martedì 23 novembre 2010

Rete disarmo-Tavola della pace: presidio al Senato e appello per salvare la 185

 (foto: ReteDisarmo)
tratto da: Unimondo.org 

E' tempo di mobilitarsi. Soprattutto a fronte di un governo che, con una manovra sottobanco, intende riformare la legge 185/1990 che da vent’anni regolamenta con principi chiari e con trasparenza l’esportazione di armamenti italiani. Non solo, infatti, il governo Berlusconi nel Consiglio dei Ministri del 17 settembre scorso ha approvato un “disegno di legge” col quale chiede la delega al parlamento per riscrivere la normativa; ma l'ha anche inserito, con un emendamento dell'ultima ora, all'interno della "Legge Comunitaria", una legge omnibus sulla quale solitamente viene chiesto il voto di fiducia.
Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola della Pace terranno oggi un presidio davanti al Senato (alle ore 14.30 a Corso Rinascimento angolo Corsia Agonale) e hanno lanciato un appello da sottoscrivere online diretto al Governo e al Parlamento per chiedere di rinunciare alla legge delega e di stralciare l'iniziativa dalla legge Comunitaria.

“In tempi di terrorismo internazionale e di forte instabilità in molte nazioni del mondo le esportazioni di armamenti devono essere sottoposte a controlli ancor più efficaci e trasparenti: chiediamo al parlamento italiano di non permettere al governo di riformare una legge rigorosa come la 185 del 1990 per mezzo di una legge delega per di più inserita di soppiatto nella legge Comunitaria 2010” - affermano Francesco Vignarca (coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo) e Flavio Lotti (coordinatore nazionale della Tavola della Pace). “Non vi è alcuna pregiudiziale di principio da parte nostra – sottolineano i due coordinatori – a rivedere la normativa attuale: ma questa attività è una prerogativa del parlamento non del governo e la società civile non può essere messa ai margini per compiacere alle sole richieste dell’industria militare”.
I due rappresentanti delle principali organizzazioni della società civile italiana impegnate sui temi della pace e del disarmo, denunciano lo strumento scelto dal governo (la legge delega presentata al Senato il 25 ottobre scorso con l'Atto Senato n. 2404) ) e soprattutto l’inserimento del provvedimento in un emendamento alla Legge Comunitaria 2010. “I due provvedimenti – spiega Vignarca – intendono rispondere ad una decisione dell’esecutivo, annunciata nel Consiglio dei Ministri del 17 settembre scorso, per recepire nella nostra legislazione una direttiva europea (la Direttiva 2009/43/CE) intesa a semplificare le modalità e le condizioni dei trasferimenti all’interno dell’Unione europea dei prodotti per la difesa. La riforma proposta dal governo, invece, va ben al di là delle esigenze della direttiva europea tanto che la legge delega prevede un’ampia riorganizzazione delle strutture deputate al rilascio di tutte le autorizzazioni all’esportazione e sui controlli attraverso la creazione di un nuovo sportello unico”.
Come, infatti, riporta il comunicato del Consiglio dei Ministri il disegno di legge intenderebbe “sviluppare e riordinare” la materia del controllo sull’esportazione e sul trasferimento dei prodotti per la difesa e – sia pur affermando di voler salvaguardare “rigorosamente i principi della normativa in vigore (legge n. 185 del 1990)” – di fatto introduce una serie di “semplificazioni normative e procedurali” che non riguardano solo i trasferimenti intra-europei di armamenti ma che possono essere applicate anche nei confronti dei Paesi terzi appartenenti o non appartenenti all’Unione europea o alla NATO.
La legge 185 approvata 9 luglio del 1990 (con un’ampia maggioranza nel Parlamento italiano ha definito “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”. Tale normativa è stata promulgata dopo cinque anni di intenso confronto parlamentare attraverso due legislature ed è stata fortemente richiesta e sostenuta da un ampio movimento della società civile e dell’associazionismo laico e cattolico al seguito delle denunce, iniziate a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, di diversi traffici e triangolazioni di armamenti da parte dell’Italia verso nazioni sotto embargo delle Nazioni Unite come il Sudafrica, verso paesi in conflitto come Iran e Iraq e verso diversi stati del Sud del mondo ai quali i governi italiani destinavano aiuti pubblici allo sviluppo. Voler riformare questa materia, che riguarda direttamente la politica estera del nostro paese, attraverso una legge delega per di più inserita nella Legge Comunitaria è l’ennesimo sfregio di questo Governo al ruolo Parlamento.
La legge 185 del 1990 ha definito la regolamentazione italiana in materia secondo tre specifiche direttrici: innanzitutto, ha subordinato le decisioni sui trasferimenti di armamenti alla politica estera e di difesa dello stato “secondo i principi della Costituzione repubblicana” richiamandone espressamente l’articolo 11 ed elencando una precisa serie di divieti; in secondo luogo, ha introdotto un sistema di controlli da parte del Governo prevedendo procedure di rilascio di autorizzazioni prima della vendita e meccanismi di controllo sulla destinazione finale degli armamenti; infine, ha richiesto una dettagliata informazione al Parlamento sull’attività svolta in materia attraverso la pubblicazione annuale di una Relazione da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Nel corso di questi venti anni la normativa ha già visto alcune modifiche, soprattutto con la Legge 17 giugno 2003, n. 148 (Legge di Ratifica ed esecuzione dell'Accordo Quadro di Farnborough firmato il 27 luglio 2000), che – sebbene di iniziativa governativa – hanno visto, dopo le pressione delle associazioni, un confronto con le associazioni della società civile che fin dagli anni Ottanta hanno promosso quella normativa e che nel corso di questi anni ne hanno attentamente monitorato l’applicazione attraverso pubblicazioni e ricerche.
In considerazione della delicatezza della materia – sottolinea Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace – che riguarda direttamente la politica estera e di difesa italiana, e della forte sensibilità della società civile su questi argomenti, riteniamo che lo strumento della “legge delega” sia il meno adeguato per affrontare – come si intende fare – un “riordino della normativa” a fronte di uno scenario internazionale, sociale e industriale ampiamente mutato rispetto agli anni Ottanta. Non vi è, infatti, da parte delle associazioni della società civile che rappresentiamo alcuna pregiudiziale sulla necessità di una revisione della normativa anche alla luce delle recenti direttive europee: ciò che chiediamo è che questo processo sia condotto nei tempi previsti per il recepimento delle direttive comunitarie attraverso il necessario lavoro parlamentare ed il dialogo con le associazioni della società civile e soprattutto mantenendo i necessari controlli e fornendo – come attualmente avviene – un’adeguata e trasparente documentazione pubblica in materia anche sulle attività bancarie che vanno autorizzate e monitorate con attenzione”.
La Rete italiana per il disarmo e Tavola della pace nei giorni scorsi hanno inviato una lettera a tutti i parlamentari di Camera e Senato per chiedere di non votare a favore della delega al Governo e di adoperarsi invece per presentare al più presto un Disegno di legge di iniziativa parlamentare per un’adeguata riforma della materia, aprendo un confronto con le associazioni della società civile attente ai temi del controllo del commercio degli armamenti.
Ma è urgente che si mobilitino con forza tutte le associazioni della società civile impegnate nei settori della promozione della pace, del disarmo, della tutela dei diritti umani, nella cooperazione internazionale e nel volontariato per fare in modo che una legge additata come esempio a livello internazionale non venga stravolta da un Governo che giorno dopo giorno mostra segni di asfissia e di autoreferenzialità quando non riponde a logiche di tipo lobbistico lontane da un'autentica rappresentanza delle necessità e delle istanze della popolazione.

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