fonte: Megachip
di Pino Cabras
Ora che ci dicono che con le prime nuove soffiate di Wikileaks sta esplodendo «l'11 settembre della diplomazia» ovvero «l'11 settembre di internet», deve valere una premessa: non ci sono individui, e neanche organizzazioni, che siano in grado di leggere 250mila documenti in breve tempo. Quindi ci arriva solo un flusso filtrato di documenti. E chi lo filtra, per ora, è la vecchia fabbrica dei media tradizionali. Se di un 11 settembre si trattasse, saremmo nella fase del trauma mediatico iniziale, quella che ci dà l’imprinting, l’apprendimento base del nuovo mondo su cui ci affacciamo e delle nuove credenze sulle quali far fede. Una volta educate le menti con questo shock, le sue riletture successive andranno controcorrente e perciò partiranno sfavorite.
Il primo imprinting è proprio nell’idea del trauma, l'idea dell’ora zero dell’evento. Il mezzo è il messaggio. Mezzo e messaggio sono: vivere un trauma. Come se prima del percolare dei segreti attraverso Wikileaks non vi fosse modo di interpretare la politica, la diplomazia, i segreti, le normali trame degli Stati. Come se l’interpretazione storica – anch’essa basata su archivi e documenti, ma in tempi più lunghi e meditati – adesso dovesse cedere il passo e appiattirsi sull’evento emotivo. Il secondo imprinting è sull’importanza attribuita ai temi cari alla diplomazia statunitense. Leggiamo i dispacci degli ambasciatori, scritti in modo franco e brutale, ma non per questo esenti da falsità, errori prospettici, pregiudizi, goffe banalità, chiusure. Vediamo cioè soltanto i pezzi di una visione del mondo che tuttavia non è l’unica in campo. Si continua a enfatizzare e cristallizzare per esempio la paura dell’inesistente atomica iraniana, mentre si continuano a ignorare le esistenti atomiche israeliane. Wikileaks e i media tradizionali, se combinati assieme, confermano insomma i temi dell’agenda dominante ma sconvolgono i codici della diplomazia. Proprio quel che fa la guerra, specie nella sua variante della guerra psicologica.
Il terzo imprinting è lo scompiglio sul web, talmente forte da risvegliare coloro che dal caos vorrebbero trarre un nuovo ordine sulla Rete. Due anni fa pubblicammo l’allarme del giurista che meglio conosce la Rete, Lawrence Lessig, il quale prediceva che «sta per accadere una specie di '11 settembre di internet'», un evento che catalizzerà una radicale modifica delle norme che regolano la Rete. Lessig rivelava che il governo USA, così come aveva già pronto il Patriot Act ben prima dell’11 settembre, aveva già «un ‘Patriot Act per la Rete’ dentro qualche cassetto, in attesa di un qualunque considerevole evento da usare come pretesto per cambiare radicalmente il modo in cui funziona internet». Così come George W. Bush, anche Obama sta facendo di tutto per avere, oltre alla valigetta nucleare, anche i bottoni per spegnere il web. L’evento in corso potrebbe spingere molti governi a voler affidare a qualcuno la nuova valigetta del potere. La Cina traccia il solco da tempo, del resto.
Il quarto imprinting è l’idea che i segreti siano tutti registrati, ben custoditi dai fogli con la carta intestata degli apparati, e perciò prima o poi inevitabilmente rivelati, con tanto di numero di protocollo e firma. Gran parte del vero potere è invece fuori scena: non scrive i suoi ordini, non ha catene di comando interamente tracciabili, è silente, sta in circuiti extraistituzionali, si giova di strati di copertura, di strutture parallele, di leve lunghe. Si avvale nondimeno di apparati e procedure legali, ma senza dichiararne le vere finalità. È un’illusione tanto ingenua ritenere che Wikileaks possa scoperchiare tutti gli strati del potere, tanto quanto ritenere che i veri potenti si possano combattere solo amplificando la trasparenza liberale.
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A margine, qualche considerazione dal lato italiano sul caso Wikileaks. Il Caimandrillo (caimano e mandrillo) ha intuito che il colpo per lui c’è, ed è forte. Dice di essersi fatto una risata. Ma forse non è stata troppo fragorosa. Lui, padrone di un medium tradizionale, la Tv, che ha portato alle sue estreme conseguenze, diffida di un medium, il web, che gli è forestiero né potrà mai controllare. Nel mondo ci sono altri caimani e ora vorrebbe anche farlo sapere in giro, fra un “wild party” e un altro, quando scatena i suoi comunicatori per denunciare un complotto internazionale contro di lui. Gli inventori del “trattamento Boffo” nulla potranno però contro un trattamento Boffo al cubo. Il Caimandrillo ha voluto partecipare al grande gioco mondiale non da leader che trascina una nazione, ma da padrone che la divide, la estenua e non la porta tutta. Nel grande gioco ora appare ritratto in mutande, lo vedono per quel che è: non è il padrone dell’Italia, è solo il padrone di un suo segmento affaristico. Altri padroni si preparano a spolpare il paese diviso, senza che sia in pista una classe dirigente in grado di instaurare un minimo di sovranità nazionale capace di difendere gli interessi vitali dell’Italia.
link http://www.megachip.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/5150-i-quattro-imprinting-di-wikileaks.html
Premetto di essere "bastian contrario" di non avere la capacità di uniformarmi ad alcun gregge e di non riuscire adesso a d aggregarmi allo sciamare generale alla fonte di ogni mediatica notizia alla greppia di ogni riposto segreto.
RispondiEliminaVorrei, però, inserire un ragionamento, vorrei invitare tutti ad usare il cervello che, pare immeritatamente abbiamo avuto in dono. Chi ci garantisce in tempi di traumi programmati per aumentare il controllo che la Bomba mediatica Wikileaks non sia in realtà un sofisticato shock gestito dal potere proprio per ottenere un maggior controllo.
Chi ci garantisce che questo "format" sia davvero contro e non per..?
Alcune sue caratterische possono indurre al sospetto. Come l'11 settembre avviene previa distrazione generale degli enti, di solito efficentissimi e ritenuti i migliori del mondo, preposti al controllo e -come dice Pino Cabras nel suo articolo- omette di colpire quel che veramente è segreto e nascosto e si limita a scoperchiare...allo stato, ovvietà persino leggermente gossippare, per consegnarci l'idea di un mondo senza controllo, che abbisogna di una mano forte e paterna?
La necessità di controllare maggiormente i rubinetti della notizia (quelli veri) ma, ed è posizione personalissima, chi ci dice che non sia una gigantesca cortina di fumo sollevata a nascondere funeste operazioni che il potere vuole mettere in campo giustificandole con indurimenti formali dei rapporti fra nazioni, legati ad una fuga di notizie...!?
Al momento il Gossip di Wikileaks, pare ignorare, casualmente, uno dei punti nevralgigi del quadro mondiale che sono le atomiche (vere) di Israele. Mentre sembra dare per scontate quelle Iraniane che provatamente non esistono ed allora che gioco sta giocando, dove vuole arrivare la bomba mediatica Wikileaks?
Di chi rappresenta l'interesse...chi è questo nuovo Bin Laden della rete, altrettanto sfuggente e indeterminato...stranamente sfuggente se mi consentite il dubbio. Una nuova primula rossa imprendibile sul tipo appunto del fantomatico sceicco di Al Qaeda?
Forse vale la pena porsi delle domande.
Buona vita a tutti
Namastè
Ieri sera Letizia ipotizzava dietro Wikileaks, fra il serio e il faceto, lo stesso Obama.
RispondiEliminaSono loro che ci hanno insegnato ad essere dietrologi e a cercare in ogni notizia il celato marchingegno mediatico.
Siamo al teatro dell'assurdo, Ibsen potrebbe scrivere una splendida commedia dove i personaggi temono le loro stesse azioni.
E i popoli continuano a morire.
Concordo con questo pensiero. Dolbyjack!
RispondiElimina@ dolbyjack-
RispondiEliminaGrazie Fratellino.
Un abbraccione
Namastè
@ il giardino di enzo-
RispondiEliminaSai Paolo, ora come ora a me pare un gigantesco flop, ma come ho detto in calce all'articolo nell'area commenti, non faccio testo, sono una voce fuori dal coro, non escludo affatto che il baccanale sia architettato ad arte per coprire qualche ...porcata, non mi stupirebbe affatto.
Comunque staremo a vedere ;-)
Namastè
Benissimo, finchè ci saranno i blog, potrà esistere un informazione per riflettere e tirarsi fuori dalla matrice..
RispondiEliminaRimando anche all'ottimo articolo di Corrado Penna
Wikileaks Serve l'Agenda Israeliana di Demonizzazione dell'Iran
Ciao!
@ NonVotareChiTiAvvelena-
RispondiEliminaCiao e benvenuto ;-))
Sì continueremo a ricercare una informazione che spinga alla riflessione, almeno fino a che ci permetteranno di farlo...resistiamo.
Grazie per la segnalazione dell'ottimo articolo di Corrado, come sempre illuminante.
Buona domenica :-)
Namastè