LIGURIA. Commissione prefettizia a Bordighera, carabinieri nel Comune di Ventimiglia. La magistratura indaga sui rapporti tra la politica e una malavita organizzata sempre più pericolosa.
Pochi minuti di macchina e da Bordighera si giunge a Ventimiglia. Una inedita e cruciale fase del contrasto alle mafie in Liguria, corre proprio lungo questa manciata di chilometri. Qualche mese fa la decisione del prefetto di Imperia Paolo Francesco Di Menna aveva avviato la pratica per l’insediamento nel comune bordigotto di una commissione. L’obiettivo? Valutare un eventuale scioglimento per infiltrazione mafiosa del Consiglio. Nei giorni scorsi la dirimpettaia Ventimiglia, invece, ha visto direttamente i Carabinieri entrare in Comune, in due occasioni, inviati dalla Dda di Genova ad acquisire documenti su appalti e assunzioni, per una inchiesta ancora coperta da segreto.
Casi che hanno suscitato grande clamore nella popolazione ma anche una malcelata speranza: sono infatti queste indagini, giudiziarie e amministrative, che qui, nell’estremo Ponente ligure, si stanno svolgendo, quelle che potrebbero dare un solido impianto a quanto, da decenni, si sa sulla presenza mafiosa in Liguria. ‘Ndrangheta in primis.
Un solido radicamento sul territorio, eletto da sempre a luogo di riciclaggio, con l’investimento nel settore turisticio e strategica base per gestire gli affari e le latitanze. Non stupisce che proprio a Ventimiglia, un tiro di schioppo dal confine, sia insediato il locale di ‘ndrangheta storicamente più attivo, compresa la cosiddetta “camera di controllo”, organo interno alle ‘ndrine, deputato a organizzare e coordinare le attività illecite.Casi che hanno suscitato grande clamore nella popolazione ma anche una malcelata speranza: sono infatti queste indagini, giudiziarie e amministrative, che qui, nell’estremo Ponente ligure, si stanno svolgendo, quelle che potrebbero dare un solido impianto a quanto, da decenni, si sa sulla presenza mafiosa in Liguria. ‘Ndrangheta in primis.
La sfida che si gioca a Ponente è quella di dare corpo e sostanza a quanto emerso negli anni sulla struttura ‘ndranghetista presente in Liguria. Attualmente confermata dall’indagine “Il Crimine”, la presenza delle ‘ndrine fa affidamento sugli storici quattro locali (Ventimiglia, Genova, Chiavari, Sarzana) e su nuovi locali minori di appoggio. Il problema ligure rimane quello di riuscire a portare avanti giudiziariamente la grande mole di dati investigativi che si affastella da anni. Già durante il processo, quasi trent’anni fa, all’ex presidente della Regione, il socialista Teardo, emerse la fondamentale opera delle ‘ndrine nel costruire il consenso elettorale, soprattutto nell’estremo lembo occidentale della regione. Ora si fa un ulteriore passo avanti: un comune settentrionale, Bordighera appunto, si candida a diventare il secondo comune del Nord, dopo Bardonecchia in Piemonte, ad essere sciolto a causa delle infiltrazioni mafiose.
Dando corpo e forma agli ammonimenti di quanti di ‘ndrangheta in Liguria parlano da anni, dimostrando che quegli incendi inspiegabili e quella foschia diffusa, non erano ingannevoli, ma spie di cui in troppi si sono accorti in ritardo. E poi un giorno, un procuratore coraggioso, da poco insediatosi sullo scranno della procura di San Remo, ha pensato che non fosse normale che alcuni cittadini, con diversi precedenti penali importanti, potessero andare da alcuni consiglieri comunali a pretendere qualcosa, in nome di un “presunto” precedente appoggio elettorale. Così è nato il “caso Bordighera”, nel cuore del Ponente Ligure, e ora, siamo tutti obbligati, per forza di cose, a prestare molta attenzione a quelli che saranno gli imminenti sviluppi. Soprattutto per quanto riguarda i risultati della commissione di accesso.
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