da Petrolio
di Debora Billi
Eh beh la libertà d'impresa, si sa, non vuole "lacci e lacciuoli". Siamo o non siamo un Paese democratico e liberista?
Allora perché diamine dovremmo porre un limite a 12 miglia
dalle coste alle trivellazioni in mare per petrolio e gas? Il business
innanzitutto: quindi via a perforazioni e piattaforme anche tra canotti,
pattìni e infanti con la ciambella.
La fascia introdotta dalla ministra Prestigiacomo ai tempi prevedeva un limite di 5 miglia che diventavano 12 per le aree protette, onde evitare un rischio "marea nera". Nel nuovo decreto sviluppo, il limite è passato a 12 miglia per tutti, fatte salve le attività già esistenti. Ma la Confindustria non ci sta, e per bocca dell'Unione Petrolifera si rivela persino paladina del picco del petrolio affermando che siamo agli sgoccioli e che occorre trivellare senza star troppo a sottilizzare. Sia mai si scopra un ricco giacimento sotto la sdraio di zio Umberto.
D'altronde, come sappiamo, stanno trivellando come matti tra verdi valli,
limpide fonti e centri storici (ci devono essere di mezzo le banche,
in qualche oscuro modo, me lo sento), non dovremmo meravigliarci se si
includono anche le ridenti coste.
Chi pensava che il raggiungimento del picco o la crisi energetica
avrebbero portato prati fioriti con bambini saltellanti sullo sfondo di
mulini a vento si sbagliava. La fine dell'era petrolifera sarà il periodo più sporco, inquinato e devastante che abbia mai visto l'umanità.
(Nella foto, la spiaggia di Huntigton Beach in California, 1920)
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