunitense, che rivela scenari sconcertanti. Il numero dei bambini registrati nel 2010 supera di nove volte la cifra dell'anno precedente. Il rapporto - pubblicato oggi dal Guardian - rivela inoltre che 137 dipendenti hanno presentato sintomi da avvelenamento da n-esano, nonostante fino ad ora la Apple non avesse mai confermato i casi di intossicazione.
In merito alla questione del lavoro minorile, l'azienda informatica statunitense assicura di aver potenziato i controlli nelle proprie sedi. Questo dopo che in molti casi sono state falsificate le età dei ragazzi, talvolta con la complicità delle scuole.
Gravi infine le violazioni dell'orario lavorativo. Meno di un terzo delle fabbriche cinesi della Apple ne rispettano il codice, che impone ai dipendenti un massimo di 60 ore di lavoro - settimanali - e almeno un giorno di riposo.

http://it.peacereporter.net/articolo/26894/Stati+Uniti%2C+aumenta+il+lavoro+minorile+nelle+fabbriche+della+Apple

Gaza, martirio infinito: condannati a morire di cancro

fonte: Libre.org

Dopo il terrore e la strage, con le bombe al fosforo bianco lanciate in mezzo alle case fino a sterminare 1.300 persone, come ammesso dal Rapporto Goldstone delle Nazioni Unite, verrà l’ora della morte lenta: quella provocata dai tumori che minacciano la popolazione costretta a bere acqua inquinata dagli agenti tossici, eredità velenosa dell’Operazione Piombo Fuso scatenata dalle forze israeliane a cavallo tra 2008 e 2009. Una vera emergenza sanitaria incombe ora sul milione e 400.000 abitanti che vivono in condizioni quasi disperate nei 360 chilometri quadrati della Striscia di Gaza, stretta fra Israele, Egitto e Mediterraneo. La denuncia parte da Roma: a parlare sono le analisi inquietanti effettuate dal Cnr e dall’università La Sapienza.
L’acqua potabile di Gaza è gravemente inquinata da metalli e sostanze cancerogene: se non avranno acqua pulita, gli abitanti di Gaza moriranno di cancro. «Tutti i risultati delle indagini condotte su suoli, capelli ed acque – spiegano i ricercatori italiani – mettono in luce che la terra della Striscia di Gaza è contaminata, che le bombe al fosforo e altri materiali bellici utilizzati durante gli attacchi hanno lasciato sul terreno elementi tossici che necessitano di essere rimossi e trattati opportunamente».

Al via a Sanremo anche il Festival dell'acqua bene comune

Il logo del Festival dell'Acqua 
di Sanremo

Nei prossimi giorni nelle piazze di Sanremo, in contemporanea con il Festival della canzone italiana, ci sarà anche il “Festival dell’Acqua” promosso dal Comitato Referendario "2 Sì per l’Acqua Bene comune". "Il Festival di Sanremo è il più grande evento mediatico dell’anno: televisioni, radio, giornali saranno tutti presenti. È per questo - scrivomo i promotori dell'iniziativa - che abbiamo deciso, come Coordinamento nazionale nello scorso dicembre di essere presenti come Comitato Referendario "2 Sì per l’Acqua Bene comune": l’obiettivo è di arrivare, tramite i media presenti, al “grande pubblico”, perché se vogliamo vincere i referendum dobbiamo arrivare a tutti.
Il “Festival dell’Acqua” si terrà nei giorni di giovedì 17 e venerdì 18 febbraio. L'evento clou sarà il concerto gratuito che si terrà a Sanremo in Piazza San Siro dalle 19 alle 23 di venerdì 18.

Firme contro la guerra

di Enrico Piovesana
 
Una storica Ong londinese lancia una petizione popolare per chiedere il ritiro immediato delle truppe britanniche dall'Afghanistan. Un'iniziativa da imitare.

Registi, cantanti, scrittori, intellettuali, giornalisti, avvocati, attivisti, sindacalisti, politici e migliaia di cittadini comuni. L'appello per il ritiro immediato delle truppe britanniche dall'Afghanistan lanciato dalla storica Ong londinese War on Want (Guerra alla Povertà), e rilanciato dal quotidiano The Guardian, sta raccogliendo massicce adesioni e pare destinato a provocare qualche problema a una classe politica che, in Gran Bretagna come altrove, continua a ignorare la crescente opposizione popolare alla guerra in Afghanistan.
Recita l'appello: ''La Gran Bretagna è nuovamente coinvolta in una guerra che non si può vincere. Come viene spiegato nel nostro rapporto su quel conflitto, il popolo afgano sta pagando un prezzo terribile per l'occupazione militare del loro paese. Il surge dell'attività militare non ha portato più sicurezza, ma solo maggiore insicurezza, sia in Afghanistan che nel vicino Pakistan''.

lunedì 14 febbraio 2011

Minacce di morte della giunta militare birmana nei confronti di San Suu Kyi


La giunta militare birmana ha minacciato, per la prima volta dalla sua liberazione lo scorso novembre, la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi di una “fine tragica” se lei e il suo partito “continueranno a sostenere le sanzioni occidentali contro il regime”. In un editoriale apparso sul quotidiano ufficiale della giunta, “New Light of Myanmar”, San Suu Kyi viene fortemente criticata per un comunicato pubblicato la settimana scorsa dal suo partito, la Lega nazionale per la democrazia, in cui si proponeva di discutere con l’occidente le sanzioni economiche e di porre le condizioni necessarie per un “cambiamento”. “Se la signora Suu Kyi e il suo partito continueranno ad ignorare che la Birmania di oggi procede verso una nuova era, un nuovo sistema e dei nuovi programmi politici che aprono la strada alla democrazia, troveranno una fine tragica”, era scritto nell’editoriale pubblicato ieri. L’8 febbraio scorso la Lega nazionale per la democrazia aveva proposto di “discutere con gli Stati Uniti, l’Unione europea, il Canada e l’Australia per raggiungere un accordo su quando, come e in quali circostanze modificare le sanzioni”.

http://www.gliitaliani.it/2011/02/minacce-di-morte-della-giunta-militare-birmana-nei-confronti-di-san-suu-kyi/

Usa, la fiera dell'Est

Ventura, California. All'esposizione di armi anche bambini di 12 anni. E aumentano gli acquisti dopo il massacro di Tucson.
 
 
Scritto per PeaceReporter
Maurizio Bongioanni

Nei pressi della spiaggia di Ventura, a metà strada tra California e Santa Barbara, si svolge il 'Gun Show, la fiera delle armi. Costa nove dollari, mentre i bambini sotto i 12 anni entrano gratis. Un arsenale di pistole, fucili, mitragliatrici, armi da guerra, montagne di munizioni: c'è di tutto nel grande salone espositivo. Molti sono qui dopo la strage di Jared Loughner a Tucson, dove sono morte sei persone tra cui una bambina di nove anni: temono che il parlamento americano vieti presto la vendita delle armi più pericolose. E questo ha generato un'ondata inaspettata: secondo i dati raccolti dall'Fbi sono aumentate notevolmente le vendite di armi semiautomatiche del 16 percento in California, del 38 percento in Illinois, del 33 percento nello stato di New York, del 65 percento in Ohio e del 60 percento in Arizona, lo stato della tragedia avvenuta l'8 gennaio scorso.
Sembrerebbe un paradosso, dopo la strage commessa da Jared Lee Loughner. Ma basta chiedere ai partecipanti della fiera per capire che qui, dove ogni weekend vengono allestite fiere di armi, non lo è. Alcuni sostengono che non sarebbe servito a nulla vietare l'utilizzo delle armi d'assalto perché sono gli uomini che uccidono, non le pistole.

domenica 13 febbraio 2011

Quando i 'numeri' calano

Matteo Dell'Aira*

In Afghanistan nei mesi invernali cala l'intensità dei combattimenti, ma la tragedia della guerra continua senza tregua
Di solito in inverno l'attività qui nell'ospedale di guerra di Emergency a Laskargah cala rispetto ai mesi primaverili ed estivi. Calano i 'numeri', non la tragedia umana che la popolazione civile soffre a causa della guerra.
Razia viene da Babaji, villaggio tristemente famoso per i combattimenti che vi avvengono da anni. Stava tornando a casa a piedi con la sua famiglia. A un certo punto 'dei soldati' hanno cominciato a sparare. Lei rimane ferita, l'unica della famiglia: un femore rotto, uno zigomo rotto e una vasta ferita alla testa.
Stamattina, ancora ricoverata in terapia intensiva, piangeva. Ora che è stata trasferita nel reparto dei bambini, si trova meglio e ci mostra anche l'altra ferita da proiettile che l'ha colpita a una mano un anno fa. Una 'veterana di guerra' a sette anni.

sabato 12 febbraio 2011

SE NON ORA QUANDO?




 13 FEBBRAIO  2011

A Milano: 14.30 Piazza Castello 






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CANZONE PER LORO

Parlare di loro
della loro bellezza
Della pienezza o del vuoto profondo
Amarle, se puoi, come puoi
Per quanto poi te lo lascino fare
Sentire dei loro tempi, le esigenze
Il richiamo gentile della calma
Dolce sensazione di lentezza
Ascoltarle nei loro discorsi
quel parlarsi di tutto
quell’aprirsi dell’anima
Come di un fiore che schiude
Ed invidiar di lor fertilità la meraviglia
che si ripete sempiterna
avere in sé la vita
Ricordare e capire del loro parlare
Qell’amarezza antica e quel dolore
Che è tutto loro
che è solo delle donne

WSF: responsabilità e donne per il cambiamento


Sono passati dieci anni da quando per la prima volta i movimenti e le associazioni della società civile di tutto il mondo si ritrovarono a Porto Alegre in Brasile e diedero vita al primo Forum Sociale Mondiale. Un momento di incontro per scambiarsi informazioni, coordinare le campagne, organizzare iniziative e confrontarsi sulle tematiche di una “globalizzazione alternativa”
. Ieri a Dakar in Senegal si è conclusa l’undicesima edizione del Forum. Lo slogan è sempre lo stesso: ”Un altro mondo è possibile!” reso ancora più tangibile dalle sommosse anti governative che stanno infiammando la parte settentrionale del continente africano. “Questo incontro arriva in un momento in cui il mondo sta cambiando - ha detto il coordinatore del forum africano, Taoufik Abdallah - Sta a noi agire. Sta a noi cambiare il mondo”. Un appello alla “responsabilità attiva nel cambiamento” fatto proprio dalla società civile e dalle donne africane.
Nella capitale senegalese si attendevano non più di 20mila persone, hanno invece superato i 75mila gli arrivi effettivi, con un autentico exploit delle delegazioni africane, in rappresentanza di 43 nazioni del continente su un totale di 53. “Nessuno si aspettava tanta partecipazione dagli Stati africani”, ha osservato Vittorio Agnoletto, figura storica dei movimenti alternativi italiani.

LA CASA E’ IL MOMENTO PRESENTE

Se calmo il corpo, la calma raggiungerà anche i miei pensieri, così come il corpo e i pensieri di mia madre, perché il corpo e la mente di mia madre continuano nel mio corpo e nella mia mente. Provate a sentire questa sensazione di devozione e di pietà verso i vostri genitori e offritegliela; essi vi hanno dato la vita e di sicuro hanno voluto prima di tutto la vostra felicità.
Meditando, respirando tranquillamente e sorridendo, pace e gioia entreranno nel nostro corpo e nella nostra mente, come nel corpo e nella mente dei nostri genitori. Noi saremo liberati e anche loro lo saranno, perché non pratichiamo solo per noi, ma anche per loro. Anche adesso che sono anziano, pratico in questo modo: Inspirando, mi sento calmo e leggero. Espirando, mi sento sereno e gioioso. Poi, a volte, chiamo mia madre: ‘Mamma, respira con me’. A volte chiamo la nonna, a volte mio padre e mentre inspiro ed espiro vedo molto chiaramente che io e lui siamo una sola cosa e gli offro la possibilità di fare la meditazione seduta, la meditazione camminata, di essere in contatto con quegli insegnamenti che a me hanno procurato la pace e la gioia e che a lui sono mancati. Anch’io ho vagato a lungo, cercando la felicità, ma ora ho avuto l’illuminazione che la felicità è proprio qui, nel momento presente. So che posso essere felice mentre lavo, so che posso essere felice mentre preparo da mangiare, mentre sto seduto. Mi sono finalmente fermato, sono tornato a casa e questa casa è il momento presente.

Tratto da un discorso del monaco buddista Thich Nhat Hanh nel ritiro estivo del 1996