Il 25 Novembre si celebra la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, un avvenimento importante per la sensibilizzazione e il riconoscimento di un fenomeno ancora ampiamente sommerso. A tal proposito nel corso delle prossime due settimane si terrà anche il Festival “La violenza illustrata” organizzato dall’associazione la Casa delle Donne di Bologna e giunto quest’anno alla sua V° edizione. Si tratta dell’unico festival a livello nazionale dedicato alle tematiche della violenza di genere, che si sta facendo strada e sta trovando larga eco nel tessuto nazionale e della comunicazione grazie soprattutto all’adesione di molte associazioni presenti sul territorio (che collaborano al progetto con presentazioni, incontri, musica, cinema e dibattiti ad ingresso gratuito). Lo scopo è quello di dare visibilità ai numeri del femminicidio, interrogarsi ed indicare alle amministrazioni le necessarie prassi di prevenzione da attuare, ma soprattutto coinvolgere le persone a parlare di un problema ancora invisibile agli occhi dei più.
Nella lotta alla violenza di genere sono le associazioni presenti a livello locale a fornire l’ assistenza principale alle vittime, attraverso i loro centri di accoglienza, i gruppi di sostegno e le case rifugio che offrono ospitalità di emergenza a donne italiane e straniere in difficoltà. Tuttavia i centri antiviolenza, che continuano a sottolineare la necessità di promuovere una maggiore conoscenza del problema come presupposto per delineare qualsiasi misura e azione di contrasto, denunciano attualmente la mancanza di indispensabili e mirate statistiche di genere, ricerche e raccolte di dati ufficial in grado di inquadrare correttamente il fenomeno: In Italia le ricerche relative soprattutto al femminicidio non sono condotte con alcuna regolarità, né sono promosse, come sarebbe auspicabile, dalle istituzioni. Pertanto sono ancora oggi in larga parte oscuri i numeri e le percentuali reali relative al numero delle vittime.
Nello specifico del femmincidio, non essendoci a disposizione dati recenti derivanti da ricerche ufficiali che adottino il punto di vista di genere, un gruppo di volontarie della Casa delle Donne di Bologna ha effettuato autonomamente un’indagine attraverso il monitoraggio della stampa italiana negli ultimi 5 anni, considerando cioè le morti delle donne che hanno trovato origine in una violenza perpetrata dagli uomini e ascrivibili di conseguenza alla relazione di potere tra i generi. I risultati emersi rivelano che ogni anno in Italia oltre 100 donne vengono uccise per mano di un uomo: 84 nel 2005, 101 nel 2006, 107 nel 2007, 113 nel 2008, 119 nel 2009. Un tragico aumento che diventa paradossale a fronte della diminuzione di qualsiasi forma di prevenzione.
Il delitto è perpetrato nella maggioranza dei casi dalla mano di un uomo che ha o ha avuto una relazione di affetto o conoscenza con la donna: nel 2009 il 54% degli uccisori era il partner e il 9% l'ex. Il dato relativo al movente rilevato, infatti, nel 42% dei casi del 2009 è riconducibile ad una separazione in atto o alla gelosia dell’autore. Nel 2009 in più del 28% dei casi vi sono storie di violenza a carico del marito nei confronti della donna uccisa o in precedenti relazioni. Tale dato risulta comunque sottostimato se consideriamo che, come riporta una ricerca Istat del 2006, nel 93% dei casi le violenze inflitte dal partner non vengono denunciate: è alta la percentuale dei casi in cui la donna non parla con nessuno della violenza subita, come sostiene ancora la onlus.
La ricerca conferma inoltre un dato interessante: contrariamente a quanto spesso la scelta mediatica sembra suggerire, gli uomini che uccidono le donne sono italiani, smontando l’idea alla base delle attuali e diffuse politiche securitarie secondo cui la violenza contro le donne ha come autore uno straniero (ancora meglio se clandestino). L'indagine ha rivelato infatti che la fisionomia dell’autore della violenza contro le donne non è quella dello straniero, del diverso da cui bisogna difendersi: i dati riportano l' “identikit” di un uomo “normale”, di nazionalità italiana, integrato nella società.
In ogni caso dal 2006 al 2009 il fenomeno ha registrato un aumento di 18 casi, con una media di crescita di 5 - 7 casi per ogni anno (non è da dimenticare che la citata ricerca ha come oggetto solo i casi riportati dalla stampa e comprende quindi i limiti che utilizzare tali fonti ha comportato). La maggior parte delle vittime risulta essere infine di nazionalità italiana (70%) e rispetto al 2008 le vittime italiane sono aumentate di circa il 4%.
I centri antiviolenza presenti sul territorio, che assistono annualmente centinaia di donne in difficoltà, sono spesso alle prese con paradossali difficoltà economiche: recentemente i finanziamenti sono stati tagliati in molti casi dalle stesse istituzioni. Del resto la conferma della mancanza di un lavoro serio e coordinato di contrasto da parte delle istituzioni si evince a partire dall'assenza di studi e ricerche ufficiali sul fenomeno, come abbiamo appena visto.
Le iniziative che riescono a sopravvivere a livello territoriale si scontrano tuttora con le difficoltà derivanti dalla mancata programmazione di un piano nazionale d’azione, promesso dal Ministro Mara Carfagna ma scomparso insieme agli svariati miliardi di euro destinati alla sua realizzazione.
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