06/06/2010
LONDRA – I dati riportati dall’Ufficio di Statistica nazionale fanno parlare di un disavanzo pubblico inglese da record che, con i suoi 156,1 miliardi di sterline nel 2009/2010, ha raggiunto l’11,1% del Pil. Di fronte al ribasso delle previsioni di crescita e a cifre del genere, che mostrano come l’economia del Pese si trovi in condizioni peggiori di quelle stimate, il conservatore David Cameron, da poco eletto primo ministro, in un’intervista rilasciata al Sunday Times ha annunciato che è necessario affrontare e ridimensionare i costi del welfare, del settore pubblico e dell’apparato burocratico, che si è espanso negli ultimi anni. In vista degli “anni di sacrifici” che si prospettano alla Gran Bretagna e consapevole del fatto che per affrontare il problema è necessario avere il sostegno dell’opinione pubblica, Cameron ritiene che, da vero uomo di Stato, sia opportuno spiegare alla gente quale sia l’obiettivo di tale “sacrificio”. Pertanto, appellandosi ai cittadini, il primo ministro ha chiarito che “Un debito enorme deve essere gestito. Incrociare le dita aspettando la crescita e sperando che esso scompaia non è una soluzione. […]Il Paese è ‘scoperto’. E gli interessi su questo scoperto si mangiano ciò che la nazione avrebbe dovuto spendere per altro.”
Nonostante il Times abbia già riferito di tagli del 20% al ministero del Lavoro e delle Pensioni previsti per i prossimi cinque anni, il leader dei liberaldemocratici, Nick Clegg, in un’intervista rilasciata all’Observer ha mostrato la sua netta opposizione a tagli sul modello di quelli effettuati da Margaret Tatcher con le sue politiche economiche negli anni ’80. Quello a cui pensa Clegg è un modello meno “selvaggio”, come quello della Svezia, degli Usa e del Canada.
fonte articolo
fonte articolo
Nessun commento:
Posta un commento
La moderazione dei commenti è stata attivata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autore del blog.
Non verranno presi in considerazione gli interventi non attinenti agli argomenti trattati nel post o di auto-promozione.
Grazie.