di Enrico Piovesana
Intervista a Giuseppe De Marzo, del 'Coordinamento 15 Ottobre' che organizza la manifestazione italiana per la giornata mondiale di mobilitazione 'Uniti per il cambiamento globale'
Giuseppe De Marzo, attivista, giornalista e scrittore, portavoce dell'associazione A Sud e di Uniti per l'Alternativa, fa parte del Coordinamento 15 Ottobre che organizza la manifestazione convocata a Roma per la giornata di mobilitazione internazionale 'Uniti per il cambiamento globale' lanciata mesi fa dagli Indignados spagnoli.
L'appello degli indignati per la manifestazione del 15 Ottobre parla di una manifestazione apartitica, ma nel Coordinamento italiano figurano le sigle di diversi partiti della sinistra radicale. Non è una contraddizione?
Il Coordinamento 15 Ottobre è semplicemente uno spazio aperto e plurale che si è preso l'incarico di rispondere all'appello internazionale e di organizzare la logistica della manifestazione. Dopodiché ogni Paese ha la sua storia. Io personalmente ritengo che l'indignazione non basti, credo che accanto all'indignazione bisogna costruire un'alternativa e una proposta politica concreta che agisce anche nell'immediato, perché la crisi morde. E morde non solo i giovani e gli studenti che animano il movimento degli indignati, ma anche le famiglie e i lavoratori. Bisogna dare risposte concrete subito: non c'è spazio per il fricchettonismo e le ragazzinerie. L'inadeguatezza dei partiti è evidente a tutti, ma da qui a dire che essi non possono aderire e partecipare a una manifestazione ce ne passa.
Il Coordinamento 15 Ottobre è semplicemente uno spazio aperto e plurale che si è preso l'incarico di rispondere all'appello internazionale e di organizzare la logistica della manifestazione. Dopodiché ogni Paese ha la sua storia. Io personalmente ritengo che l'indignazione non basti, credo che accanto all'indignazione bisogna costruire un'alternativa e una proposta politica concreta che agisce anche nell'immediato, perché la crisi morde. E morde non solo i giovani e gli studenti che animano il movimento degli indignati, ma anche le famiglie e i lavoratori. Bisogna dare risposte concrete subito: non c'è spazio per il fricchettonismo e le ragazzinerie. L'inadeguatezza dei partiti è evidente a tutti, ma da qui a dire che essi non possono aderire e partecipare a una manifestazione ce ne passa.
Non trovo nulla di strano nel fatto che determinate forze politiche vogliano essere in piazza con noi: quello che trovo strano è che quelle stesse forze che manifestano con noi poi non sono conseguenti nei loro programmi politici. Anche mettendole alla porta non eviteremmo comunque che poi la politica partitica faccia il suo corso. Io credo che l'autonomia di un movimento non si conquista tenendo a distanza i partiti, ma attraverso la forza delle idee, delle proposte, attraverso la capacità politica di produrre quel conflitto sociale di cui il Paese ha bisogno per costruire un consenso diverso. Non bisogna ricascare nella situazione di tensione tra movimenti e partiti che abbiamo conosciuto alla fine degli anni Novanta e agli inizi degli anni Duemila.
Sabato a Roma i partiti che partecipano al Coordinamento saranno quindi in piazza con le loro bandiere?
Il corteo verrà aperta da uno striscione di testa con su scritto in diverse lingue "Peoples of Europe rise up", popoli d'Europa sollevatevi. La presenza dei partiti che criticano la crisi e l'austerità è legittima perché la piazza è una 'res pubblica', ma come Coordinamento abbiamo chiesto ai partiti di stare in chiusura del corteo. Per tutto il corteo abbiamo chiesto sobrietà nell'utilizzo dei simboli di partito e che, nello spezzone iniziale dei movimenti e delle associazioni, non vi siano bandiere di partito.
Il corteo verrà aperta da uno striscione di testa con su scritto in diverse lingue "Peoples of Europe rise up", popoli d'Europa sollevatevi. La presenza dei partiti che criticano la crisi e l'austerità è legittima perché la piazza è una 'res pubblica', ma come Coordinamento abbiamo chiesto ai partiti di stare in chiusura del corteo. Per tutto il corteo abbiamo chiesto sobrietà nell'utilizzo dei simboli di partito e che, nello spezzone iniziale dei movimenti e delle associazioni, non vi siano bandiere di partito.
La manifestazioni degli indignati in Spagna e a New York sono sfociate in occupazioni a oltranza delle piazze. Accadrà anche a Roma?
Sarà bello se questo accadrà senza che ciò venga preventivamente organizzato a tavolino. Ci auguriamo che fiorisca spontaneamente il desiderio di rioccupare anche fisicamente gli spazi pubblici da cui i cittadini sono stati espulsi. Ben vengano quindi le accampate negli spazi pubblici. Sarebbe bellissimo che il popolo italiano riprendesse la parola svuotando di potere governi e partiti. Se questo accadrà, il 15 ottobre sarà un giorno storico per il nostro Paese.
Sarà bello se questo accadrà senza che ciò venga preventivamente organizzato a tavolino. Ci auguriamo che fiorisca spontaneamente il desiderio di rioccupare anche fisicamente gli spazi pubblici da cui i cittadini sono stati espulsi. Ben vengano quindi le accampate negli spazi pubblici. Sarebbe bellissimo che il popolo italiano riprendesse la parola svuotando di potere governi e partiti. Se questo accadrà, il 15 ottobre sarà un giorno storico per il nostro Paese.
Dalle manifestazioni degli indignati spagnoli del 15 Marzo sono uscite delle proposte concrete per la Spagna. Accadrà anche per l'Italia dopo la manifestazione di sabato?
Non credo proprio che il Coordinamento 15 Ottobre partorirà delle proposte o un programma dopo la manifestazione, perché è difficile immaginare una sintesi verticale tra tutte le reti associative che lo compongono. Reti che da decenni lavorano su più fronti per costruire un'alternativa: con i referendum del 12-13 giugno che hanno portato 27 milioni di persone a votare sulle nostre proposte concrete, oppure incidendo sul piano locale costruendo nuova istituzionalità sociale sui temi come l'acqua pubblica, il riciclo dei rifiuti, la redistribuzione dell'energia: tutti terreni su cui il capitale costruisce il suo plusvalore. Un'altra ipotesi si cui stiamo ragionando nel Coordinamento è la possibilità di proporre un referendum per abrogare il disgraziato articolo 8 dell'ultima manovra finanziaria che sancisce la definitiva mercificazione dell'essere umano lavoratore. Insomma, non significa che il 15 ottobre debba limitarsi a essere un evento episodico, assolutamente no. Deve aprire un percorso e uno spazio aperto di confronto e collaborazione tra queste diverse realtà per costruire insieme delle proposte alternative per contrastare non solo il centrodestra berlusconiano, un governo di accattoni, cialtroni, piduisti e mafiosi, ma anche il centrosinistra: un'opposizione completamente sterile, responsabile e corresponsabile del declino degli ultimi vent'anni, succube di un'idea di sviluppo e progresso che noi riteniamo completamente sbagliata, guidata da personaggi come Prodi, Veltroni e Letta che ora sono impegnati a parlare con Profumo e a scrivere un programma copiando la letterina di Draghi e Trichet e il manifesto di Confindustria. Questi signori devono capire bene una cosa, che è il senso più profondo del 15 ottobre: non li lasceremo più decidere contro di noi, perché la scissione tra il popolo e chi pretende di rappresentarlo anche con istanze progressiste è ormai completa. La democrazia rappresentativa è fallita, quindi siamo consapevoli che un cambiamento difficilmente verrà dal livello nazionale: è al livello locale, città e comuni, che possiamo incidere.
Non credo proprio che il Coordinamento 15 Ottobre partorirà delle proposte o un programma dopo la manifestazione, perché è difficile immaginare una sintesi verticale tra tutte le reti associative che lo compongono. Reti che da decenni lavorano su più fronti per costruire un'alternativa: con i referendum del 12-13 giugno che hanno portato 27 milioni di persone a votare sulle nostre proposte concrete, oppure incidendo sul piano locale costruendo nuova istituzionalità sociale sui temi come l'acqua pubblica, il riciclo dei rifiuti, la redistribuzione dell'energia: tutti terreni su cui il capitale costruisce il suo plusvalore. Un'altra ipotesi si cui stiamo ragionando nel Coordinamento è la possibilità di proporre un referendum per abrogare il disgraziato articolo 8 dell'ultima manovra finanziaria che sancisce la definitiva mercificazione dell'essere umano lavoratore. Insomma, non significa che il 15 ottobre debba limitarsi a essere un evento episodico, assolutamente no. Deve aprire un percorso e uno spazio aperto di confronto e collaborazione tra queste diverse realtà per costruire insieme delle proposte alternative per contrastare non solo il centrodestra berlusconiano, un governo di accattoni, cialtroni, piduisti e mafiosi, ma anche il centrosinistra: un'opposizione completamente sterile, responsabile e corresponsabile del declino degli ultimi vent'anni, succube di un'idea di sviluppo e progresso che noi riteniamo completamente sbagliata, guidata da personaggi come Prodi, Veltroni e Letta che ora sono impegnati a parlare con Profumo e a scrivere un programma copiando la letterina di Draghi e Trichet e il manifesto di Confindustria. Questi signori devono capire bene una cosa, che è il senso più profondo del 15 ottobre: non li lasceremo più decidere contro di noi, perché la scissione tra il popolo e chi pretende di rappresentarlo anche con istanze progressiste è ormai completa. La democrazia rappresentativa è fallita, quindi siamo consapevoli che un cambiamento difficilmente verrà dal livello nazionale: è al livello locale, città e comuni, che possiamo incidere.
Tra le proposte alternative che il movimento globale sta discutendo c'è l'uscita dalla crisi non attraverso l'indebitamento senza fine, ma attraverso il default pilotato e l'uscita dall'euro. Potrebbe applicarsi anche all'Italia?
Questo è un tema fondamentale. Come economista ritengo che il default pilotato, così come attuato ad esempio dall'Islanda, non sia una soluzione utopistica, ma l'unica via percorribile. Utopistico è pensare di riuscire a pagare anche solo gli interessi sul nostro debito, per cui sarebbe necessario crescere a un ritmo del 9 per cento annuo: impossibile per un'economia matura, non emergente, come quella Italiana, oltre ecologicamente insostenibile. E' inutile continuare a recitare il mantra della crescita infinita come soluzione a tutti i problemi. Per uscire dalla spirale del debito ci sono solo due strade: o lo si fa pagare ai cittadini come chiedono l'Fmi e la Bce, con effetti depressivi devastanti sull'economia e sulla società, oppure si decide di non onorare la parte di debito pubblico perversamente e ingiustamente contratta dallo Stato con il sistema finanziario speculativo, dicendo a chi ha speculato che quei soldi non li avrà. La vita delle persone vale più dell'onore. La Grecia è fallita da un anno e mezzo! Il meccanismo perverso attraverso il quale la troika Fmi-Ue-Bce la fa sopravvivere al lumicino serve solo a costringere lo Stato greco a svendere il proprio patrimonio: le privatizzazioni avvengano non a caso sempre in Paesi decotti in cui si compra facile. L'Italia rischia la stessa sorte. Per ridurre il debito Tremonti ha già parlato di privatizzazioni per 500 miliardi di euro riguardanti le principali aziende nazionali. Ma non dimentichiamoci che l'Italia convive con il debito elevato da cinquant'anni: ridurlo al 60 per cento del Pil è un'urgenza solo delle grandi banche, solo di chi ha interesse a spingere una politica monetaria deflattiva in una situazione già recessiva, il che è pura follia in termini di sostenibilità economica e sociale. E' come continuare a somministrare cianuro a un moribondo.
Questo è un tema fondamentale. Come economista ritengo che il default pilotato, così come attuato ad esempio dall'Islanda, non sia una soluzione utopistica, ma l'unica via percorribile. Utopistico è pensare di riuscire a pagare anche solo gli interessi sul nostro debito, per cui sarebbe necessario crescere a un ritmo del 9 per cento annuo: impossibile per un'economia matura, non emergente, come quella Italiana, oltre ecologicamente insostenibile. E' inutile continuare a recitare il mantra della crescita infinita come soluzione a tutti i problemi. Per uscire dalla spirale del debito ci sono solo due strade: o lo si fa pagare ai cittadini come chiedono l'Fmi e la Bce, con effetti depressivi devastanti sull'economia e sulla società, oppure si decide di non onorare la parte di debito pubblico perversamente e ingiustamente contratta dallo Stato con il sistema finanziario speculativo, dicendo a chi ha speculato che quei soldi non li avrà. La vita delle persone vale più dell'onore. La Grecia è fallita da un anno e mezzo! Il meccanismo perverso attraverso il quale la troika Fmi-Ue-Bce la fa sopravvivere al lumicino serve solo a costringere lo Stato greco a svendere il proprio patrimonio: le privatizzazioni avvengano non a caso sempre in Paesi decotti in cui si compra facile. L'Italia rischia la stessa sorte. Per ridurre il debito Tremonti ha già parlato di privatizzazioni per 500 miliardi di euro riguardanti le principali aziende nazionali. Ma non dimentichiamoci che l'Italia convive con il debito elevato da cinquant'anni: ridurlo al 60 per cento del Pil è un'urgenza solo delle grandi banche, solo di chi ha interesse a spingere una politica monetaria deflattiva in una situazione già recessiva, il che è pura follia in termini di sostenibilità economica e sociale. E' come continuare a somministrare cianuro a un moribondo.
E l'uscita dall'euro?
E' una possibilità che una classe politica seria dovrebbe almeno prendere in considerazione, se non altro perché potremmo trovarci a doverlo fare per forza, non per scelta, e sarebbe quindi opportuno prepararsi a questa eventualità con delle simulazioni. E' inutile continuare a dire che questo, così come un default, sono scenari a cui non bisogna nemmeno pensare: bisogna pensare e come a questi scenari, per essere pronti a guidarli e non a subirli. Le visioni apocalittiche sono infondate: basta pensare all'uscita dell'Italia dallo Sme nel 1992, che non fu una tragedia per il nostro Paese. L'uscita dall'euro, se opportunamente concordata sia dal punto di vista economico che giuridico, non è il male assoluto che ci deve terrorizzare. L'andamento dei mercati speculativi indica che l'uscita dall'euro di alcuni Paesi o la fine dell'euro è l'esito su cui i broker continuano a scommettere, quindi sarebbe saggio essere pronti ad affrontare questa eventualità per preparare adeguate difese al nostro mercato del lavoro e delle merci. Altrimenti sì che sarebbe una catastrofe.
E' una possibilità che una classe politica seria dovrebbe almeno prendere in considerazione, se non altro perché potremmo trovarci a doverlo fare per forza, non per scelta, e sarebbe quindi opportuno prepararsi a questa eventualità con delle simulazioni. E' inutile continuare a dire che questo, così come un default, sono scenari a cui non bisogna nemmeno pensare: bisogna pensare e come a questi scenari, per essere pronti a guidarli e non a subirli. Le visioni apocalittiche sono infondate: basta pensare all'uscita dell'Italia dallo Sme nel 1992, che non fu una tragedia per il nostro Paese. L'uscita dall'euro, se opportunamente concordata sia dal punto di vista economico che giuridico, non è il male assoluto che ci deve terrorizzare. L'andamento dei mercati speculativi indica che l'uscita dall'euro di alcuni Paesi o la fine dell'euro è l'esito su cui i broker continuano a scommettere, quindi sarebbe saggio essere pronti ad affrontare questa eventualità per preparare adeguate difese al nostro mercato del lavoro e delle merci. Altrimenti sì che sarebbe una catastrofe.
Qual'è il tuo giudizio sul movimento di protesta statunitense iniziato con l'occupazione di Wall Street e ora estesosi a decine di altre città?
E' bello e interessante quello che sta accadendo negli Stati Uniti, ma bisogna anche osservare che in quelle piazze c'è la classe media, giovani e meno giovani, ma per ora mancano completamente le classi più vessate e colpite dalla crisi, a partire dalle componenti afroamericane e ispaniche che costituiscono la maggioranza della manodopera sfruttata negli Stati Uniti e la maggioranza di quelli che non votano. Mi auguro quindi che questa protesta, assolutamente positiva come segnale di risveglio, sia in grado di connettersi con la pancia della società Usa così da costruire un blocco sociale più ampio, capace di produrre trasformazione politica e un ribaltamento reale dei rapporti di forza.
E' bello e interessante quello che sta accadendo negli Stati Uniti, ma bisogna anche osservare che in quelle piazze c'è la classe media, giovani e meno giovani, ma per ora mancano completamente le classi più vessate e colpite dalla crisi, a partire dalle componenti afroamericane e ispaniche che costituiscono la maggioranza della manodopera sfruttata negli Stati Uniti e la maggioranza di quelli che non votano. Mi auguro quindi che questa protesta, assolutamente positiva come segnale di risveglio, sia in grado di connettersi con la pancia della società Usa così da costruire un blocco sociale più ampio, capace di produrre trasformazione politica e un ribaltamento reale dei rapporti di forza.
Non servirà a niente secondo il mio modesto punto di vista. Perché sempre nel weekend si fanno queste manifestazioni per poi ritornare il Lunedì a testa bassa ed essere di nuovo schiavi? Sciopero ad oltranza, bloccare tutto, la paralisi del paese, solo in questo modo li fermeremo, togliendo loro i soldi...ma credo rimarrà un utopia, e nel frattempo il famigerato NWO va avanti con il nostro consenso, questa è la realtà che vedo da spettatore.
RispondiEliminaCiao, un abbraccio e buona giornata
Parole precise e intelligenti.
RispondiEliminaMi è piaciuto molto, e ho sorriso a "non c'è spazio per il fricchettonismo e le ragazzinerie."
Ciao Rosa, buongiorno a te
Namastè
Mooolto interessante!
RispondiEliminaA proposito, hai visto il video di ieri su Gaetano? Sennò guardalo nel mio blog, c'è da impallidire, io sono rimasto shoccato.
RispondiEliminaDomani ho timore, speriamo non si faccia male nessuno, c'è una tensione pericolosa.
Ciao Rosa,non mi piace più come manifestazione,se è politicizzata.Volevo sapere da te un giudizio sul pensiero di Sai Baba,visto che gli altri commenti non sono stati così positivi.Buona giornata
RispondiEliminaLa strada della vendita dei beni dello Stato per colmare il debito è una strada sbagliata, si rischia una svendita e un ennesimo regalo al grande capitale. Abbiamo bisogno di intervento dello Stato e non di dismissione dello Stato. Le banche che si trovano in difficoltà vanno Nazionalizzate e senza oneri per lo Stato. Sul debito non si possono fare considerazioni approssimative, non va dimenticato che molti lavoratori quando hanno percepito quella "certo non ricca liquidazione" l'hanno investita anche in titoli dello Stato. La classe politica che ha prodotto il debito va interamente licenziata.
RispondiEliminaE' difficile ma debbono pagare i ricchi che hanno i mezzi per pagare, questa è la strada maestra. La svalutazione generalizzata invece si riflette su tutti indipendentemente dal grado di ricchezza.
namastè
Ciao Dioniso, sì arebbero molto meglio degli scioperi ad oltranza che bloccassero il paese, ne sono convinta anche io e sarebbe meglio che lo sdegno partisse dai territori e non si accumulasse in "Manifestazioni romane"...
RispondiEliminaPerò non si può non appoggiare questa iniziativa che ha carattere europeo e che "veicola", si spera, l'indignazione di tutti noi.
Certo è una parata e non è la soluzione, ma è un passo.
Un abbraccio ;)
Namastè
Mmm mi sa che il blog ha mangiato il commento :-D
RispondiEliminaDicevo che speriamo che domani non ci siano atti di violenza, il clima è molto teso. Visto cos'è successo ieri a Gaetano? Se non l'hai visto, ho messo il video sul blog.
Ciao Rosa, cara amica sei e saggia se posso permettermi di dirlo. Io ho vissuto anche a Roma per 9 mesi, sai quante manifestazioni ho visto? E a cosa sono servite?!!
RispondiEliminaA niente, questo è quello che Io ho visto, una marea di gente con cartelloni e slogan che invece di godersi il fine settimana....lavorano ancora a favore del governo, poiché dopo ogni manifestazione c'è sempre qualcuno che si schiera e automaticamente si fa pubblicità.
Ciao, un abbraccio forte e stammi bene
Nella replica del "Late Show" di ieri, Bill Clinton, intervistato sugli indignati di New York, ha detto che insieme alla protesta occorre passare ai fatti appoggiando il suo partito politico e il Presidente Obama perchè rappresentano gli strumenti di cambiamento.
RispondiEliminaNoi, cosa faremo da grandi?
Namastè
Sono d'accordo....;)
RispondiEliminaCiao Adriana un abbraccio!
Namastè
Sono d'accordo Francesco, l'mportante è che la crisi non venga pagata dai deboli e dagli ultimi, ma da chi più ha.
RispondiEliminaC'è molta mobilitazione attorno allo slogan "noi il debito non lo paghiamo". Speriamo che "serva" a fare capire alla gente la strada da seguire.
Un abbraccione ;)
Namasrè
Ciao Paolo, speriamo che questa volta nessuno scherzi, soprattutto che non ne faccia di pessimi la polizia, anche se sono convinta che uno sciopero generale ad oltranza sarebbe magari più efficace... ;))
RispondiEliminaUn abbraccio.
Namastè
Eccomi Paòlo, no no... non è stato mangiato il commento, ho avuto io dei cotrattempi ;D
RispondiEliminaHo sentito di Gaetano...ho visto anche il vìdeo sul tuo blog.
Speriamo che non succeda nulla, sarebbe pessimo se avvenisse.
Sebbene la manifestazione non sia strettamente attinente all'azione di Ferrieri (che agisce senza bandiere e quindi non riconoscerebbe una manifestazone che bandiere ne avrà parecchie)...il clima non è certo dei migliori.
Un abbraccio ;)
Namastè
Ciao Pietro, non mi sembra che lo scritto che hai esposto dica nulla che non sia condivisibile, ma in fondo risaputo da chi pratichi le strade della spirtualità, c'è anche da dire però che non si può giudicare il percorso di una persona come Sai Baba da una citazione, volutamente semplice, lui parla per essere capito.
RispondiEliminaNon lo conosco benissimo, ho letto molto poco di lui, approfondirò.
E' vero un poco si è politcizzata, ma la politica non è il bau bau, e l'importante è il contenuto, se i politici sono d'accordo su contenuti che li mettano in discussione, che vengano, basta che non mettano cappelli.
Un abbraccio ;)
Namastè
Ciao Berica, mah non sono affatto convinta che Obama e Clinton rappresentino nè il nuovo ed ancor meno il cambiamento...
RispondiEliminaI politci sono molto abili nell'appropriasi della protesta della gente ...lo stanno facendo anche qui.
Infatti la manfestazione di Roma sarà sin troppo caratterizzata dalle formazioni di sinistra, sembra non si compenda che il cambiamento del paradigma e del "modus" riguarderebbe anche e soprattutto loro.
Cosa faremo da grandi? Cambieremo il mondo, spero, superando anche le divisioni, ormai, molto artificiose fra destra e sinstra.
Un abbraccione carissima ;)
Namastè
Caro Dioniso ti ringrazo per le belle parole...ho le tue stesse perplessità sulle parate infatti sono davvero convinta che "indignarsi e sfilare" non sia più sufficiente.
RispondiEliminaSarebbe importante agire e fare ed intervenire sul territorio...dove siamo perchè è da li che parte tutto. Per arrivare a Roma si parte da qui.
Un abbraccione anche a te ;)
Namastè
A volte si ha la sensazione che le manifestazioni di protesta bellicose, gli articoli giornalistici infuocati, gli stessi blog, a volte inconsapevolmente, rappresentino la "valvola di sfogo" con cui si diluisce l'indignazione e la rabbia di tanti per tornare poi, puntualmente, a trainare il carro obbedendo e servendo il sistema.
RispondiEliminaCome ho letto in qualche commento precedente la protesta dovrebbe essere continua e delocalizzata (ovvero in ogni città ed in ogni piazza) e, soprattutto, essere ad oltranza.
Bisognerebbe poi stabilire qualche punto fermo del programma di queste proteste per evitare che ogni intervistato risponda, come spesso accade, a modo suo.
Fissare un programma e ripeterlo all'infinito.
Ad esempio:
1) elminazione del debito ed uscita dall'euro con ritorno alla propria moneta sovrana.
2) democrazia diretta con assemblee e votazione delle leggi da parte del popolo attraverso una miriade di strumenti tecnologici.
3) nazionalizzazione delle banche e controllo dei cittadini sulle banche che dovranno quindi essere pubbliche.
4) i politici dovranno essere assunti per "concorso" e non per "elezione" con una retribuzione che non superi mai, in ogni caso i 2.000 euro mensili (max due legislature, mai nessuna condanna, pensione dopo 40 anni di lavoro)
5) riappropriazione di tutto ciò che è pubblico e deve essere pubblico con istituzine di un reddito di cittadinanza.
6) riforma della distribuzione dei beni e della distribuzione (spacci comunali, gas etc)
etc.
Buongiorno Gianni carissimo, sì infatti, questo "metodo", da discutere e da mettere in pratica in modo comune, dovrebbe essere quello che potrebbe, forse modifcare.
RispondiEliminaCertamente non servono a molto le parate, se non per agire, a volte, sull'immediato. Non modificando però il sistema.
Soprattutto se non sono "inserite" in un contesto generale di mobilitazione popolare.
A cosa serve radunare a Roma anche tre milioni di persone, se poi sono sempre "i soliti"? Se non si agisce sul territorio che rimane inesorabilmente "sempre uguale a sè stesso". Personalmente, sono più per la democrazia diretta e partecipata che non per i concorsi, ma questi sono i dettagli che potrebbero essere discussi in quelle assemblee on line e pubbliche di cui avevi parlato come esempio.
Un abbraccione Gianni e buon fine settimana ;)
Namastè
Ciao Rosa tutto Ok ?(Dayton) Secondo la mia opinione,queste manifestazioni ci devono essere,per il malcontento di noi tutti cittadini,per dimostrare ai governi che siamo pronti a tutto, senza andar a farci male,che abbiamo a cuore il futuro nostro e del paese.Si serviranno a poco ste manifest.ma il popolo c'è e si interessa a ciò che succede.
RispondiEliminaPoi è risaputo che dietro allo scenario politico ,partiti, governi,che non vogliono mettersi d'accordo per il bene dei cittadini e del paese,(Disordine organizzato)C'é LEI LA PIOVRA COI SUOI TENTACOLI.
Naturalmente non è facile governare il paese,bisogna darne atto,E ci sono persone oneste in grado di farlo e anche bene, MA UN SAGGIO DISSE:L'UOMO ONESTO SI FA CORROMPERE SOLO,OGNI QUALVOLTA GLI CAPITI L'OCCASIONE.
Ci sarebbero molte cose da dire, ma sopratutto fare ,OK un saluto a tutti, mai disperare,che è l'ultima a morire,la (speranza)noi comuni mortali non è che abbiamo molte alternative. Ciao ROSA a presto.
Ciao Dayton, mentre ti scrivo sta succedendo a Roma quel che non dovrebbe, rendendo inutile qualsiasi considerazione su queste mobilitazioni.
RispondiEliminaPerò hai ragione, si deve trovare il modo di rappresentarla questa nostra indignazione.
Evitando però l'assoluta stupidità della violenza che guasta qualsiasi cosa e che rende inutile qualsiasi rappresentazione.
Un abbraccio e buona serata ;)
Namastè