mercoledì 8 giugno 2011

Catania, ex poste. Loro restano umani. Noi?

tratto da PeaceReporter
 
Cronaca intima di uno sgombero

L'ex palazzo delle poste era uno degli ormai troppi "hotel dei disperati in città". Così, verso le otto di sera era possibile assistere a un intenso traffico di varia umanità che entrava ed usciva da quel gran condominio che era diventato l'ex-palazzo delle poste: uomini, donne, giovani e meno giovani, tanti bambini, da soli o in gruppo vivevano quel luogo ormai senza nessuna area furtiva, ormai senza vergognarsi di essersi dovuti adattare a vivere ad un posto che era diventato tugurio, ma reso accogliente dalla forza della vita, per sé e le proprie famiglie, i propri compagni, i propri amici. Dove la puzza saliva forte alle narici per mancanza di strutture adeguate, si univano intensi profumi di cibo cucinato senza mezzi e con grande cura, di bucato fresco, prendendo l'acqua lontano, con tanta fatica. Ognuno curava i propri spazi lottando ogni giorno con l'incuria e il disinteresse di una città che, al contrario degli ospiti del casermone, niente ha più ormai di civile e umano.
Il palazzo delle ex-poste di viale Africa è l'esempio del degrado della città, che non è un degrado solo fisico, di incuria e abbandono, è purtroppo molto di più. Un degrado delle coscienze, della capacità di una società di essere accogliente e di integrare l'altro all'interno di regole e di servizi pensati per la collettività. Da anni si disfa come il cemento lasciato all'umidità del mare senza nessuna manutenzione e viene "conquistato" da chi non ha un tetto, un letto, un bagno, oggi anche dai disperati del Nordafrica che raccontano di trattamenti del tutto irregolari e disumani presso i "centri di accoglienza", dai profughi che non vogliono essere schedati e costretti all'inattività e all'immobilità in un Paese che non li accoglie, li sequestra.
Da diverso tempo, ormai, frequentavo quel posto ricco di difficoltà, sofferenza, ma anche solidarietà, allegria e mi sentivo a casa. Lo frequentavo per realizzare, per Gerta Human Reports, un reportage fotografico e poi un cortometraggio su quelle storie, quei volti, quell'umanità. Ogni volta imparavo, capivo, ridevo, mi rattristavo, gustavo ciò che mi veniva offerto con calore e accoglienza. Mi colpiva, soprattutto, il non sentir mai piangere un bambino, tra i tantissimi che c'erano. Ho capito solo riguardando le foto il perché: gli zingari tengono sempre i bimbi in braccio, almeno due per ognuno, tra uomini e donne, e quando li lasciano, quelli corrono e giocano, forti del contatto perenne con corpi conosciuti e accudenti. Quante leggende metropolitane intorno a quel luogo, alimentate da un giornalismo cinico e disinformato, locale e nazionale: nessuna gerarchia, nessuna separazione, nessuna piramide, nessuna violenza, niente siringhe dove i bambini giocavano. Veniva, infatti, tutto ripulito dagli abitanti del palazzo, ciò che i tossici catanesi lasciavano loro. Divisione e condivisione di spazi che ogni cultura riempiva diversamente.
L'ultima volta i miei amici Rom, con i pochi soldi che avevo dato loro per aiutarli, immediatamente offrivano un gelato a una di noi. L'ultima volta ho affidato la macchina fotografica ad un ragazzo somalo, ora è un fotografo di Gerta Human Reports. L'ultima volta... all'alba del 25 maggio, pompieri, polizia, carabinieri, vigili urbani, finanzieri, unità cinofile, e l'assessore alle politiche sociali di Catania, sgomberavano l'umanità dal palazzo delle ex- poste. Ma non c'era già nessuno, avevano saputo il giorno prima e hanno ripreso a camminare, nomadi, su una terra che è la loro, contro le logiche meschine e inumane del territorio. Le famiglie Rom, però, sono state sistemate in una vera e propria discarica vicino all'Aereoporto, tra polemiche e questioni con l'Enac, che pretende di salvaguardare l'immagine della "civile" Catania per i turisti e con gli abitanti di quella orribile periferia che, come sempre più spesso accade, per interessi che non sono certo i loro, ingaggiano una guerra fra poveri per la quale, però, gli altri contendenti nomadi, non mostrano di avere alcun interesse. Sono andata a trovarli, come all'indomani di un terremoto sembrano spaesati, increduli. I miei amici bambini non ridono più... ma, loro, restano umani.

Stefania Mazzone
Gerta Human Reports

http://it.peacereporter.net/articolo/28860/Catania%2C+ex+poste.+Loro+restano+umani.+Noi%3F

6 commenti:

  1. Ci sono tanti complessi immobiliari che vengono lasciati andare allo sfascio, quanto sarebbero utili per chi non ha un tetto sulla testa. Che "bella" gestione del nostro patrimonio pubblico!

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  2. le nostre città sono sempre meno accoglienti e questo stupisce ancora di più che avvenga al Sud; noi che siamo un popolo di emigranti, scacciati e clandestini.

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  3. È vero Sara, le aree dismesse, e sono tante, potrebbero essere sfruttate opportunamente per la solidarietà e l'accoglienza, e invece...

    Abbraccio
    Namastè

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  4. Eh sì Cirano, tutto il nostro paese sembra essere sempre meno accogliente.
    Il Sud ha molti problemi e il potere facilita la contrapposizione fra i poveri.
    Gli esseri umani, tutti, sembrano avere la memoria corta e la vocazione al linciaggio :-((

    Un abbraccio
    Namastè

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  5. Questo stato,uno stato di migranti e di faticosa ma riuscita integrazione, deve recuperare il senso della solidarietà.
    Le persone sono tutte uguali.

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  6. Ciao Costantino, hai ragione la solidarietà è l'aspetto fondamentale che ci è venuto a mancare, purtroppo.
    Ed è assolutamente necessario recuperare questa perdita...perchè è vero, siamo tutti uguali...anzi, io amo pensare e dire che siamo tutti UNO

    Un abbraccione ^__^
    Namastè

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